Musicisti di talento, un front-man di tutto rispetto ed un modello da ricreare ad immagine e somiglianza. Purché non si scada nello scimmiottamento o nella macchietta. Questi, in
sintesi, gli ingredienti cardine per una tribute band che si rispetti. Perché diciamocelo fuori dai denti: le cover band finalizzate a fare da apripista ad una serata unz unz hanno fatto il loro tempo e il nuovo sentiero tracciato dalle tribute, oltre ad esserla moda del momento, è altamente ambizioso.

L’ESALTAZIONE DEL MITO OLTRE IL SUONO

La base essenziale di una tribute, naturalmente, è la condivisione del “mito” fra componenti. Condivisione che eleva a potenza lo sforzo per cercare la fedeltà del suono rispetto all’originale ed aumenta la qualità dell’esecuzione live. Ma non solo. Ci sono band che non limitano la loro vocazione al replay soltanto sotto l’aspetto musicale, ma cercano la perfezione dei dettagli. E allora si studia la mimica facciale e la gestualità del cantante, si riproducono veri e propri costumi di scena e si gioca con le luci spaziando dai laser fino ai fuochi d’artificio!

TRIBUTE SÌ O TRIBUTE NO?

Perché sì. Sì perché le “tribute” hanno un progetto ed un pubblico affezionato. Sì perché possono scansare certe scalette oscene che – all’interno della stessa serata – ti portano da Rita Pavone ai System of a Down, passando da i Metallica alternati a Tony Dallara. Sì perché quando sono bravi (ma bravi bravi, però!) entusiasmano quasi quanto “gli originali”.
Perché no. No perché spesso sono autoreferenziali, chiuse nel loro mondo. No perché non le segui perché ti piacciono ma solo perché ti piace chi stanno imitando. No perché il rischio di diventare una brutta copia di una brutta copia è sempre dietro l’angolo. E allora? E allora de gustibus, come sempre.

LE TRIBUTE BAND A PALERMO

Palermo c’è e lo dimostra una presenza costante di band che in giro per la città propongono i repertori di star nazionali ed internazionali. Magari nella stessa sera in cui qualcuno sta
ascoltando da qualche parte Wish you were here dei Pink Floyd, qualcun altro sta cantando Albachiara a squarciagola ed altri sono assorti e nostalgici fra le magiche note di
Quando di Pino Daniele. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, dal pop al rock (con tutte le sue sfaccettature che vanno dal dal pop-rock al rock-progressive fino ad arrivare all’hard rock ed al metal) passando per il genere cantautorale tanto caro alla tradizione musicale italiana. Basta solo scegliere.

IL PUBBLICO DELLE TRIBUTE

E il pubblico sceglie, eccome. È bella la “tribù delle tribute” e possiede tutti i requisiti necessari per una serata all’insegna del puro divertimento. Spesso, “tappa dopo tappa”, si
finisce col riconoscersi e fare amicizia. Il pubblico delle tribute conosce tutte le parole delle canzoni rigorosamente a memoria ed in qualunque versione. Va in delirio quando partono i pezzi più significativi e si esalta come se su quel palco ci fossero veramente i loro beniamini. Gli schizzinosi, quelli con la puzza sotto il naso, non mancano mai. E anche qui c’è chi
assiste ad uno show solo per poter dire “Sì, ma il cantante non ci arriva!”, “Eh, ma nell’assolo mancavano tre note!”, “Le luci? Troppo sparate!”. Per carità…Relax, cantavano i Frankie goes to Hollywood! A proposito: ma una bella tribute dei Frankies manca. Chi si propone?

PLAYLIST: I Know What I Like (in your wardrobe) – THE MUSICAL BOX