Questa è la storia di G, posteggiatore di quartiere da 32 anni. Siamo praticamente cresciuti insieme, noi e lui. Arrivò un giorno qui sotto casa, spuntato in una notte come un fungo e, magro come un chiodo. Era primavera, me lo ricordo benissimo.

GLI ABUSIVI

Erano i tempi in cui i posteggiatori (inutile sottolineare, abusivi) cominciarono a “comprare” vie e piazze di città, sotto lo sguardo (allora) quasi grato e disponibile di chi guardava alla novità. Tipo ardito il posteggiatore abusivo. Un bel giorno si svegliavano e….zacchete….si compravano via Sammartino,via Praga, via delle Magnolie o viale della Libertà, coadiuvati pure da sostituti amici, per le pause pranzo,i giorni liberi o le meritate ferie.

SOGNI INFRANTI

G pesava e pesa ancora oggi forse nemmeno 60 chili. È stato campione di un’ingrata Sicilia e di una ingrata disciplina sportiva, la lotta libera, che mai nulla gli ha dato, se non qualche titolo su un giornale e rare foto. Niente fama, niente successo, niente vanto in sicula terra e niente soldi soprattutto. Così quando un bel giorno si è ritrovato ad aspettare l’arrivo di una bebè da sfamare ha capito che era arrivato il momento di smetterla con i sogni, si è guardato intorno e intorno e accanto e davanti non c’era nulla. Già allora il nulla.

TIRARE A CAMPARE

Però lui non è scappato, non è emigrato, non si è piegato, scegliendo di non delinquere. Secco come un ramo di mandorlo inaridito, è rimasto con i piedi ben in terra e, per nostra fortuna di quartiere, si  è trasferito qui, perché da qualche parte doveva cominciare, “poi si vedrà”. G. è diventato un posteggiatore, un abusivo per necessità. Da allora sono passati 32 anni e lui è ancora qui, sotto il sole, l’acqua, il vento. Da allora ha avuto altre due bocche da sfamare, da far studiare. “Io no, signora, ma loro si” ha detto.

UNA VITA DURA

G. ha visto crescere noi del quartiere ed i nostri figli, li ha aiutati ad attraversare le strade, ha raccolto i loro giocattoli caduti di mano, ci ha aiutato nel caricare o scaricare pacchi e spesa, ci ha trovato posto sotto il diluvio, ha avuto ed ancora ha le chiavi di tutte le nostre auto che ci fa anche avere in portineria dopo averci trovato un posto. Conosce i nomi di tutti noi, ci chiede dei “bambini”, oggi quasi tutti sposati e non si limita a farti posteggiare ma ti accompagna allo sportello o ti fa scendere e ti saluta, accompagnandoti con lo sguardo. Con i nostri spiccioli ha tirato su tre figli, senza ferie,malattie, tfr,contributi, orari di lavoro, garanzie,straordinari, buoni pasto.

SORTE BEFFARDA

Ha mantenuto una moglie e una famiglia e portato avanti un matrimonio di sicuro dalla vita non facile e scorrevole. G. ha messo da parte sogni ed orgoglio, perché aveva deciso di farcela e di farcela qui. Ma la sorte è stata ancora una volte beffarda con G. Oggi si è avvicinato e con il suo sorriso sdentato mi ha guardato con occhi più tristi e rassegnati di 32 anni fa.  Il matrimonio si è piegato alla durezza e all’asprezza delle difficoltà, tutto quello che riesce a racimolare finisce nelle tasche di chi lo sta assistendo in una separazione incomprensibilmente spietata.

UNA CASA PER STRADA

Fuori da casa dorme dove non so, i figli,”studiati” mai trovarono un lavoro, lui è ancora un posteggiatore abusivo, si sbatte ogni volta ad “assicutare” auto che a volte se la danno vigliaccamente (“Sù miserabili, signora, iddi, no, io”). G. è sempre qui, sole, gelo o vento. Accompagnato sempre per quel che può valere, dalle chiacchiere con noi o dai nostri saluti, che davvero ormai lo vediamo come di casa.  Lui è sempre qui. Perché forse,alla fine, questo incrocio ed i suoi angoli conosciuti, sono per lui casa. E io intanto continuo a girare con la macchina, pur avendo trovato un posto libero davanti a casa. Preferisco trovarne uno dove è lui.

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