Mi svegliai sul letto che tremava e sbatteva contro la parete. Non capivo cosa stesse succedendo,  mentre il letto ballava e un rumore “sordo “, come il mugghiare del vento, mi riempiva le orecchie. Vento non ce n’era,  non me ne ricordo almeno, quella notte tra il cinque e sei settembre del 2002. Ma le tende della mia camera da letto si muovevano da sole,  mentre il letto continuava a ballare, al ritmo di quel suono orrendo. Accanto a me, mia moglie atterrita, sveglia da ben prima di me,  sveglia ben più di me, come sempre. Fu lei a pronunciare quel nome terribile: “il terremoto“!

DURA COSI’ TANTO?

Ma dura così tanto un terremoto?, mi chiesi mentre ancora cercavo di afferrare la situazione con tutti i miei sensi ancora in parte addormentatati. Sì, era il terremoto,  quello che svegliò Palermo alle tre e un quarto o giù di lì, quella notte, che la riverso’ per strada in preda a un terrore atavico e che,  però, la risparmio’. La grande scossa,  incredibilmente lunga,  fu di oltre il 5.6 della scala Richter, con epicentro in mare a 20 km di profondità.

DUE MORTI PER INFARTO

Ci furono soltanto due morti,  per infarto. Ma, a parte qualche crepa, le case ressero. Qualcuno spiegò che ciò fu possibile perché la scossa fu sussultoria, non ondulatoria. Il suolo, cioè, si mosse dall’alto verso il basso e viceversa e non da un lato all’altro. Ma si sa che in certe circostanze,  in mancanza di dati certi, diventano tutti scienziati,  sismologi in quel caso,  e nel gioco del passaparola, anche le voci più astruse diventano verità condivisa.

MERITO DELLA SANTUZZA…

Fatto sta che poteva essere una ecatombe e non lo fu. Magari per merito della Santuzza che due giorni prima aveva fatto l’onomastico o magari perché semplicemente doveva andare così. Quella notte è rimasta nella mia memoria. E,  credo, non soltanto nella mia. Ero troppo piccolo per quello assassino del 1968, poco più di due anni, e ho vissuto da telespettatore quelli del Friuli, dell’Irpinia, della Sicilia orientale.

LA PAURA DI EVOCARLO

Da noi, per fortuna, qualche piccola scossetta insignificante. Ma il terremoto resta forse l’evento naturale più angosciante che ci sia, quello di cui mai si parla,  quasi per paura di evocarlo. Perché non è prevedibile, non dà segni premonitori, ti prende a tradimento. Si ha la sensazione di essere indifesi, impotenti,  senza scampo.

LA DOMANDA CRETINA

Dove scappi, quando ti cede la terra sotto i piedi? Quando viene meno quello che ritieni più solido al mondo? È come essere traditi dal migliore amico. Perché non te lo aspetti e non ti sei protetto. Quella notte di 17 anni fa, si riversarono tutti in strada. Ci si rassicurava delle condizioni dei propri cari. “Hai sentito il terremoto”? Domanda cretina,  ma era quella che veniva fuori per prima.

LE GAMBE TREMAVANO

Voleva andare giù anche mia moglie, ma la dissuadetti: non c’era bisogno, la scossa forte c’era stata e non valeva la pena far passare la notte in bianco alle bimbe. Mi mostravo sicuro, ma mi tremavano le gambe, anche se la terra si era fermata. E si era come fermata anche l’aria. Come in attesa di qualcosa. Il mattino successivo si sparse la voce che quei 5.6 gradi erano nulla, che la scossa forte doveva arrivare e che avrebbe potuto sbriciolare Palermo.

IL BIG ONE NON ARRIVO’ MAI

Tanti restarono a casa. Al lavoro e, poi al ritorno a casa, percepivo intorno a me come l’inquietudine, il timore muto per quel Big one che,  per fortuna,  non arrivò mai. Per settimane, per mesi non si parlò che di quel terremoto che avrebbe potuto radere al suolo Palermo, ma che non lo fece. E che, però, mi ha lasciato un senso di profonda fragilità.

Playlist: Losing my religion – R.E.M.