Che Federico II già in vita fosse entrato in miti e leggende è cosa nota, altrettanto noti sono i fatti storici che l’hanno contraddistinto fino a definirlo Stupor Mundi e meraviglioso innovatore. D’altronde era un regnante che conosceva sei lingue, sebbene visse e fu protagonista di un periodo di grandi conflitti. Il suo regno, e in particolare la Sicilia, ne ebbero grandi benefici culturali dovuto al miscuglio di diverse razze come quelle islamica, bizantina e tedesca. Il greco e l’arabo erano lingue parlate nel suo regno, e lui stesso conosceva molto bene la filosofia araba e si intratteneva in relazioni amichevoli con musulmani, cosa che non piaceva ai cristiani.

GLI SCONTRI CON IL PAPATO

 Non solo questo non piaceva ai cristiani, perché Federico ebbe forti scontri con il papato. Per non parlare di come conquistò Gerusalemme, semplicemente con una trattativa che gli fece cedere l’ambita città. Questo mandò su tutte le furie il papa perché l’infedele si doveva combattere o uccidere e non trattare pacificamente. 

IL MISTERO DELLA TOMBA

Inutile perfino accennare al mistero della donna nella sua tomba, da secoli ci si interroga senza risposte, per ribadire il fascino enigmatico di Federico II. Oppure al fatto che sin dal 1262, dodici anni la sua morte, nei pressi dell’Etna si aggirava un falso Federico che arringava la folla. E non era nemmeno l’unico perché altri fino al 1280 se ne videro a Lubecca, a Worms e nella valle del Reno.

I TRE IMPOSTORI

Tutto questo e molto altro fece nascere una leggenda antireligiosa che partì con lui, ma nei secoli coinvolse altri illustri nomi. Si indicò il re quale autore del pericolosissimo libro De Tribus Impostoribus (I tre impostori) in cui si rinnegava ogni forma di rivelazione religiosa e si appellavano come impostori le tre maggiori figure del monoteismo: Mosè, Gesù e Maometto

IL LIBRO INESISTENTE

Tuttavia, sebbene furono in molti a dirsi certi dell’esistenza dell’opera e testimoni diretti di un tale scritto, in realtà il libro non esisteva.  La testimonianza più importante d’accusa verso il re avvenne nel 1239 nell’enciclica papale Ascendit de mari di Gregorio IX. In essa si legge che Federico aveva «affermato apertamente che, per usare le sue parole, il mondo intero è stato ingannato da tre impostori, Gesù Cristo, Mosè e Maometto, due dei quali sono morti in gloria, mentre Gesù è però morto in croce. E ha avuto l’ardire di sostenere a voce alta, o piuttosto di mentire, che è follia credere che una vergine abbia partorito il Dio creatore della natura e di tutte le cose». Da qui fu facile indicarlo come autore del testo incriminato. 

FU PIER DELLE VIGNE?

Da Federico in poi, nei secoli, gli autori indicati sono stati molti. Si disse che per volontà di Federico in realtà il libro fosse stato scritto dal suo primo ministro, Pier delle Vigne. Poi si sostenne che veramente l’avesse scritto il filosofo arabo Averroè. Infine furono coinvolti Erasmo da Rotterdam, Pietro Aretino, Michele Serveto, Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Giulio Cesare Vanini, Thomas Hobbes fino ad arrivare a Baruch Spinoza. 

CHI L’HA VISTO?

Per ogni accusato c’era qualcuno che affermava d’aver visto il testo e di essere certo chi fosse l’autore. E dire che Voltaire nel suo Saggio sui costumi aveva avvertito: «Fin da quei tempi si è creduto che esistesse un De tribus impostoribus sulla base della lettera di Gregorio IX. Di secolo in secolo molti hanno cercato il libro, ma nessuno lo ha mai trovato».

L’APPARIZIONE

Ad un certo punto della storia però apparve realmente un trattato anonimo con quel titolo. Un manoscritto che inizia a girare dalle mani dell’amburghese Johann Joachin Müller nipote del teologo Johannes Müller verso il 1688 e viene poi pubblicato a Vienna nel 1753 con la data fittizia 1598. 

SCANDALOSO, RIBELLE, ATEO

Il libro sarebbe stato ricavato da un manoscritto in possesso del nonno. La confusione su chi l’avesse scritto (e quando) è tra le più grandi. E perfino la regina Cristina di Svezia cercherà di mettere le mani sull’opera per scoprirne il contenuto scandaloso, ribelle, ateo.

RELIGIONE E POLITICA

Esiste un terzo caso di un testo francese pubblicato nel 1719 e intitolato La Vie et l’Esprit de Mr Benoît de Spinoza (La vita e lo spirito del signor Benedetto di Spinoza) il cui contenuto è diverso e sviluppato in modo più ampio, soprattutto nel tema dell’uso politico della religione. La parte che riguarda l’Esprit verrà in seguito pubblicata separatamente dal testo originale con il titolo Traité des trois imposteurs. Quale sia la verità ancora nessuno lo sa e forse nessuna rivelazione potrà essere utile per capirci qualcosa.

 

Playlist: Il Mercato – Giorgio Gaber