Una ricreazione allargata. Migliore definizione non poteva trovare Mario Basile, una delle anime di questa serata che riunisce un’intera generazione di reduci del liceo classico Garibaldi di Palermo. Forse anche più d’una, a ben pensarci, perché se la discriminante per trovarsi a Villa Airoldi è aver frequentato la scuola nel periodo 1974/1983, è sufficiente aver risposto presente ad uno degli anni agli estremi per vedere moltiplicato per due il decennio di riferimento.

FACEBOOK E IL CAZZEGGIO

Tutto è nato diversi mesi fa grazie all’iniziativa di Giovanni Lima, oggi avvocato, ieri sciupafemmine prima e durante il suono della campanella. La prima mossa è stata quella di creare un gruppo su Facebook a cui inizialmente hanno aderito prevalentemente le anime nostalgiche. Ma l’avvocato, che ovviamente aveva una sua strategia, ha cominciato a fare l’appello, chiamando a raccolta garibaldini in grado di creare aggregazione e di gettare le basi per questa reunion. E così sulla nave nocchiera sono saliti, uno dietro l’altro, Mario Basile, Marcello Infattellina e Paola Punzo. Obiettivo dichiarato: ricreare il cazzeggio dal vivo dopo il rodaggio virtual sui social.

Garibaldi reunion
Foto di Tato Grasso

LA GRANDE FESTA

Inutile negarlo, su Facebook ci siamo divertiti anche quando eravamo in pochi, ma dopo l’ideona della festa si è aggregato un numero che sfiora quello dei fazzoletti rossi sbarcati a Marsala. E da qui in poi il racconto è in prima persona, fanculo il mestiere, parliamo di sentimenti. Perché ciò che lega ciascuno di noi alla scuola di via Canonico Rotolo ha talmente tante sfumature personali da rendere banale qualsiasi sforzo di raccontare quegli anni in maniera oggettiva.

IL SOGNO DELLA RIVOLUZIONE

A 18 anni siamo tutti giovani e belli, ma in quel budello, credetemi, si respirava un’aria diversa, come se la Storia, quella con la esse maiuscola, dovesse passare da lì da un momento all’altro. Molti di noi sognavano la rivoluzione, altri si accontentavano della ricreazione e di scansare l’interrogazione di matematica. Che poi chissà perché, ma tutti al Garibaldi li mandavano quelli che i numeri erano la loro vita e giocavano a fare i fenomeni davanti ad una platea di somarelli?

FIGLI DEI FIORI E ANNI DI PIOMBO

Il mio prof si chiamava Notaro, trovammo presto un certo equilibrio: lui non ci interrogava, noi gli chiedevamo di finanziare il nostro gruppo teatrale. Cosa che invece facevano, tipo rata Findomestic, Lilly La Monaca, Mariella Sorce, Armida Scerrino e Donatella Rindone, lo straordinario gruppo di insegnanti che ci ha accompagnato in un quinquiennio obiettivamente complicato. Noi sentivamo ancora il profumo dei figli dei fiori, ma avvertivamo anche il rumore metallico degli anni di piombo. Di quegli anni al Garibaldi ricordo la classe con i banchi a ferro di cavallo, la nostra piccola ribellione. E poi veniva meglio per i compiti in classe, rigorosamente di gruppo. E tanti episodi, se vuoi marginali, ma che compongono il puzzle della memoria che è fatto prevalentemente di minchiate, perché le cose importanti le immagazzina sua maestà il cuore.

Foto di Tato Grasso

LA MIA RICREAZIONE

Le strofe di Papà è Natale, struggente canzone napoletana, eseguita con maestria e trasporto da Ignazio Cusimano dalla finestra del secondo piano 5 minuti prima della ricreazione; il pollaio di Comito dove qualche nostra compagna trascorse prigioniera diverse ore di educazione fisica; la tecnica per comprare il pane e panelle senza fare code infinite; la brioche di cannella che sostituiva da aprile le panelle di cui sopra; la sigaretta fumata nei corridoi sfuggendo alla rottura di balle della campagna antifumo di Renato Campagna (nomen omen); il milkana oro, attentato a suon di boffe, inventato un pomeriggio a casa di Nico Chinnici e che creò più d’una rissa nei vari piani; il torneo di calcio,  solo negli anni ’80 fu battezzato Coppa Maschioni,  che a miei tempi si giocava al Malvagno, 11 contro 11 e che vinsi con una squadra che più forte non si poteva (La Valva, Guccione, Campagna, Brugnone, Gallo, Francese; Spedale, Bozzi, Romano, Scuderi, Spinnato);

GLI AMORINI E GLI AMORAZZI

Il meraviglioso murales di Emilio Laguardia per l’occupazione del 1976; e ancora Priola e Costa, Cannici e Bentivegna, Pintacuda, Lo Curto e Gambino, incontri che hanno generato pensieri e risate; il muretto davanti all’ingresso con Dario e Nadia Gattuso, Maurizio Morello, Grazia Manunte; Cub, Collettivo politico e la Rivolta di Julo Cosentino; il gruppo teatrale e i sabato pomeriggio a provare nel teatrino del box di casa Carella; gli amorini e gli amorazzi, di cui non farò i nomi neanche sotto tortura; e gli stordimenti di un periodo in cui era vietato vietare e che è meglio non approfondire perché ci leggono anche i figli (a proposito, mia figlia garibaldina nella mia stessa sezione, la I).

QUELL’ARIA UN PO’ SNOB

Questa è una mia piccola dispensa che potrei arricchire per pagine e pagine. Come ciascuno di noi, garibaldini di ogni età, perché le epoche saranno diverse, ma una certa aria era la stessa. E in fondo anche l’appartenenza era la stessa, figli di quella borghesia a cui sembravano destinati i sogni migliori. Nella geografia dei licei palermitani, il Garibaldi faceva corsa a sé, anche se il Meli era al di là del Giardino Inglese e il Cannizzaro a 500 metri. Non era questione di luoghi, piuttosto di humus. Si, c’erano anche il Galilei e L’Umberto, ma niente a che fare con l’allure del Garibaldi. Forse un pò snob il popolo garibaldino, ma che volete è il peso della storia. Ovviamente si scherza, seppure un certo carattere identitario è possibile ricavarlo, anche nelle generazioni successive agli anni ’60 e ’70, quelle che maggiormente hanno lasciato il marchio.

garibaldi 2

LA FESTA

Il desiderio di rievocare e di rivedersi – forse anche dentro, almeno mi illudo sia così – ha sancito il successo del gruppo Facebook che ha generato la festa di Villa Airoldi. La galleria fotografica di ciascuno è diventata patrimonio di tutti, anche grazie alle foto di Aldo Belvedere, Mario Macaluso e di tanti altri che hanno aperto archivi e cassetti. Non sono mancate le incomprensioni e qualche polemica, lo spirito di facebook è quello che è, con la possibilità di reazione immediata che vanifica talvolta ogni cautela. E poi i 15 minuti di celebrità non si negano a nessuno.

GARIBALDI: LA REUNION

Oggi ci vedremo, in tanti neanche ci conosciamo e magari sarà difficile riconoscere chi ha vissuto 5 anni a fianco del tuo universo. Ne sono certo, prevarrà il cazzeggio, sentimentale oppure goliardico, perché una cosa che abbiamo conquistato negli anni è il sacrosanto diritto a non prendersi troppo sul serio. Ritagliarsi attimi di godimento non è reato, sembra uno slogan proprio di quegli anni. L’importante è farlo con la consapevolezza che l’esistenza non ha un solo colore. Per questo abbraccio Mario e Giovanni, Paola e Marcello per il regalo che ci hanno fatto, si divideranno in parti uguali la mia riconoscenza e quella dei garibaldini, nella notte del 24.

A MICROFONI SPENTI

A microfoni spentiMi piacerebbe passeggiare con Totò Rizzo e aggredire con il suo disincanto l’estetica maligna di questa serata (perché ci sarà). E so che non sarà possibile, porca zozza. Vorrei passare 10 minuti con Antonio Aiosa che non conosco, ma è stata una delle più belle sorprese del gruppo fb. E poi fare il gioco della verità con quelle persone con cui magari c’è ancora un conto aperto. E non parlo d’amore. Perché stasera io sarò con la mia garibaldina e non potevo chiedere di meglio.

Playlist: Volunteers – Remastered di Jefferson Airplane