La fuga da Pompei raccontata dal mare.

Oramai, quanto più si avvicinavano, la cenere cadeva sulle navi sempre più calda e più densa, vi cadevano ormai anche pomici e pietre nere, corrose e spezzate dal fuoco, ormai si era creato un bassofondo improvviso e una frana della montagna impediva di accostarsi al litorale. Dopo una breve esitazione, se dovesse ripiegare all’indietro, al pilota che gli suggeriva quell’alternativa, tosto replicò: “La fortuna aiuta i prodi; dirigiti sulla dimora di Pomponiano”.

IL DESTINO DI PLINIO IL VECCHIO

Così Plinio il Giovane racconta uno degli episodi che caratterizza la fine delle città di Pompei e di Ercolano nel 79 d.C. Quando il timoniere consigliò a suo zio, l’ammiraglio Plinio il Vecchio, di tornare indietro per le pessime condizioni del mare, questi rispose: Audentes fortuna iuvat! La fortuna aiuta chi osa, un azzardo che costerà la vita allo stesso Plinio che morirà a Stabia per le esalazioni tossiche nell’aria.

LE LETTERE A TACITO

In questo racconto, le lettere di Plinio il Giovane allo storico Tacito, in cui racconta le azioni eroiche di suo zio, assumono un’importanza fondamentale nella conoscenza dei dettagli della tragedia. Il giovane infatti, insieme alla madre e allo zio si trovava proprio a Miseno, nel golfo di Napoli, sede della flotta navale romana quando i fatti avvennero.

LE ULTIME ORE

Ci ha dunque fornito, attraverso le due lettere che ci sono pervenute non in originale ma tramandate nelle Historiae di Tacito, informazioni preziose sulle modalità dell’eruzione e la portata catastrofica dell’evento. E’ il racconto di quelle ultime drammatiche ore prima che le ceneri, i lapilli e il materiale piroclastico sommergessero per quasi 2000 anni lo splendore delle due città e dei suoi abitanti, delle loro magnificenze architettoniche e della loro vita quotidiana.

L’EPILOGO DISASTROSO

Ed è un racconto, questo, atipico, forse meno conosciuto, perché si tratta probabilmente del primo tentativo di salvataggio di una popolazione civile da parte di una forza militare. Un epilogo disastroso anche per lo stesso Plinio, ma ci consente di leggere una straordinaria pagina di storia da un’angolazione diversa, affascinante, inusuale.

LA MOSTRA DI AARHUS

Questa nuova lettura del mondo romano in età imperiale, ce la racconta la mostra “Escape from Pompei – The untold roman rescue”, attualmente in corso al Moesgaard Museum di Aarhus, in Danimarca. Un evento di portata internazionale, iniziato nel 2016 all’Hong Kong Museum of History e proseguito lo scorso anno presso l’Australian National Maritime Museum di Sidney e a Perth, al Western Australian Museum. Un grande successo di visitatori e di critica per la storia della civiltà romana raccontata oltreoceano. Solamente ad Hong Kong, in tre mesi, si sono registrati un milione di visitatori.

IL ROSTRO ROMANO

E la Sicilia è protagonista dell’evento. In esposizione un rostro romano, micidiale arma da guerra montata a prua delle navi, proveniente da Levanzo, teatro dello scontro nel 241 a.C. tra la flotta navale romana e quella cartaginese, e un elmo in bronzo del tipo Montefortino, indossato dai soldati romani durante la battaglia. E ancora reperti ceramici, anfore, lingotti in piombo: esempi dei commerci nell’ambito della talassocrazia romana nel Mediterraneo.

I REPERTI

Assieme ai circa 250 reperti provenienti dalle prestigiose istituzioni museali campane, Napoli, Ercolano, Pompei e Baia, una delle più affascinanti e importanti fasi della nostra storia rivive in un’istantanea rara e leggendaria della vita quotidiana romana.  La storia di Pompei e di Ercolano è una delle più apprezzate dai turisti di tutto il mondo. Gli scavi iniziati durante il periodo borbonico, risvegliarono il desiderio di riscoperta di quelle città che nei secoli avevano perso la collocazione fisica, ma mai il ricordo della tragedia che le aveva colpite.

I CALCHI DEGLI ABITANTI DI POMPEI

I manufatti, recuperati tra monete, suppellettili, ori, affreschi e oggetti di vario tipo, sono stati importanti per fare luce sulla ricchezza dell’Impero e sulla fitta rete di traffici commerciali che Roma e le sue province avevano in tutto il Mediterraneo e oltre. I visitatori potranno ammirare bassorilievi e lapidi recanti iscrizioni che forniscono descrizioni vivide e informazioni sulle relazioni familiari. E ancora affreschi con motivi marittimi, paesaggi e situazioni quotidiane, i calchi degli abitanti di Pompei e Ercolano, attrezzature militari e marittime, carichi di merci provenienti da destinazioni lontane.

FATTI LONTANI MA ETERNI

Mosaici e statue in marmo, fontane e figure legate alla mitologia e al culto, insieme a gioielli e altri beni di lusso dell’alta vita dei romani prima del cataclisma. Fino al mese di maggio 2020 quindi, l’opportunità di scoprire da un’altra angolazione un periodo fondamentale per la storia del Mediterraneo che ha fortemente condizionato le sorti della nostra civiltà. Una nuova chiave di lettura per conoscere fatti lontani ma eterni nel ricordo, nel segno del controllo del mar Mediterraneo, strumento di potere e prosperità per Roma nei secoli.

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