Molto di voi non l’avranno mai visto in faccia, ma ci potrei giurare che non c’è palermitano che almeno una volta non abbia sentito questa abbanniata. Per cui, vi prego, prima di continuare a leggere la storia che intende dare a cesare quel che è di cesare, concedeteci un omaggio sonoro al signor Giuseppe La Torre, confidenzialmente Pino, e alla sua magnifica voce stropicciata come quella di un cantante blues del delta del Mississipi. E ascoltate in rigoroso silenzio la voce del ventre di Palermo.

LA VOCE DELLO SFINCIONE

Io u’ pitittu ci fazzu grapiri, sua maestà l’abbanniata, il prologo sonoro dello sfincione di Palermo che la tradizione vuole scarso d’ogghiu e chinu i pruvulazzu e che una flotta di ambulanti porta proprio sotto casa nostra, tutti i giorni e a tutte le ore. Per anni abbiamo pensato che quella voce fosse in diretta.

LA TORRE E IL LAPINO

Ed è vero, c’è stato un tempo in cui Giuseppe La Torre, partendo dall’Acquasanta con il suo lapino, girava per Palermo con lo sfincione più buono del mondo. Ma quel tempo molti di noi non l’hanno vissuto. Ciò che conosciamo è la voce di Pino, il lapino c’è sempre ma s’è moltiplicato e a portare per le strade lo sfincione oggi sono decine e decine di ambulanti che hanno preferito utilizzare l’abbanniata più bella di Palermo per annunciare il loro passaggio.

LA REGISTRAZIONE RUBATA

Parte così la leggenda di La Torre. Perché il nostro Pino non avrebbe mai acconsentito a dividere con altri il suo marchio di fabbrica. Ma come dice Giacomo, uno tra i tanti numerosi eredi, “la verità è che la registrazione gli fu rubata da un picciottunazzu e noi l’abbiamo duplicata”. Una sincerità che merita la prescrizione e il perdono. Anche perché La Torre da qualche anno gira beato tra le stanze del paradiso e se la starà ridendo, perché ancora mezza Palermo pensa che lui sia uno e trino e che corra come un pazzo da una parte all’altro della città per farci assaggiare questo benedetto sfincione.

50 KM AL GIORNO

“In realtà ciascuno di noi farà una cinquantina di chilometri al giorno” specifica Giacomo, presenza fissa al mercatino del sabato a piazzale Giotto, ma capace di coprire in un giorno ordinario le zone della Noce, di Uditore, di Passo di Rigano, della circonvallazione lato motel Agip. E per finire Boccadifalco, dove lo trovate poco prima del tramonto.

BASTANO POCHI SECONDI…

“La Torre lo conoscevo, lo conoscevano tutti a Palermo. E’ stato un grande sfincionaro, un maestro. Ma l’idea della registrazione è davvero unica. Ormai basta far ascoltare pochi secondi e la gente capisce che è tempo di sfincione”. Come l’attacco di Smoke on the water, io u’ pitittu è un incipit fulminante, non c’è bisogno di aggiungere altro e già si sente l’odore. Un’idea unica e insuperabile che appartiene alla cultura della nostra città. E non vergogniamoci di usare la parola cultura.

VIVA L’ABBANNIATA

Il corpo di una città è composto da tanti organi e la voce di Giuseppe ha la dignità per poterne occupare almeno un paio. La pancia, sicuramente, anche fuor di metafora. Ma ancora più certamente la dimora localizzata nella parte del cervello che ospita la memoria. E l’abbanniata è uno di quei frammenti che rendono eterno il vissuto popolare. Lunga vita a La Torre. Lunga vita a Giacomo e ai 30 suo confratelli ambulanti. Lunga vita a Palermo.

Playlist: Smoke on the water – Deep Purple