Capita a volte di andare dal barbiere e trovare seduti sulla sua sedia uomini pressoché pelati. A prima acchito ti domandi “perché?”, basterebbe infatti un po’ di schiuma e una lametta, così come si fa per la barba, per risparmiare tempo e denaro. Ma il fascino intramontabile del salone e della poltrona del barbiere supera anche l’assenza di pelo. Attimi di coccole e relax, chiacchierate infinite e accalorate che toccano argomenti di qualsiasi genere. E da quella poltrona non vorresti alzarti mai. L’architetto e fotografo palermitano Angelo Macaluso era talmente affezionato alla poltrona del barbiere Giustino, che quest’ultimo, una volta andato in pensione, ha pensato bene di regalargliela.

MUSEO VINTAGE

Lo studio dell’architetto è un vero e proprio museo del vintage, entrando si resta incantati ammirando oggetti come jukebox, antichi telefoni, macchine da cucire, racchette da tennis di legno, radio risalenti ai primi del ‘900… E poi c’è lei, quella sfavillante sedia di ferro e pelle che, con fatica, due uomini forzuti hanno portato tempo fa fino all’ammezzato. In verità Giustino aveva poltrona del barbiereprovato a venderla, ma senza successo. Poi si è ricordato di quell’architetto che collezionava oggetti antichi e gliel’ha fatta trovare dietro la porta.

LA PROCESSIONE PER LA FOTO

Nasce così l’ispirazione di Macaluso che da quel giorno su quella sedia, posizionata nel suo studio accanto ad una finestra da cui entra tanta luce, fa sedere i suoi amici e li fotografa. Basta una pagina facebook su cui inserire gli scatti e il gioco è fatto: una vera e propria processione di gente che vuole farsi immortalare su quella poltrona. Tanta gente comune, non per forza vip, tanti professionisti, come ingegneri, avvocati, musicisti, giornalisti, commercianti, ma anche sportivi e perfino il barbiere Giustino che spesso va nello studio dell’architetto per tagliargli i capelli; tutti imprigionati nell’obiettivo di Macaluso su quella sedia, liberi e naturali, in un puro e semplice attimo di relax:

UN PO’ DI EGOCENTRISMO

“Si seggono e mentre scambiano quattro parole con me, li fotografo – racconta l’architetto – a volte buona la prima, altre volte servono 20-30 scatti perché magari all’inizio c’è un po’ di imbarazzo, ma poi quasi sempre viene fuori qualcosa. A spingerli è principalmente l’amicizia che hanno con me, è una cosa allegra, spiritosa. Ma se grattiamo bene in fondo – spiega – ci sono di certo un minimo di egocentrismo e un po’ di esibizionismo. Di solito ci facciamo grasse risate, difficile che qualcuno se ne vada senza la soddisfazione di essersi rivisto.

IDEA ORIGINALE

Le foto sono quasi sempre in bianco e nero di base con una parte a colori, vengono modificate solo nel taglio e nella dimensione. Si tratta di un’idea originale, perlomeno se parliamo di foto fatte sulla sedia di un barbiere. Ho visto qualcosa di simile solo per quanto riguarda ritratti di pittura”.

LA PAGINA FACEBOOK E LA MOSTRA

Le foto vengono poi pubblicate su una pagina, “I ritratti sulla sedia di Giustino”, l’obiettivo è quello di allestire una mostra con 99 scatti, perché “100 è banale”. In realtà le foto sono già più di cento: “farò una selezione, non per qualità – specifica Macaluso – ma per sensazione allo sguardo. Quelle che mi emozionano di più”. Ma a giudicare dalla bellezza degli scatti, impreziositi dalla sedia di Giustino (anch’egli presente nella collezione di Macaluso con due forbici in mano) sarà impresa ardua fermarsi a 99.