Le pagine stropicciate del Diario di Anna.

E’ uno di quei giorni che viene da pensare: ma davvero esiste uno stizzosissimo padreterno che asseconda con troppa facilità i suoi cangianti umori? Lei, quattro anni fa meno due giorni, mi aveva sciorinato per telefono il campionario della delicatezza in versione femminile, quello che insomma segna l’inizio della fine. All’altro capo del telefono c’era il me con flebo al braccio, digiuno da giorni 7. Nella branda accanto un greco-albanese sordo ma ormai privo di calcoli renali che con passione seguiva le vicende di un porno casereccio. Può nascere un amore con queste premesse? Il me aveva una visione diversa delle cose, il due di picche telefonico non l’aveva smontato, sognava piuttosto la sua bocca e i suoi occhi e qualcosa di più, tanto per non essere bugiardi. Ma di fronte al “tu meriti di più” (o qualcosa del genere) la cosa più dignitosa da fare era dissimulare la certezza del “non può finire qui”.

Quattro anni dopo il greco – albanese è diventato presenza fissa nel racconto di quel corteggiamento che due giorni dopo si trasformò in baci fiammanti. E noi sommiamo giorni e passione, perché Cupido a volte sarà un pò stronzo, ma se gli dai giuste indicazioni quella benedetta freccia sa dove recapitarla. Ora, dicevamo, di stizze e dispetti che arrivano dall’alto: ci sono momenti che non vanno sfiorati, neanche se sei il padreterno, perché l’amore non va disturbato. Mai. E oggi l’hai fatto. Epperò, soprassediamo, mio caro diario che questo è il giorno dedicato ai giorni felici e te ne voglio rivelare un munzieddu. La notte al mulino, di sguardi e promesse. E le note blues del mare, lamentoso, sensuale e complice. Il segreto di Custonaci, che non si è trattato soltanto di un bagno novembrino, ma di una prova generale di una sana incoscienza condivisa. Abbiamo riso molto e litigato dovunque, mangiato uova sode in un ristorante gourmet e pregato il dio dell’amore dove andava fatto. E oggi siamo in due, altro che gatto in tangenziale. E sempre in due saremo.