Avevo undici anni, quando a scuola, coi compagni di classe, prima delle lezioni, non parlavo di calcio, ma di cartoni animati, di super robot spara missili e raggi laser. Era il tempo in cui i giapponesi conquistarono il mondo, prima con la loro tecnologia, coi loro motori, e poi coi loro cartoon,, basati su tecnologia, motori e epica. Era il 1978, quando il secondo canale Rai propose Goldrake.

CAMBIA LA TV ITALIANA

E cambiò la storia della tv italiana, rivoluzionando l’offerta di cartoni animati per i ragazzini e aprendo la stagione dei robottoni, che sarebbe proseguita per almeno due decenni, sulle tv pubbliche e private, nazionali e locali, con predecessori ed epigoni di Atlas Ufo Robot.

GOLDRAKE NON ERA IL PRIMO

Sì, perché allora non sapevamo che Goldrake non era il primo della sua specie, anzi: il suo vero nome era Grendizer, Atlas era il nome della collana di fumetti con cui era distribuito in Francia e da dove arrivò qui da noi. Era una sorta di spin off di Mazinga, altro robot gigante, che spopolò in tv e persino al cinema.

NOI CHE VEDEVAMO L’ORSO YOGHI…

Alcuni dei personaggi, come Alcor, venivano da lì. Poi ne vennero altri. Noi eravamo abituati ai cartoni animati di Hannah e Barbera, Tom e Jerry, Wil Coyote, Braccio di ferro o l’orso Yoghi e via dicendo. O ai supereroi americani quasi onnipotenti, ma tutti sconfitti dalle armi spaziali di Goldrake. Nel tardo pomeriggio, finiti i compiti, anziché andare in strada a giocare al pallone o con le figurine, eravamo lì, aspettando la sigla e l’avventura di Actarus e dei suoi compagni in difesa della terra.

L’ERA DI HEIDI E REMI

Poi arrivarono i primi personaggi dal Sol Levante, Heidi, Remi, api orfane e infermiere sfigate, con la novità della serialità che tenevano incollati allo schermo bimbi e adulti: telenovelas disegnate. Goldrake era un’altra cosa, colori scintillanti, nemici cattivissimi che volevano annientare l’umanità per impossessarsi della Terra, ma che si trovavano davanti lui, il robot gigante e cornuto, un samurai di metallo che ci salvava tutti.

L’AMORE TRA ACTARUS E VENUSIA

E non era nemmeno terrestre! C’era anche un tocco di sentimento, nell’amore mai rivelato tra Actarus e Venusia. Ma a dare da chiacchierare a noi ragazzini di quella fine di anni ’70, assuefatti alla violenza delle notizie dei tg sul terrorismo, erano quelle armi mai neppure immaginate. Pugni perforanti, alabarde spaziali, raggi fotonici, per non parlare dei robot femmina con le tette missili.

LA PSICOLOGIA DEI ROBOT

Poi arrivarono Mazinga, Jeeg robot e tanti altri. Dietro la guerra contro gli invasori, alieni in qualche caso come in Goldrake o dalle viscere della terra, come nel caso di Jeeg, c’era pure una trama che si dipanava per tutta la serie, coinvolgendo tutti i personaggi e tratteggiandone gli aspetti psicologici. Sì, perché i robottoni, nati dalla fantasia di maestri dei manga giapponesi erano una forma espressiva di una rilettura, anche in chiave critica, del passato militarista del Giappone.

I CATTIVI SIMILNAZISTI

Fateci caso: i cattivi hanno spesso sembianze similnaziste con mire imperialiste. Ma critiche anche verso le sue alleanze, la rivendicazione di un nuovo assetto sociale. Le nuove generazioni che rivendicano nuovo spazio attraverso la tecnologia che metteva in discussione le gerarchie e i miti della tradizione nipponica e persino il ruolo della donna, con le eroine che combattono in prima linea, accanto al protagonista, cosa mai vista in un paese maschilista come il Giappone e, in fondo, come la stessa Italia.

LA TERRA, CASA COMUNE

Non incarnavano un obiettivo propagandistico, come i supereroi americani, né per lo più i loro protagonisti erano umani con superpoteri. Erano ragazzi normali, dotati di grande forza di spirito e amor patrio, proiettato non sul Giappone (che, pure, era lo scenario delle storie), ma sulla Terra come casa comune dell’umanità.

GUIDA AI SUPER ROBOT

Questo ce lo hanno spiegato, recentemente, i libri che hanno analizzato un fenomeno, cominciato in Giappone negli anni ’60 ed esauritosi oltre venti anni dopo (termini che vanno spostati in avanti di un decennio, per il nostro paese). A proposito, vi consiglio Guida ai super robot. L’animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980, di Jacopo Nacci.

SI TRASFORMA IN UN RAZZO MISSILE

All’epoca non lo sapevamo, ci limitavamo a cantare “Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole…”, a mimare i colpi micidiali e a raccontare barzellette tipo: “La sai quella del tipo che è morto per imitare Jeeg? Si è buttato dal balcone, ma non gli hanno lanciato i componenti”. Che risate…

Playlist: Mazinga – Sigla Tv