La figura del talent scout è una delle professionalità che nel calcio moderno si sta ritagliando un’importanza sostanziale. Per Federico Montalto, palermitano quasi 30enne la scintilla è scattata in Erasmus durante una visita alle strutture tecniche del Siviglia.  Da lì la scelta di restare in Spagna per completare la sua formazione specifica. Il primo passo per l’inizio di una carriera che oggi prosegue. Sognando la Liga.

L’OCCASIONE GIUSTA

Alle volte nella vita per cambiare l’inerzia può bastare un episodio. Nel momento in cui Federico ha la possibilità di poter interagire con un addetto ai lavori, non si fa sfuggire l’occasione: “Non bisogna negare che ci voglia la fortuna di avere il contatto giusto al momento giusto. Io l’ho avuta. Entro in contatto con il vice-presidente dell’UCAM Murcia, squadra appena promossa in Liga Adelante. Una persona molto ambiziosa che voleva ampliare le strutture tecniche. Mi sono proposto  e dopo un colloquio con il direttore sportivo ho cominciato la mia attività da talent scout”.

 

IN LIGA 1-2-3

All’UCAM Murcia Federico resta due anni tra il 2016 e il 2018, con mansioni da talent scout e successivamente da Match Analyst. In quell’ambito ha il modo di lavorare nella costruzione di una squadra che si confronta con realtà come Getafe, Maiorca, Real Saragozza e Levante, per citare quelle più note: “Non ti saprei dire quale sia stato il punto più alto di quell’esperienza. Già arrivare a fare un’esperienza del genere senza avere un background da calciatore o allenatore in un paese diverso dal mio è motivo di grande orgoglio. La scorsa stagione ha proseguito il suo lavoro da talent scout in Segunda B (terza serie) al San Sebastian de los Reyes, impegnata nel gruppo 1, cui partecipano le squadre B di colossi come Real Madrid e Atletico Madrid.

VITA DA SCOUT

Anche se si tratta di una parte poco visibile, il lavoro degli osservatori nel calcio odierno è di importanza fondamentale. Si tratta di un impegno quotidiano e approfondito: “Lo scout risponde sempre al direttore sportivo e alla segreteria tecnica. Dal lunedì al venerdì si lavora in ufficio e sostanzialmente si seguono tutte le partite del fine settimana precedente. Si monitora la categoria di competenza e quella immediatamente superiore per fare una prima scrematura dei profili interessanti. Il fine settimana invece si lavora in trasferta. Dal sabato mattina alla domenica sera vediamo almeno 5-6 partite da vivo. L’impegno è senza pause, non ci sono giorni liberi“. Parallelamente al lavoro da scout c’è l’attività da match-analyst, svolta da remoto per una famosa piattaforma calcistica: “In questo caso si lavora su incarico. Si fa l’analisi degli avversari del cliente, dettagliando il tutto con delle relazioni”.

QUALCHE DIFFERENZA

In questo momento storico, risultati alla mano, il confronto tra il movimento calcistico italiano e quello spagnolo risulta impietoso. Eppure nemmeno il futbol made in Spain è alieno da situazioni spiacevoli come quella accaduta al Palermo: “Anche in Spagna come succede in Italia ci sono molte squadre che falliscono. Quest’anno per esempio in Liga Adelante si è ritirato a campionato il Reus e in Segunda B ci sono tante realtà che abbandonano schiacciate dal peso dei debiti. Non ci sono in tal senso differenze sostanziali”. A differire dunque principalmente non sono tanto le situazioni quanto la mentalità applicata al calcio: “A livello lavorativo rispetto a quanto accade in Italia, in Spagna la professione non è regolamentata in maniera rigida. Qui, parlando in generale, c’è più apertura. Si concedono le opportunità con molte meno pregiudiziali.  Poi chiaramente c’è una cultura superiore per quanto riguarda la formazione calcistica, ma si tratta di un discorso specificamente tecnico”.

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