IN-A-GADDA-DA-VIDA degli Iron Butterfly. Ecco il pezzo che ha cambiato la mia vita, che di colpo è passata dalle banali note di Sanremo alla pienezza di una musica che scava profondamente nella nostra intima identità, nei nostri desideri, nelle nostre aspirazioni.

UN BRANO IRRIPETIBILE

Volare, godere, soffrire, capire. L’espansione delle percezioni, anche senza ulteriori additivi chimici. Un brano irripetibile, che ho ascoltato, undicenne, un numero infinito di volte, nel buio della mia stanza, nel corso di serate solitarie, calde e soffocanti di un’estate di tanti, tantissimi anni fa, riconoscendone ogni passaggio, imparandone a memoria ogni vibrazione.

RIFF E ASSOLI

Dal riff iniziale immediatamente riconoscibile come un marchio di fabbrica alle contorsioni psichedeliche della chitarra distorta di Eric Brann, dall’interminabile assolo della batteria di Ron Bushy al canto liturgico dell’organo di Doug Ingle che si eleva a mo’ di preghiera profana, dal basso instancabile di Lee Dorman al finale pirotecnico.

ETERNA RICONOSCENZA

Un vero compendio della musica rock degli anni ’60. Gli Iron Butterfly, toccato il vertice con In a gadda da vida , non furono in grado di ripetersi. Ed è rimasto un monumento musicale ancora attuale, vivo. Ed io gli devo eterna riconoscenza. Senza, sarei stato più povero, più arido, più sciocco.

Playlist: In a gadda da vida – Iron Butterfly