Il destino è quel concetto astratto che riesce a dare un significato apparente a quell’unico evento che ti segna l’esistenza. Per gli agnostici ha la stessa portata di dio. Crederci è la maniera più sbrigativa per non fare i conti con ciò che sfugge alla ragione. Una porta girevole che si blocca e ti indirizza nella direzione fatale, questo è il destino. Il mio destino nella sua carta d’identità ha una data di nascita. Anno 1977.

LA MATURITA’ E LA SCOPERTA DELL’ORGASMO

E’ l’anno degli esami di maturità e della maturità in senso più complessivo, della prima firma sotto ad un articolo di un giornale, della consapevolezza che una fase della vita era chiusa per sempre e se ne stava aprendo un’altra ancora più zeppa di incognite. L’anno della scoperta che l’orgasmo ha un’origine mentale e che il gioco di seduzione è più eccitante della conquista stessa, che più di Marylin mi turbava la sua gemella bruna e per questo mi sentivo orgogliosamente diverso. L’anno in cui furono scritte le regole costituzionali del mio essere adulto, al di là dell’età e delle convenzioni. Molte di esse sono sopravvissute per oltre quarant’anni prima di essere spazzate da un ciclone, ovviamente biondo, perché il destino si diverte a sottolineare quanto possiamo essere stupidi, facendo cadere uno dopo l’altro ogni più insensato pregiudizio.

ELVIS, MARIA, CHARLIE: E’ STATO UN VERO PIACERE

Mi piacerebbe che l’agenda di Alessandra, che riportava la cronaca minimal di tutti i giorni di quell’anno, potesse annotare che proprio nel primo quadrimestre del 1977 la mia storia ha cambiato volto. E io ancora non lo sapevo. E se quell’agenda esistesse ancora meriterebbe di essere liberata dalla polvere e dal peso dei ricordi per questa fondamentale postilla. Del resto il 1977 è stato un anno mica da ridere, tante porte si sono aperte e tante se ne sono chiuse per sempre. Elvis Presley e Maria Callas, a distanza di un mese uno dall’altra, hanno spento il volume della loro immensa voce. E ditemi se questo non è un pessimo scherzo del destino, sottrarci in 30 giorni le espressioni più rivoluzionarie del rock e dell’opera, esistenze tormentate che hanno utilizzato la platea per ammortizzare il loro male di vivere, mai rassegnate alla mediocrità, padroni sino alla fine del loro personaggio anche quando, all’inizio del conto alla rovescia, hanno ritenuto addirittura superfluo il loro immenso talento. Con loro si è congedato anche Charlie Chaplin, di genio pari all’ego, altro ineguagliabile mito del ‘900, creatore di risate grasse e malinconiche riflessioni. Il silenzio più espressivo della storia dell’uomo. Senza retorica: il cinema e la musica sono ancora a lutto e noi tutti continuiamo a versare lacrime.

SANREMO A COLORI E LA FINE DI CAROSELLO

Poi c’è tanto altro. Come, ad esempio, la premiere di Guerre Stellari, film che mi vanto di non avere mai visto e capostipite di un genere che ha sbancato il botteghino, oppure il debutto del primo computer Apple, la cui portata epocale sarà più chiara all’alba del nuovo millennio. Ci sarebbe anche il primo vagito di Checco Zalone, ma senza offesa per il comico pugliese, credo di non essere il solo da queste parti a preferire una sottolineatura per la nascita di Luca Toni. Non si offendano Corini o Zauli, ma è stato grazie al bomber dalla mano all’orecchio che il Palermo è tornato in serie A dopo più di un trentennio ed è arrivato per la prima volta in Uefa.  Qualche mese dopo la Rai cominciava finalmente a trasmettere a colori. Fece scalpore il primo Festival di Sanremo in formato Pal, nonostante la dimenticabilissima canzone regina: Bella da morire degli Homo Sapiens. E invece fece scandalo il Mistero Buffo di Dario Fo contro cui si scagliarono la Chiesa e la Democrazia Cristiana. Nel 1977 cominciò a circolare il nome di Silvio Berlusconi, nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente Giovanni Leone, Enzo Tortora fece record di ascolti con Portobello in quella stagione di tv sperimentale che vide anche l’esordio di Beppe Grillo in Videobox. Ma la Rai, allora ancora monopolista a livello nazionale, ci tolse Carosello, il più straordinario contenitore pubblicitario di tutti i tempi per creatività e capacità di entrare nelle case e nelle menti degli italiani.

TI AMO E SO ANCHE PERCHE’

Esplodeva il fenomeno della Febbre del sabato sera, non solo un film ma il manifesto di un ritorno della disco music e di uno stile di vita lontano dai rigidi schemi del decennio. Più frivolezza e meno impegno, il prologo ideale degli anni ’80. Però ci siamo anche deliziati con Io e Annie e New York, New York. Consigli postumi: I Duellanti e Bianca&Bernie, due chicche per grandi e piccini. Finale in musica. La sigla della mia R6 verde oliva era Psicho Killer dei Talking Heads, la seducente litania del fafafa fafafafa fa e run run run run run away e solo chi la conosce può comprendere. L’alternativa era The passenger di Iggy Pop, parentesi introduttiva di quello che da lì a poco sarebbe stato il punk. Il siciliano con più presenze nella hit parade fu Umberto Balsamo con Angelo Azzurro e ho detto tutto, Stayin’alive fece strage, eppure non fu il 45 giri più gettonato in Italia. Lucio Battisti sfornò il suo solito capolavoro (Amarsi un po’), irruppe nella scena cantautorale Pino Daniele (Napule è, una delle sue più belle di sempre). I più romantici si strusciavano languidi con Just the way you are, ma udite udite, chi sbancò le classifiche quell’anno fu Umberto Tozzi con Ti Amo. E qui si chiude il cerchio perché, se il destino è il tuo dio, l’anno da incorniciare è sempre quello che richiama con certezza le parole ti amo. Ti amo 1977 e finalmente so anche perché. Io ho fatto outing. E non per nostalgia degli anni del furore. Potere di Tozzi.