Correva veloce sulla pista africana, quel mostro di perfezione tecnologica, quel Boeing MAX, un mostro da settantadue tonnellate lanciato verso il cielo, con la sua spinta assurda, con i suoi bestiali reattori che risucchiano l’aria incandescente dell’Africa e la sputano fuori per spingere 150 persone sempre più veloce, più a sud, verso il continente nero, verso il Kenya, dove un mare, un oceano chiamato indiano aspetta di essere setacciato da un uomo, un archeologo siciliano, un sognatore che vede relitti ovunque, città sommerse, porti nascosti dalle profondità marine.

FIGLI DELL’AVIDITA’

Quante navi ha trovato col suo ecoscandaglio, quanti relitti, figli dell’avidità umana, del sovraccarico di merci, di schiavi. Mercanti fenici, greci, romani che annebbiati dal guadagno, dalle ricchezze, stipane le loro trireme, le loro imbarcazioni all’inverosimile, per poi essere inghiottiti dal mare in tempesta, da onde anomale, da semplici errori di calcolo nel posizionamento del carico nella stiva.

CADAVERI CANCELLATI DAL MARE

Quanti morti, cadaveri cancellati dalle acque dei mari. Per ogni vaso, per ogni ancora ritrovata si contano decine di vite spezzate dalla bestialità umana, la stessa che ora fa abbassare il muso all’aereo diretto a sud, . Computers capaci di miliardi di operazioni al secondo, ridicolizzati da tecnici corrotti, da “managers” della Boeing, da uomini avidi tanto quanto quei trafficanti di duemila anni ai quali Sebastiano ripescava le mercanzie, le otri ancora intatte, le merci mai arrivate nei porti di Damasco o di Capua.

LA BESTIA UMANA

E come per un tragico gioco del destino, come per testimoniare che il tempo come noi lo intendiamo non esiste, che la bestia umana è sempre la stessa, l’aereo come un trireme in mezzo ad un fortunale , inizia a perdere quota , si avvicina come impazzito alla terraferma, al suolo di quel continente cosi lontano. L’uomo nulla può contro la sua sete di potere, di denaro. Inutile tirare la cloche verso di se per fare rialzare quel mostro volante. 

IL PROFITTO E L’ABOMINIO

Corrono le immagini in televisione, arrivano le notizie sui nostri telefoni mobili, migliaia di visualizzazioni per vedere se si vedono cadaveri, se si vedono rottami fumanti o ancora meglio se si vede l’aereo schiantarsi. Milioni di occhi ipocriti scrutano morbosamente, allargano lo zoom del video, solo in pochi piangono, come le donne , i figli, i pochi veri amici  di quei marinai di duemila anni fa che non li videro mai più tornare a casa . E continua la bestia umana a correre, come la locomotiva di Guccini, lanciata all’impazzata verso il futuro, verso il profitto, verso l’abominio, verso il precipizio , contro il vuoto dell’esistenza umana. 

Playlist: La locomotiva – Francesco Guccini