La sua è stata una vita dura e complicata. Giuseppa Bolognara Calcagno, detta Peppa La Cannoniera, nasce a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1826. Della protagonista siciliana sappiamo poco e in maniera frammentata. Abbandonata in fasce dai genitori naturali, trascorse l’intera infanzia in un orfanotrofio di Catania prendendo il cognome proprio dalla donna che l’aveva allevata e, crescendo, divenne serva di un oste catanese. Sembra la fine, ma è solo l’inizio di una storia affascinante.
UN AMORE COMPLICATO
Mal vista dalla società dei tempi a causa del suo focoso amore per un uomo molto più giovane di lei, cosa impensabile in quegli anni, Peppa agli occhi della popolazione veniva etichettata come meretrice. Il giovane innamorato si chiamava Vanni, uomo di umili origini, stalliere di professione. E si dice che sia stato proprio il ragazzo a coinvolgere Giuseppa nei moti rivoluzionari per l’Unità d’Italia, avvenuti nel 1860. Il 31 maggio di quell’anno infatti ebbe luogo un’insurrezione anti borbonica nella città di Catania e gli insorti, guidati dal colonnello Giuseppe Poulet, resistettero all’attacco delle truppe napoletane.
IL CANNONE…
In quell’occasione, Peppa, durante gli scontri, non soltanto scese in prima linea, ma prese una fondamentale e coraggiosa iniziativa che cambiò l’esito della lotta. Chiuse la porta del Palazzo Tornabene, vi si barricò dentro insieme ad alcuni rivoluzionari e si impadronì di un cannone incustodito con l’aiuto di una fune e di altri patrioti, Sparse polvere da sparo sulla bocca del cannone e le diede fuoco, fingendo che l’arma avesse fatto cilecca. Quando i guerrieri borbonici si lanciarono all’attacco sicuri che il cannone non sparasse più, Peppa elaborò un piano strategico degno del più famoso Ulisse. Rimase immobile fino all’ultimo minuto, dando prova del suo meraviglioso coraggio, pronta a far fuoco, ma stavolta veramente. E l’esercito borbonico venne colpito in pieno. Un momento di coraggio immortalato anche da Giuseppe Sciuti in una sua nota tela conservata nel Museo del Risorgimento di Catania.
…LA TRAGEDIA
Una storia di temerarietà che però muta in tragedia shakespeariana: Vanni infatti non riuscì a sopravvivere alla battaglia e Peppa fuggì dal luogo degli scontri con il dolore nel cuore, ma portando in salvo il cannone simbolo della forza di volontà fino a Mascalucia, sede del quartier generale dei rivoluzionari favorevoli alla formazione dell’Italia.
UNA GUERRIERA
Giuseppa Bolognara Calcagno anche dopo il ritiro delle truppe napoletane rimase con i rivoluzionari in qualità di vivandiera fino alla battaglia di Siracusa: quando venne il momento di espugnare la città, infatti, decise di partecipare, ma togliendosi gli abiti femminili, a favore di quelli maschili, per non rimetterli mai più. Non indossò più gonne o corpetti, tolse anche l’abito della brava ragazza. Si racconta che in quel periodo passasse il tempo a fumare e bere. Infine finite le insurrezioni e compiuta l’unità nazionale fu decorata con la medaglia d’argento al valore militare. Si hanno notizie di lei a Catania fino al 1876. Poi le pagine di storia diventano bianche.
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