Un negozio che vende solo dischi nel 2019 sembra una realtà antiquata e sostanzialmente lo rappresenta, vista l’evoluzione che nell’ultimo ventennio ha portato gli utenti ad ascoltare la musica attraverso sistemi e meccanismi che non hanno nulla a che fare con quell’oggetto che per molti anni ha primeggiato.

IL SIMBOLO DEL DISCO

Il disco per diverse generazioni è stato un simbolo, un oggetto di culto, da collezionare con cura, da osservare con emozione mentre girava sotto una puntina che permetteva di ascoltare quel magico suono. E la stessa fine di questo strumento hanno fatto i suoi rivenditori che sono stati costretti a mettersi da parte. A salvarsi, sotto alcuni aspetti, solo le grandi catene commerciali che non vivono di soli dischi venduti.

DISCOBUM dischi 1

Una di queste rivendite storiche della Palermo che fu, è Discobum, che ha iniziato la propria attività nel 1961 a piazza Busacca, vicino via Malaspina. Fondata da Giovanni Aiello, ha vissuto negli anni lo sviluppo storico di questo simbolo generazionale, iniziando a riempire le case di dischi di tante famiglie. A partire da quelle canzoni degli anni ’60 che ancora oggi inteneriscono per la loro purezza e che non tramontano mai.

DUE ANNI ALLA PENSIONE

E proprio in questa rivendita abbiamo incontrato la figlia del suo primo proprietario, Francesca, che aspetta ancora i prossimi due anni per andare in pensione. Ci racconta che di tutto quel patrimonio è rimasto quasi nulla, qualche rimanenza di cd rimasti ancora invenduti, e diversi di musica sinfonica per gli appassionati del genere. Tutto il resto è rimasto travolto dalla musica da scaricare da internet o da ascoltare su youtube.

GLI ULTIMI DINOSAURI

Eppure lei ha vissuto in prima persona soprattutto gli anni d’oro, quegli anni ’80, che hanno rappresentato il top per i dischi. Il negozio era sempre pieno, le novità all’ordine del giorno, la musica veniva riprodotta esclusivamente da quel magico oggetto. Addirittura i ragazzini che frequentavano la scuola nelle vicinanze, all’uscita assaltavano l’attività commerciale acquistando soprattutto i mitici 45 giri dove si immergevano con i loro sogni, dove si rispecchiavano nelle loro mete da conquistare, e dove potevano colorare di musica le giornate un po’ meno felici.

IL TEMPO CHE NON TORNA PIU’

Dalla musica da discoteca e quella dei cantautori italiani, il mondo musicale era racchiuso dentro tutti quei dischi.
Oggi ponendo l’attenzione su quella vecchia insegna, o quelle vetrine spoglie e sole cade un po’ di tristezza e viene un po’ la voglia di tornare indietro col tempo anche se il tempo non torna più. Sembra forse il titolo di una canzone, una di quelle che si poteva ascoltare solo con un disco.

Playlist: Il tempo che non torna più – Fiorella Mannoia