La ricetta per un siciliano perfetto? Cibo, sole e mare. Tre elementi radicati saldamente nell’anima che fatichiamo a mettere da parte. Chi nasce in Sicilia spesso è nomade, da sempre in cerca della sua collocazione nel mondo. Si viaggia per necessità, abbandonando ricordi immensi ed emozioni. L’italiano cerca fortuna a tutti i costi e intanto lascia per strada pezzi di se. E’ un sogno americano a metà, The American Dream con rimpianto, una favola in cui il piccolo Davide riesce ad abbattere il gigantesco Golia trovando una felicità parziale. Noi italiani, e soprattutto siciliani, però ci siamo riusciti. Abbiamo esportato un po’ di azzurro, o meglio di rosa e nero, in tutti i paesi del mappamondo. In America, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, si sono affacciate una moltitudine di comunità. Famiglie intere riunite in veri e propri clan, ognuno legato all’altro dal senso di appartenenza o da un legame di parentela indissolubile. Da oggi percorreremo insieme una strada che ci porterà nelle più grandi colonie siciliane degli US. Cominciamo dalla California.

MONTEREY

Tra le storie di immigrazione siciliana, quella di Monterey, in California, è particolarmente affascinante. Un gruppo di pescatori arrivato più di cento anni fa dalla Sicilia con a capo Pietro Ferrante, esperto cacciatore di sardine, ha trasformato l’economia locale introducendo la lampara, una barca siciliana adatta alla pesca. Ferrante con la sua invenzione e un gruppo di compaesani al seguito ha decisamente migliorato la qualità del posto. I siciliani hanno anche contribuito alla creazione della storica Cannery Row. Senza mai dimenticare tradizioni, cultura e dialetto grazie alle molte generazioni venute dopo che hanno mantenuto un legame con la Sicilia. A Monterey quindi si parla anche siciliano. Le feste religiose vengono osservate con scrupolo e la comunità è così unita che è difficile farne parte se non sei di origine italiana. Ad esempio, dal 1930 si celebra regolarmente la festa di Santa Rosalia.

SAN FRANCISCO-BERNAL HEIGHTSComunitàsiciliane Bernal Heights

Qui risiedono un gran numero di siciliani. Lo possiamo capire anche dai cognomi dal sapore siculo che circolano per la città, come: Fiorito, Cancilla, Campagna, Sunseri, Battaglia, Teresi, Novello e Tomasello. Si erge ancora sul posto la Chiesa Cristiana dell’Immacolata Concezione che continua la tradizione religiosa della comunità. Nonostante il numero degli italiani sia stato oscurato nel tempo da quello dei molti latini, che hanno colonizzato la zona e aperto una moltitudine di locali, è ancora possibile trovare alcuni meravigliosi ristoranti storici made in south-Italy come Valentina Ristorante, Caffe Cozzolino, Emmy’s Spaghetti Shack e Marzano.

IL PERSONAGGIO

Sulla costa occidentale, nel sud della California, un primo missionario di nome padre Saverio Saetta (un gesuita) fu coinvolto nei primi tentativi di convertire i nativi americani nel cristianesimo. Morì nel 1695. L’immigrazione siciliana rimase relativamente lenta fino alla seconda parte del diciannovesimo secolo. Tuttavia, diversi immigrati siciliani si sono distinti nei decenni precedenti. Durante la guerra civile, Enrico Fardell fu nominato colonnello nell’esercito dell’Unione e fu rapidamente promosso a generale di brigata per servizi distinti. Padre Venuta, ex professore dell’Università di Palermo, ha costruito la Chiesa di San Giuseppe e diversi edifici scolastici nel poco dopo la Guerra Civile.

MEATBALLS AND PASTA

Già a fine anni 80, la gastronomia Italiana in generale era ben sviluppata. E il merito era proprio proprio di alcuni ristoratori e chef Italiani che hanno cominciato la food revolution californiana. Ma non è stato facile. Inizialmente trovare ingredienti e materie prime era un grosso problema. Non c’era il basilico (che per un siciliano è aria) e bisognava fare viaggi assurdi per ritirare i prosciutti. Oggigiorno, invece, si trovano più prodotti Italiani ricercati a Los Angeles che in Italia. Non sto scherzando. Ne è prova il miele di Galati Mamertino: lo trovi in uno dei negozi di nicchia migliori della California (se non del West Coast) che è il Cheese Store a Beverly Hills.

playlist: The Mamas & the Papas

di Alessandro Geraci