Quando ero ragazzo io, parlo dei miei 15/16 anni, cioè negli anni ’80 (preistoria), il calcetto (poi calcio a cinque) non era ancora sport diffuso e si giocava a calcio, undici contro undici. Non c’era il problema di trovare il quinto, che a calcetto è mission impossible. E manco di trovare il campo. Allora, i campi c’erano. Brutti, in terra e cosparsi di ciache, con le reti piene di strappi (non di buchi, perché è ovvio che quelli ci fossero, altrimenti che reti sarebbero state?), gli spogliatoi, quando esistevano, luridi e con l’acqua fredda.

CHE FINE HANNO FATTO?

Che fine hanno fatto quei campi da calcio? Il luogo comune secondo cui “Si stava meglio quando si stava peggio”, per me è una grandissima minchiata, tranne che per lo sport a Palermo. Una volta, si stava molto meglio di adesso. Molti spazi per la pratica sportiva sono spariti o sono talmente malmessi da essere inutilizzabili, tipo il palazzetto dello sport o il diamante del baseball.

PORTIERE PER MANCANZA DI ALTERNATIVE

Di molti campi dove ho giocato si è persa traccia. Sì, perché io ho giocato anche a calcio. Naturalmente, a livello infimo, con la squadra della classe, sfide studentesche. Un tempo si facevano. Ho fatto un sacco di sport e, modestamente, ho fatto schifo in tutti. Anche a calcio. Giocavo in porta, per mancanza di alternative e perché non ero buono per altri ruoli.

IL CAMPO DEI ROM

Ho giocato ai campi Castelnuovo, l’unico complesso con un campo in erba, dove giocava la Primavera del Palermo, se ricordo bene; noi affittavamo uno di quelli sterrati, dove si giocava anche a baseball. Ora non ci sono più, dopo essere stati occupati da un campo nomadi, per un trentennio.

IL MITICO MALVAGNO

Ho giocato ai campi Malvagno; ricordo un torneo studentesco, con un magnifico 10-0, per gli avversari, e una ammonizione che mi diede uno studente del mio liceo (l’Umberto), che poi avrebbe arbitrato in Serie A: Cassara’. Sono soddisfazioni. Anche dei Malvagno resta ben poco e, quel che c’è è per merito della squadra di rugby di Palermo, onore a loro.

LE ZONE ESOTICHE…

Ce n’erano altri, alla Zisa (quello della Nocerina), in via Michelangelo, in corso Calatafimi, in corso Alberto Amedeo, e dall’altro lato della città, verso il Buccheri La Ferla (che per me era proprio un’altra città…) o in altre zone ancora più esotiche. Non ce n’è più nemmeno uno.

PALAZZO DEI SOGNI

Nemmeno il mitico campetto del Palazzo dei Sogni, in via Montuoro, che diventò il nostro campo “di casa”, della squadra di classe, intendo, quella Terza A del 1984/85, la migliore di sempre. Le porte non erano nemmeno parallele, ma quante partite, quante sconfitte onorevoli, con anche qualche vittoria. Nemmeno quello c’è più.

MALINCONIA E VASTUNATE

Che malinconia. Poi arrivò la stagione del calcetto, dell’università, di nuovi amici, compagni di squadra e campetti, con l’erba sintetica, quel prodigio di plastica che imitava il fondocampo di altre realtà. Una cosa restò immutata: i vastunate, le sconfitte.

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