Confesso che odio Mondello. La odio in quanto polo di attrazione delle masse palermitane desiderose di un bagno a mare e in quanto proprio località di mare. Ebbene sì,  io odio il mare.  E i luoghi comuni,  quelli,  per esempio, in base ai quali io,  essendo di Palermo, devo amare il mare. E,  invece,  ripeto per rafforzare il concetto,  lo odio.

PRIMA MI PIACEVA LA PIAZZETTA

E odio Mondello,  la sua spiaggia,  i bagnanti che la frequentano e quelli che con impareggiabile fantasia la accostano alle Maldive,  alle Seychelles… Ma finitela! Andateci,  alle Maldive, e poi ne riparliamo. Intanto,  io vado a Stoccolma. Odio Mondello in quanto sinonimo di mare. Ma non è sempre stato così. Prima mi piaceva, soprattutto la piazzetta. Ma non per il mare.

I PURPARI

Anzi,  il mare nemmeno si vedeva, o perlomeno, ti dovevi sforzare, lo dovevi cercare. Sì, sto esagerando,  ma i più anziani dei frequentatori di questa località malsana ricorderanno con me. Tra piazzetta e mare, a Mondello paese,  c’erano le baracche dei purpari, i venditori di polpo e frutti di mare. Passeggiando sul marciapiede potevi servirti al bancone, che si apriva sul lato della piazza, o sedere ai tavoli,  dal lato del mare,  praticamente sulla battigia.

IL FILM CON FRANCO NERO

Credo che ci fosse pure un ristorante,  dal lato del mare,  di fronte alla torre. E,  se non sbaglio,  ci girarono pure la scena di un film con Franco NeroConfessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica. In quella scena,  il commissario spara al boss mafioso che era riuscito a sfuggire alla giustizia. Lomunno si chiamava quel boss carognone. Chiudo la digressione.

MIA MADRE E LA A112

Io, a Mondello, ci andavo con i miei genitori,  da bambino, con la mitica 112 Autobianchi guidata da mia madre,  perché mio padre non aveva la patente. Eravamo clienti fissi di uno di questi purpari,  mi pare che si chiamasse Cardinale. Il primo cardinale che ho conosciuto, quello che ricordo con più piacere. Anche lui aveva la porpora,  quella del polpo fresco che metteva in pentola.

LE BARCHE SI ANNACAVANO

Sedevamo al tavolo, accanto al mare, vicinissimi alle barche che si annacavano sul mare quasi piatto che toccava la riva coperta di cemento. Il menu era fisso: le cozze, che già allora non si potevano più servire anche crude,  come le preferiva mio padre, che se ne faceva portare qualcuna di sgarrubbo. Mia mamma era più prudente e le mangiava, con me,  soltanto cotte. Quindi,  toccava al polpo, caldo caldo, con il limone.

LA PASSEGGIATA SUI MOLI

Io amavo la parte terminale dei tentacoli; soltanto poi avrei scoperto che la “testa ” (lo so,  in realtà è il naso) è prelibatezza da gourmet. Finito di mangiare, si faceva la passeggiata sui moli, si prendeva il gelato e si tornava a casa. Tutto molto tranquillo, molto normale, molto umano.  Tutto ciò che Mondello,  oggi,  non è più. Almeno per me.

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