“Quattro scappati di casa” . Tutti over 25. Più di una ventina di persone riunite per respirare uno sport che in Sicilia, purtroppo, è adombrato dal ben più famoso calcio. E’ la cultura del canestro e dei tiri da tre punti; è il basket, sport che in Italia negli anni ’90 ha toccato le vette massime di notorietà con le schiacciate di Jordan e le finte di Barkley e che adesso rivive nelle maglie verde oro dei Ballarò Vipers, una squadra con spiccate idee di sport e uguaglianza. “Siamo tutti accomunati dalle partite NBA trasmesse di notte e rifiutiamo il concetto che nelle società sportive ci sia un vertice. Noi facciamo di testa nostra, altrimenti arrivano individui che mirano ad un loro personale guadagno”. Zamparini docet, ai massimi livelli s’intende. “Da noi il concetto che ci sia un presidente è totalmente nullo. Siamo tutti dirigenti della squadra. Non amiamo le piramidi, preferiamo la tavola rotonda”. E infatti quando con nonchalance l’ho chiamato presidente mi ha mangiato.

ERAVAMO QUATTRO AMICI AL … CAMPO DA BASKET

Si, scappati di casa ma non troppo. Quello dei Vipers è un gruppo unito e strutturato, attivo dal 2017, in cui è fortemente presente il sentimento condiviso di imitare i grandi del canestro. Non conta il singolo, ma il gruppo. E così i membri della squadra, soprattutto i fondatori, molti dei quali dal glorioso passato in C e B, preferiscono rimanere anonimi. Dei ragazzi, oramai diventati uomini, che si scontravano nei piccoli campetti illuminati soltanto fino al tramonto e in maniera naturale dal sole. Non importava chi giocava prima e chi dopo. Il mercoledì ci si ritrovava tutti a sfidarsi per ore allo Stadio delle Palme o al Dopo lavoro ferroviario. “Quei campi sono un’istituzione. Ci incontravamo sempre lì finché un giorno abbiamo deciso di organizzare un torneo di livello un po’ più professionale: con arbitro, divise, avversari e classifiche. Ma non è semplice come nel calcio. Devi iscriverti ad un’ associazione così da poter tesserare giocatori e fornire almeno l’assicurazione per la sicurezza. Poi il resto dei soldi lo mettiamo noi o i nostri supporter”.

COSTI ALTI E STRUTTURE FATISCENTI

A quanto pare infatti organizzare un torneo a Palermo nel mondo della pallacanestro non è affatto semplice, gli enti predisposti sono soltanto due e i costi nella maggior parte dei casi elevati. “Devi anche avere a disposizione campi regolamentari che a Palermo si contano sulla punta delle dita. E il Comune inoltre, se ci sono, favorisce le squadre affiliate agli enti più blasonati. Assurdo visto che chi gioca a calcio deve solo mettere i soldi e scendere in campo. In pratica non hai bisogno di niente”. C’è obbiettivamente differenza tra gli sport in Sicilia e quello che non è calcio, tradotta in soldoni, vale ben poco. “Nei Ballarò Vipers ci sono ragazzi che giocano anche a rugby, ad esempio, ma non hanno spazi in città in cui allenarsi.  Come la squadra femminile di Roller Derby, le Poison Kittens. Ma a loro non daranno mai una struttura. Così come a noi”.

PERCHE’ BALLARO’?

Obiettivo? Giocare a basket rispondendo ad un preciso bisogno. I Vipers vogliono riuscire ad allenarsi a Ballarò, zona che vivono giornalmente quasi tutti, chi per lavoro chi perchè da quelle parti ha la propria casa. In pieno centro storico, luogo incantevole e crocevia di culture che a livello sportivo offre poco. “Niente. Zero. Il nulla totale. Il nostro obbiettivo è infatti anche quello morale di costruire un qualcosa da lasciare poi alle nuove generazioni del quartiere, come la possibilità di giocare e appassionarsi”. E quindi c’è di più, un Viper non è solo un giocatore che scende in campo per fare canestro, ma qualcuno crea un futuro per i più giovani e che crede che un vero cambiamento può esistere soltanto tramite una rivoluzione culturale che comprende socialità ed educazione. E quindi, che giochi o meno, un Viper è come il diamante di una vecchia pubblicità: è per sempre. “Io ad esempio sono pieno di dolori e probabilmente giocherò poche partite. Ma farò per sempre parte della squadra. Vado avanti per coltivare un’ orto bellissimo fatto di sport ed educazione. Con la squadra veicoliamo messaggi positivi contro razzismi e disuguaglianze nella nostra pagina Facebook e nelle strade del quartiere ci prodighiamo in attività sociali. Basare la nostra presenza qui, in uno dei rioni storici più aperti mentalmente di Palermo, nonostante tutte le storture, per noi è un simbolismo importante”.

Mentre sosteniamo Mediterranea Saving Humans, e speriamo che si moltiplichino le navi della società civile in mare in…

Pubblicato da Ballarò Vipers su Venerdì 10 maggio 2019

…E PERCHE’ VIPERE’?

“Vipers invece perché, dei quattro mandamenti storici, il simbolo dell’Albergheria era una serpe verde su campo dorato. Noi l’abbiamo interpretato come un’altro tipo di rettile. A Ballarò passa il Kemonia dove vive la vipera d’acqua e quindi l’abbiamo scelta come simbolo. Anche i colori sociali si rifanno ad un’araldica nascosta nella notte dei tempi e che vogliamo riportare alla luce. Ballarò è infatti il quartiere del centro storico più legato al basket in assoluto, ospitava una scuola femminile importante di pallacanestro. E con il progetto in contemporanea Casa Ballarò andremo anche a ristrutturare le palestre e i campi in zona”.

FLY LIKE AN EAGLE

Non è soltanto volare a canestro. Ma è un basket che si riempie anche di altri avvenimenti collaterali come la rivalutazione e il recupero di spazi sportivi dimenticati. Per non parlare delle grigliate e delle feste per supportare la squadra, che è anche un modo per non lasciare tutto il divertimento ai più piccoli. “Attenzione. Non si tratta di evitare di crescere, ma di non dimenticare chi sei stato. Crescere non vuol dire abbandonare pezzi di quel bambino che invece sono fondamentali. Con i ragazzi del Bagheria ad esempio la partita è solo un contorno: si finisce ad arrostuta (grigliata) violenta e compulsiva. Un terzo tempo che il Rugby ci può lustrare le scarpe!”.

DOLCE PROBLEMA

Ma il cuore pulsante della comunità è composto da supporter e tifosi: un gruppo numeroso, estroverso a tratti temuto dagli arbitri della regione per colpa delle loro carica durante le trasferte. “I nostri tifosi sono spettacolari. Il paradosso è che in certe strutture non ci hanno voluto ricevere perché in finale ne portiamo circa 150 che gridano il nostro nome. Si crea un momento di socialità infinito”. E scene esilaranti. “Ad un certo punto di una partita il pubblico che neanche conosceva le regole si è scagliato contro un arbitro che in quel caso aveva ragione. Niente di cattivo ovviamente. Ci hanno proprio salvato la stagione. Tempo fa non avendo alcun tipo di supporto abbiamo organizzato una piccola festa di autofinanziamento e grazie ai loro contributi abbiamo pagato il girone di ritorno. Senza di loro non ci saremmo riusciti. Sono fantastici”.