Chi come me ha superato la cinquantina, ha circa metà dei suoi ricordi in bianco e nero. Come le foto, alla rinfusa nel borsone di pelle stropicciata. Di cartoncino ingiallito e smerlate ai bordi, con dentro gente con sguardi seri, pose composte e il vestito buono. Come fossero di un’eternità fa. Si fatica a pensarli nonni, bisnonni e trisavoli, in altre vite affaccendati e, soprattutto, storia delle nostre storie.  O come la Tv delle nostre prime volte, scatoloni ingombranti e magiche con dentro Zorro e Furia cavallo del West.

I RICORDI

A quanti mal di pancia abbiamo fatto ricorso, nelle mattine di giugno, durante la Fiera del Mediterraneo per stare a casa e vedere i film della Rai? E poi i ricordi di colori sfocati, quelli tenui e giallognoli dei lampioni, a illuminare strade vuote, deserte all’imbrunire, perché tutti si stava a casa la sera. O quella tremula della candela attorno alla quale ci rannicchiavamo, ogni qual volta, spesso a dire il vero, la corrente elettrica saltava per un po’ di vento o un temporale. La casa era buia e silenziosa e ai grandi chiedevamo terrificanti storie di fantasmi. La sera poi si dormiva tutti nel lettone, perché avevamo troppa paura.

IL SAPORE DELLE TRADIZIONI

Era il tempo delle tradizioni e ogni tradizione aveva il suo piatto e i suoi odori e i suoi sapori.  Ricordo ancora il profumo di latte bruciato sul pentolino la mattina, e il sapore del pane che ci inzuppavo, sognando i biscotti. E le tradizioni cominciavano a settembre. Sentite anche voi il profumo della carta nuova dei quaderni, dei libri e delle matite? Sentite il profumo del panino con la frittata dentro il panierino? E mentre una tenue e leggera pioggerellina di ottobre vi frizza sulla pelle, silenziosa e senza bagnarvi, sentite il profumo delle caldarroste? Lo vedete il fumo bianco salire su in fondo alla strada?

I MORTI

La sera poi c’erano le patate bollite nel coppo di cartoncino scuro foderato di carta oliata. Ma se ne vedono ancora in giro? E poi giungevano “i morti”, i piatti addobbati con tanta frutta, secca e di martorana e al centro la pupa di zucchero. Esisteva anche allora il diabete? E poi il pane cunsato la mattina del 2, una dose abbondante di olio e sarde salate a condire pagnotte caldissime ritirate al forno all’alba. La processione verso il cimitero a salutare i morti, l’odore stagnante dell’acqua e dei fiori del mercato di fronte e nei vasi, davanti le tombe. Ma la parte più bella era la ricerca dei giocattoli la sera, sapientemente nascosti, sotto il letto, dietro la tenda, nell’armadio…”lo trovo prima io!” Ma si cercano solo dopo la mezzanotte “se no poi i morti vengono a pizzicarti i piedi!”

IL PRANZO DELLA DOMENICA

I ricordi di ogni domenica: il vestito buono, la messa e il pranzo dalla nonna, tutti insieme, ragù di salsiccia, o pasta al forno carne e dolci, cose da mangiare solo per le feste.  A dicembre le arancine e la cuccia per Santa Lucia, e per l’immacolata, la vigilia, il 25 e Santo Stefano, festa, sempre tutti insieme a mangiare tutto il giorno! Menù discussi e litigati mesi prima, la tombola e il profumo delle bucce d’arancia tagliuzzate per coprire i numeri estratti. I ricordi del mercante in fiera, anni dopo, in tempi più moderni. Poi il presepe, i regali e da un certo punto in poi l’estrazione dei premi appesi all’albero.

LA VAMPA

Carnevale portava abiti nuovi da cucire, e frittelle e chiacchiere da mangiucchiare tutto il giorno. E poi il 19 Marzo San Giuseppe. Ricordo ancora la stretta di mano delicata e vigorosa al tempo stesso della nonna, le mani dure, nodose di chi aveva lavorato tanto e tutta una vita. Mi accompagnava la sera prima a vedere la “vampata” vecchi mobili e legna accatastate in un’enorme montagna cui si dava fuoco in spiaggia. E L’indomani il pellegrinaggio casa per casa, le porte aperte, lunghissime e coloratissime tavole imbandite, dove potevi entrare liberamente e prendere quello che volevi, d’obbligo le pagnotte calde e fragranti con i semi di finocchio, la pasta con le sarde, il riso con i fagioli, le castagne secche e la cannella. Che odori, che bontà.

LA PRIMAVERA

La primavera portava tutta una serie di feste rionali di patroni, santi e madonne. Le luminarie per strade, le bancarelle con dolciumi di tutti i tipi, le processioni ed improbabili concerti allestiti nella piazza principale e poi le varie scampagnate. Pasta al forno, melanzane fritte, frittate varie, carne di crastro, sasizza e cacoccioli…teglie, coperchio d’alluminio e “mappina” rigorosamente a quadroni bianca e rossa legata sù due volte, due angoli alla volta! Aprire il bagaglio era una gioia dei sensi, i profumi si insinuavano nell’abitacolo lungo tutto il tragitto per giungere “in campagna” in genere posti improbabili e sperduti nell’entroterra siciliano…e poi le amache, i tamburelli, la corda per saltare, le sedioline e il tavolo pieghievoli , i plaid per stendersi e naturalmente l’occorrente per una buona brace.

LUGLIO COL BENE CHE TI VOGLIO

Ancora ricordi. Luglio e la santuzza portavano giorni e giorni di preparazione per i babbaluci, da pulire, far mangiare e spurgare, da condire con tanto olio, tanto aglio e prezzemolo e poi viveri come se non ci fosse un domani, in spiaggia, la sera , a vedere i giochi di fuoco. L’estate ci portava al mare con un portabagagli leggermente modificato, palla salvagenti e lettini invece di amache e tamburelli, e pasta al forno, melenzane e muluni potevano essere sufficienti per il pranzo e la merenda. Anche qui lunghissimi tragitti per raggiungere spiagge isolate e rientro all’imbrunire.

TANNU

E si rivede di nuovo settembre all’orizzonte.  E in questo mese che, come ogni anno mi porta prepotente avanti nel tempo, mi sovviene alla mente un nostalgico e bellissimo passato. Amarcord, in siciliano “tannu” può andare bene?

Playlist: Memory – Barbra Streisand