Chiuso. Anzi, aperto. Però da luglio con il rischio di restare privo dei collegamenti con i principali bacini di utenza nazionali, cioè Roma e Milano. La mala politica che dimentica la Sicilia e prende a mazzate l’aeroporto di Birgi, uno scalo strategico per il futuro del turismo di buona parte della Sicilia occidentale. Non è un mistero che l’aeroporto, oltre ad aver contribuito allo sviluppo delle presenze turistiche dall’Italia e dall’estero nella provincia di Trapani, abbia rappresentato anche un’alternativa concreta all’aeroporto Falcone – Borsellino di Palermo, specie per quanto riguarda i collegamenti nazionali principali.
SALVIAMO IL SALVABILE
Ieri l’annuncio della chiusura è stato l’ennesimo tentativo discriminatorio verso un territorio che fa perno sul suo aeroporto per tentare di salvare il salvabile di questa stagione turistica già ampiamente compromessa dall’emergenza Covid 19. E’ durato poco, il tempo di assorbire gli effetti della protesta che Attiva Sicilia ha coordinato sul territorio. Il dietrofront del Governo è stato annunciato, il giorno 21 Birgi dovrebbe tornare operativo, ma resta pur sempre il nodo dell’addio di Alitalia che lascerebbe le piste trapanesi dalla prossima metà di luglio, con la cessazione dei voli da e per Fiumicino e Linate.
LE LOW COAST
“La Sicilia è un’isola che non può restare isolata, deve essere rivisto tutto il sistema del trasporto aereo con politiche mirate sia di carattere logistico che finanziario”. Netta la presa di posizione di Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, i due deputati regionali di Attiva Sicilia che hanno sollecitato l’Assemblea Regionale Siciliana a farsi carico di un problema che non più essere differito. Da un lato le sollecitazioni al governo nazionale sul fronte Alitalia, dall’altro la questione sempre aperta delle compagnie low coast che attengono alle competenze di Airgest, la società che gestisce lo scalo di Trapani.
LA FERITA MORTALE
“I problemi di Birgi sono atavici – continuano Palmeri e Tancredi – e ridurre ancor di più la sua funzionalità in un periodo come questo significherebbe assestare una ferita mortale ad un’economia del territorio fortemente centrata sul turismo. Basti pensare all’impatto economico e occupazionale sulle Egadi, su San Vito Lo Capo o sulla Erice, oppure all’indotto che gira su Trapani, Marsala e Mazara del Vallo, su Alcamo e Castellammare, alla penalizzazione che riceverebbero le iniziative turistiche e culturali del territorio. Un paradosso, peraltro, che venga penalizzata una delle poche zone tendenzialmente Covid free, un fattore che oggi ha certamente un’enorme rilevanza nei criteri di scelta dei turisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Intanto incassiamo la decisione annunciata dal Governo nazionale di riaprire l’aeroporto il prossimo giorno 21. Non credo che vorranno rimangiarsi la parola, ma ciò non sarà comunque sufficiente. Ci aspettiamo che, oltre alla riapertura annunciata dal vice ministro Cancelleri, si risolva anche la questione legata alle tasse aeroportuali degli scali minori”.
CONCRETI E IMMEDIATI
Palmeri e Tancredi chiedono che facciano la loro parte “sia la Regione che il Governo nazionale, con interventi concreti e immediati. Oggi sappiamo con certezza che ignorare il problema sarebbe un vero e proprio attentato all’economia di un intero territorio e all’occupazione, anche stagionale, centrata sul turismo. La scelta di isolare Birgi, proprio dopo l’annuncio di un potenziamento degli scali in Sicilia, avrebbe anche un significato politico che non possiamo tollerare”.
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