Ci sono delle leggende metropolitane che hanno sempre stuzzicato l’immaginario collettivo. Ce n’è una, in particolare, sulla quale aleggia un alone di mistero legato direttamente ad una storia mitica. E’ quella che riguarda la particolare pittura dei diavoli all’interno del Castello della Zisa capaci di prendere vita. Nella Sala della Fontana, infatti, un dipinto inquietante nasconde segreti e racconti.

LA REGGIA PARADISIACA

Un nome che viene direttamente dall’arabo al-ʿAzīza che significa la splendida. La costruzione sorgeva fuori le mura della città del capoluogo siciliano proprio nel Genoardo (da Jannat al-arḍ, ovvero, giardino o “paradiso della terra”), che arrivava da Altofonte fino alle mura del palazzo reale. Il castello fa parte del Patrimonio Unesco inserito all’interno dell’itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale.

Diavoli

IL MALO E IL BUONO

La costruzione dell’edificio cominciò nel 1165 ad opera di Guglielmo I detto il Malo. Le spese furono ingenti e il lavoro mastodontico, ma in poco tempo, circa un anno, l’opera era quasi completata. Guglielmo secondo, il Buono, terminò il tutto appena raggiunta la maggiore età. Concepita come dimora estiva dei re, è un esempio di arte che incontra la cultura normanna e araba. Guglielmo II è‘ ricordato anche per aver costruito il Duomo di Monreale, oltre che per le leggi emanate e per la tolleranza verso le religioni. “Ognuno preghi il Dio in cui crede”, un grido moderno di libertà d’espressione lodato perfino da Dante. Il sovrano è ricordato positivamente anche dalla letteratura siciliana, ecco il perché del particolare soprannome

IL RACCONTO POPOLARE

Secondo la tradizione, quando a Palermo soffiava un vento incessante era colpa loro: dei diavoletti che durante certe giornate scappavano dal castello portando con sé l’aria fresca contenuta all’interno del palazzo. Tutta colpa del dipinto posto su un’arco nella Sala della Fontana, in realtà, quelli raffigurati sarebbero Dei dell’Olimpo: Giove al centro e intorno Nettuno, Plutone, Giunone, Mercurio, Vulcano, Venere, Marte e altre figure che custodirebbero un enorme tesoro in monete d’oro.

COLPA DI UN AMORE IMPOSSIBILE

Il tesoro sarebbe arrivato a Palermo per mano di due giovani amanti, Azel Comel e El-Aziz. Si dice che la coppia soffrisse per colpa di un amore reso impossibile. Il sultano, padre della ragazza, si era opposto fermamente alle nozze. I due allora fuggirono a Palermo e la madre della ragazza si uccise in preda al dolore di aver perso la propria figlia in una terra lontana. Figlia che si tolse la vita a sua volta in seguito al gesto del parente. Dopo quella tragedia si dice che Azel cominciò a vagare in preda alla follia fino alla sua morte.

LA X INDICA IL PUNTO DOVE SCAVARE

Prima di abbandonarsi all’oblio, però, Azel e El con dei rituali magici avrebbero nascosto il tesoro all’interno del Palazzo. In difesa delle ricchezze proprio quei Diavoli che non si fanno contare per evitare di rompere la maledizione. Secondo la tradizione, infatti, l’unico modo per accedere allo scrigno sarebbe enumerare tutti i personaggi raffigurati nel dipinto. Ci avete provato? Io si, quando ero molto piccolo. Non ci riuscimmo ne’ io ne’ il mio amico. Probabilmente a causa dell’inquietudine del momento, avevamo 12 anni ed eravamo facilmente suggestionabili, inoltre, le particolari raffigurazioni hanno tutte forme e grandezze diverse, dettaglio che può confondere.

OPPURE NO?

Ogni 25 marzo, giorno dell’Annunciata, leggenda vuole che, guardandoli attentamente, i diavoli cambino di posto muovendo la coda e rendendo effettivamente impossibile la conta. Si prenderebbero gioco dei visitatori con smorfie e linguacce. Modi spaventosi per impedire che qualcuno rompa l’incantesimo che protegge il fantastico tesoro. Ovviamente è solo un mito. Ma se qualcuno un giorno riuscisse a spezzare la maledizione?

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