Quei diecimila italiani uccisi fra il 1943 e il 1945 sono il simbolo di un eccidio in tutto e per tutto paragonabile a una pulizia etnica. Ed è sacrosanto quanto ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe che ricorre oggi. “Una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono, per superficialità o per calcolo, il dovuto rilievo. Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante” ha sottolineato il Capo dello Stato secondo il quale “oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza”.

IL PENSIERO DI MUSUMECI

Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha rivolto un commosso pensiero alle vittime di questa strage di innocenti, assassinati per la sola colpa di essere italiani. “Dopo le iniziative con cui abbiamo rievocato la tragedia della Shoah – ha detto il governatore – ho voluto che la nostra comunità regionale e le sue istituzioni culturali celebrassero questa ‘Giornata’, opportunamente istituita dal Parlamento della Repubblica. Si tratta di una serie di eventi attraverso i quali la cultura e l’arte si mettono al servizio della verità e della memoria storica con una visuale indipendente che non è divisiva ma, al contrario, unificante e ispirata al valore comune della coesione nazionale”.

LA MOSTRA

La memoria delle foibe diventa testimonianza viva e concreta nella mostra, da oggi sino al 29 marzo, in programma al Museo Salinas di Palermo. Dopo aver partecipato, con un’esposizione di documenti antichi, al programma di eventi sulla Shoah e la cultura ebraica, in occasione del 25 gennaio, ‘Giorno della Memoria’, il Museo Salinas, diretto da Caterina Greco, continua questo viaggio tra gli anni feroci di metà secolo scorso: stavolta con “Foibe” dell’artista triestina Sharon Ritossa, curata da Helga Marsala, un progetto espositivo in una chiave tutta contemporanea. Le due mostre si connettono dunque nel segno della memoria e della custodia del sapere, contigue negli spazi oltre che negli spunti di partenza.

UNA VICENDA A LUNGO DIMENTICATA

Tra le sale del primo piano trova posto, con un inedito allestimento studiato ad hoc e una nuova produzione video, l’articolata ricerca dell’artista sulle Foibe, vicenda a lungo dimenticata, spesso negata o ideologizzata, non sufficientemente capita e restituita a una corretta dimensione storica e culturale. Il numero delle vittime – diverse migliaia – è tutt’ora incerto e difficilmente calcolabile, tra dispersi, cadaveri senza nome, resti rinvenuti e corpi perduti nell’oblio della storia.

“IL GESTO DI UNA STUDIOSA”

“Le foibe – spiega la curatrice della mostra Helga Marsala – non sono spunto di una contesa ideologica, né argomento di una narrazione retorica, facilmente emotiva, tra cronaca e romanzo. È piuttosto il gesto di una studiosa, condotto tra fotografia concettuale, ricerche d’archivio e riflessioni di natura estetica intorno allo sguardo, ai processi della visione, alla tensione tra visibile e invisibile, alla percezione del vuoto. Sempre indagando la natura del paesaggio e il ruolo del territorio nelle dinamiche socio-culturali”.

UCCISI PERCHE’ ITALIANI

Sharon Ritossa, triestina di origini istriane, classe 1987, sceglie di affrontare il tema dal punto di vista del paesaggio e dell’esplorazione geologica, indagando – attraverso l’obiettivo fotografico e con l’ausilio di un drone, secondo varie angolazioni prospettiche – 18 delle 33 foibe oggi documentate. Un approccio in qualche modo freddo, rivolto alla natura dell’aspro territorio carsico, che fu testimone muto di una strategia dell’orrore messa in atto dal regime comunista nei confronti degli oppositori: moltissimi italiani, fascisti e anche antifascisti ostili a Tito, e poi croati, sloveni, tedeschi. Gettati, vivi o morti, nelle fosse scavate per millenni dai corsi d’acqua sotterranei.

IL LIBRO

La Ritossa, dopo la laurea in Lettere e filosofia alla Sapienza di Roma, si è specializzata in Fotografia all’Isia di Urbino con una tesi sull’esodo giuliano-dalmata, ricerca compiuta in collaborazione con l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata. Da qui nasce il ciclo “Foibe”, racchiuso nel 2016 in un prezioso libro d’artista prodotto durante una residenza a Fabrica, il centro di ricerca per la comunicazione di Benetton group. I testi sono scritti in più lingue, in riferimento alla natura multietnica di quei territori e dello stesso sterminio consumatosi contro le popolazioni: oltre che inglese, italiano, croato, sloveno, tedesco.

TASSELLO DI UN ITER APERTO

La struttura del libro, concepito come una griglia di 18 pattern quadrati, corrispondenti al nucleo di foibe studiate, è il cuore dell’esposizione, spazializzato e proiettato nell’ambiente per mezzo di testi, elaborazioni grafiche, lightbox, stampe fotografiche o serigrafiche su diversi materiali, fino a un breve video ipnotico realizzato per l’occasione, nuovo tassello di un iter aperto e complesso.

L’INAUGURAZIONE

La mostra verrà inaugurata oggi pomeriggio alle 17, preceduta da un talk dal titolo “Foibe, l’eccidio invisibile. Indagini tra paesaggio e potere”. Introduce Caterina Greco, direttrice del Museo archeologico Salinas; intervengono: Sergio Alessandro, dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali, Helga Marsala, curatrice della mostra, Sharon Ritossa, artista e Ignazio Buttitta, docente universitario e antropologo.