Viviamo una nuova quotidianità. Per molti incomprensibile, per altri accolta con rassegnazione e condotta con inerzia, per altri distruttiva, per molti ancora tragica. È una nuova vita, una vita che, a causa di una presenza invisibile e mortifera, ci costringe a cambiare tutto. È una realtà straziante, in cui i figli, per imprudenza, noncuranza, o semplicemente per sfortuna, uccidono i genitori o i fratelli, i nipoti uccidono i nonni o gli zii. È un quotidiano difficile, da cui affiorano tutte le problematiche connesse al nostro “stare insieme”, le difficoltà connaturate a una società materialista, piena di fratture e spesso incapace di rifuggire da egoismi o di provare compassione.

UNA NUOVA ESISTENZA

Una nuova esistenza dilaniata dai contrasti: una realtà scandita dalla paura – invero spesso flebile e traballante – di ammalarci e di contagiare i nostri cari; dalla travolgente e gioiosa voglia di vivere, di incontrare amici, di viaggiare, di divertirsi, di guardare un tramonto. Dalla ineludibile cura dei nostri percorsi professionali con ogni strumento; da una insopportabile asfissia giornaliera, conseguenza dell’assenza di socialità, dalla indispensabile e costante visione di schermi tecnologici, colorati, parlanti.
«Quando finirà tutto questo?».
Una settimana ha una durata infinita. Non esistono pause: in un attimo si ricomincia. «È già lunedì!». Un inarrestabile vortice dove il tempo è vuoto e scorre il doppio più veloce, dove è necessario e più complesso mantenere l’equilibrio tra la vita e il denaro, tra le forze e la fatica, tra l’entusiasmo e la prostrazione, tra la speranza e la rassegnazione, tra il buio e la luce.

NOTTE CHE NON PASSA

Dobbiamo presto realizzare che questa notte non passerà in fretta. Che la nuova difficile realtà in cui viviamo non sarà un brutto incubo da cui entro qualche settimana o qualche mese ci sveglieremo. Abbiamo davanti un lungo e tortuoso percorso da cui usciremo certamente diversi: senza qualcuno di caro, con qualche possibilità in meno, con qualche opportunità perduta, con qualche anno in più. Dobbiamo presto realizzare che non agevolmente riusciremo a liberarci da questo nostro nuovo status di “macchine bardate e senzienti”: uomini e donne soffocati e protetti da mascherine, uomini e donne costretti ad annullare la propria esistenza, costretti a occuparsi spasmodicamente, con più preoccupazioni di prima, del loro futuro, della loro sopravvivenza, del loro lavoro. Questo siamo.

IL SENSO DI CRISI

«È tutto perduto? La rassegnazione, l’attesa, è ciò che rimane?»
Mai come oggi, dalla fine della guerra e dalla sua conseguente crisi economica, il senso di “crisi” viene percepito nella sua più profonda accezione negativa. Tutto è decadente, instabile, tutto ciò che ci circonda si accompagna ad una irrefrenabile sensazione di disgusto, di malessere.
«Cosa fare?»
In questo tempo così complesso è più che mai necessario rispondere compatti, agire da comunità.
Solo così la decadenza può essere, al contrario, presupposto per giungere a un autentico cambiamento. Trasformare questo comune senso di crisi nel suo significato, nel suo valore più alto.

Quello di giudizio, ponderazione, scelta, volendo rifarci alla sua antica etimologia – dal greco krìsis. Un momento di difficoltà, di instabilità che, quindi, diventa un’occasione di riflessione, di meditazione. È da questo che è necessario partire, da una individuale e comune riflessione per cercare di curare questa nostra società. Una società in cui i giovani soffrono di claustrofobia, non riescono a respirare, dove gli anziani sono abbandonati al loro destino; questa “società della forza”, dominio di chi fa la “voce grossa” o mostra “i muscoli”, in cui non c’è spazio per la semplicità, in cui chi è umile o mite è visto come «debole»; questa società plutocratica, in cui chi ha di più trionfa sempre e chi ha di meno è condannato alla sua primordiale “sfortuna”. In tal modo potremo trasformare questo momento di stallo, di difficoltà, in un’opportunità di autentico cambiamento, così da rendere la decadenza il principio di un miglioramento, di una rinascita.

NECESSARIO AGIRE

Ma ragionare e attendere non basta. È necessario agire. Porgere ogni giorno il nostro sguardo verso chi è più in difficoltà di noi, verso chi è meno fortunato, chi è invisibile o abita le periferie della nostra società; porgere le nostre orecchie verso chi grida e non si sente, ponendoci in ascolto, cogliendo, interpretando e comprendendo il messaggio di chi ci parla o vuole parlarci, e non limitandoci a sentire, mero esercizio d’udito.
Soltanto così, soltanto uniti, tutti insieme, potremo dare luce a questa nostra quotidianità così buia, così incolore, così triste. Soltanto con la gentilezza, con l’ascolto, con la solidarietà potremo superare gli ostacoli che questo tempo così complesso ci chiede di affrontare.

Playlist: All along the wacthtower: Jimi Hendrix