Stromboli e Lampedusa, ovvero come essere isole isolate. Che significa fare i conti con chi ti amministra a distanza e si rammenta del tuo isolamento soltanto nei casi estremi come l’eruzione di un vulcano o l’eccidio in mare. Ma l’identità delle cosiddette isole minori è quella isolitudine, crasi ideale che ne racconta la vita. Circondati dal mare  che è essenza di una esistenza oggi declinata quasi esclusivamente nel settore del turismo.

L’ESSERE ISOLANO

Ogni siciliano vive l’essere isolano in maniera sfumata, l’economia e la vita sociale è affidata ad altre ruote che girano ormai come fossimo in Veneto o in Puglia. A Palermo e a Catania, a Messina o a Ragusa, siamo isolani di striscio. Proviamo a ingoiare le giornate d’inverno a  Levanzo o a Filicudi, oppure a Lipari e Favignana tanto per citare i due Comuni guida delle Eolie e delle Egadi. Il risultato sarebbe gastrite all’ultimo stadio.

LA QUESTIONE LAMPEDUSA

La questione migranti ha fatto emergere un tema a cui la Sicilia non era preparata, figurarsi Lampedusa considerata una perla incontaminata del turismo d’alto bordo che riusciva a risultare attraente proprio nel contrasto tra lo splendore della natura e la risicata offerta d’accoglienza. Le nostre isole belle e impossibili, belle perché impossibili, dove per tanti anni persino l’energia elettrica era da considerarsi una conquista. E che, per fortuna, mai hanno ceduto alla tentazione di diventare tante piccole e insignificanti coste azzurre.

LA NATURA ALZA LA VOCE

Queste nostre isole che sembrano figlie di nessuno e che sono in balia della stessa natura che le glorifica. L’eruzione di Stromboli ci restituisce quell’amara verità che talvolta preferiamo ignorare: l’uomo è ospite del mondo e non padrone. La sua intelligenza lo rende vivibile questo mondo e le sue smanie sono sopportare da madre natura, che quando alza la voce ristabilisce le gerarchie.

TIMORE TSUNAMI

Stromboli ancora fuma. Non era prevedibile l’eruzione, ci confessa la scienza che pure monitora costantemente con le sue sofisticate attrezzature. Non sono mai prevedibili con assoluta precisione. E il prezzo, purtroppo, è la vita umana come ci dice ancora una volta la cronaca. Ora si teme lo tsunami, come nel 2002.

ROMA E BRUXELLES TACCIONO

Quello tsunami che Lampedusa da anni vive quasi ogni giorno. Di fronte a tali scenari, che ti chiami Stromboli o Lampedusa, lascia sgomenti che da Roma o da Bruxelles l’alzata di spalle sia pratica quotidiana e non da ora. Si reclamano, invano, le cosiddette politiche di continuità territoriale che dovrebbero compensare chi è svantaggiato per cause geografiche.

LE AGEVOLAZIONI MANCANTI

E di clausole di vantaggio la mente umana ne ha partorite a bizzeffe, dalle agevolazioni sui trasporti a quelle sulle accise. Tanto per dirne una: è ammissibile che un turista per arrivare in Sicilia si dissangui alla partenza? E ancora, vi pare possibile che un gelataio di Stromboli paghi percentualmente le stesse tasse di un collega di Taormina? L’assenza delle istituzioni e l’isolamento, nel migliore dei casi generano paura.

SALVINI DI LOTTA E DI GOVERNO

A Stromboli e Ginostra i turisti si sono buttati a mare o rifugiati nella chiesa, cioè nel pizzo più alto del paese. Ma per fortuna il vulcano erutta con parsimonia. A Lampedusa fa nascere un fenomeno come Angela Maraventano, urlatrice di odio, ma anche di istanze sociali. Oppure l’incredibile plebiscito pro Matteo Salvini, uomo prima di lotta e ora di Governo, che in realtà è una faccia diversa della stessa medaglia. Ma a Lampedusa di vite allo sbando e di miseria umana se ne occupano ogni giorno.

Playlist: The isle of everywhere – Gong