Dopo una giornata intera a scrivere articoli, decido di passeggiare per il centro di Palermo. Quando vedo in lontananza un amico, Massimiliano, che corre verso una palestra. “Ehy Max -gli grido-, come va?”. Si ferma. “Tutto ok mi risponde frettolosamente-, ma ora non posso parlare, devo andare a sfogarmi, altrimenti sarò nervoso tutto il giorno!”. Poi, zaino in spalla, Massimiliano si volta e scompare velocemente tra le porte scorrevoli di un’associazione. Avevo capito poco, ma ero incuriosito. Fortunatamente, quella stessa sera mi chiamò al cellulare per scusarsi di non essersi potuto intrattenere. Ho subito preso la palla al balzo e gli ho chiesto: “Perché quella fretta? Cosa stavi combinando?”. Mi risponde che pratica da un po’ le arti marziali miste e che si allena cinque volte al giorno, a volte anche con la sua ragazza, in una disciplina chiamata MMA. Sembra il nome di una nota marca di cioccolatini. “… E invece viene dal vale tudo brasiliano”.

IN BRASILE VALE TUTTOVale tudo - pre MMA

Le MMA sono simili a una disciplina Brasiliana chiamata vale tudo. Si combatte senza guantini né protezioni e, come dice il nome, vale proprio tutto. Testate e colpi bassi… “Difficile definirlo sport”.  …o pedate in testa al malcapitato di turno inerme a terra. “I soccer kick, ad esempio, una barbarie”. Scopro che ancora oggi, in Giappone, certe mosse sono permesse perché spettacolari, ma a quale prezzo? “Il concetto base dell’MMA è il confronto e la fusione di stili. Potresti essere un karateca e affrontare un pugile. Va bene l’agonismo, ma la brutalità no“. Agli inizi degli anni ’90 nasce il primo torneo UFC, composto da una serie di match ad eliminazioni diretta in stile Champion’s League. E da quel giorno s’inizia a parlare del fenomeno mixed martial arts. E mentre discuto di quest’ambiente feroce ma leale mi sento un po’ Van Damme in Kickboxer. Massimiliano comunque mi spiega tutto. “Le MMA sono un tipo di lotta tra i più completi che esistano e, durante una gara, si compone di tre fasi. Quella di striking e cioè percorse; di lotta quindi clinch e proiezioni in stile judo; e a terra, richiamando il brasilian jujitsu. La mia preferita”.

QUI NON SI SCHERZA

La violenza c’è. Il contatto è fondamentale. Colpi potenzialmente brutali ad ogni angolo. Per fortuna è presente sempre un arbitro per vigilare. Perché nessun atleta fa sconti sul ring. Una semplice sezione di allenamento (sparring in gergo) è uno scontro senza esclusioni di colpi dove bisogna essere preparati mentalmente anche nell’eventualità di un paio di prese leggere per riscaldarsi. “Chiaramente il tuo avversario, se vi allenate, non vuole farti del male … però picchia duro. Non so se mi spiego. Non è come gli altri sport che escludono l’agonismo dal training“.

NE VOGLIO UN PEZZO ANCHE IO

A quanto ho capito per praticare MMA Palermo ci sono due strade. “la prima è evitare di farlo. La seconda è affidarsi ad uno dei pochi allenatori della città sperando che la sua formazione non sia stata soltanto il ridicolo corso di 72 ore“. Si, basta solo questo, perché, a quanto pare, in Italia la disciplina è poco diffusa e le regole imprecise, quasi fumose. “Vieni subito abilitato come istruttore anche se non hai esperienza pregressa. Paradossale se consideriamo che è “una disciplina di contatto estremo e bisogna, quindi, fare parecchia attenzione”. E io che non ho mai praticato attività, se non il sollevamento-telecomando, potrei dare anche dritte … chi se ne frega se sono sbagliate. “E’ una cosa malata. Mi alleno da anni e non ho mai conseguito l’attestato di allenatore. E’ inutile”. C’è forse troppa superficialità per un fenomeno che al momento spopola in tv e su internet. Controllate i likes di Mecgregor sui social. E le arti marziali non sono neanche riconosciute dal Coni come sport. …Ma il Cheerleading si. “…E viene da piangere”.

IN ALTO. PIU’ IN ALTO

La situazione invece migliora un po’ andando verso nord. “Atleti professionisti qui in Sicilia non ce ne sono. Neanche uno. E’ una follia, basta sintonizzarsi su un qualsiasi canale on demand per capire la grandissima diffusione delle mma. Le pratichiamo anche male, come se fossero un rimpasto di karate e judo“. Io e Max concordiamo: assurdo che le arti marziali miste nella nostra penisola stentino a decollare. “Tra l’altro noi italiani, anzi, noi siciliani, abbiamo grandi atleti nel mondo della boxe, del karate e dello sport di contatto. Adesso l’Italia è pronta per inserirsi in questo in questo nuovo ambiente”.

I MIEI ATLETI … SOCIAL

Massimiliano è, oltre che un combattente, il social media manager dell’ Italia Top Fighters Management che gestisce i profili alcuni lottatori in gamba e competitivi. Molti di questi atleti si allenano giornalmente, sono promesse che aspirano alla UFC, la più grande organizzazione di MMA, anzi, la stanno sfiorando con un dito. “Se continuano così, ce la faranno”. Uno di questi è Walter Cogliandro, novarese di origini calabresi, ex cintura nera di judo e atleta della nazionale italiana di grapling. La sua storia è toccante. Walter è passato alle arti marziali miste dopo la morte del suo maestro. Un evento tragico che lo ha segnato. Ora allena ragazzi di tutte le età, dai 12 ai 50 anni. “Che sono i peggiori -mi confida scherzando-“. Ex campione pesi piuma della Promotion Italian Cage Fighting, collabora con il Caqrdano Top Team e ama lotte e corse in moto. Il suo sogno, come quello di tutti i fighter, è di arrivare in UFC. “Ci sta riuscendo -aggiunge Massimiliano-. Emozioni incredibili. E’ come giocare alla Battipagliese e arrivare al Real Madrid. O in NBA. Non è facile e devi anche restarci…, devi difendere sempre il titolo. E se non ne hai uno devi proteggere la tua permanenza in lega. Se perdi due scontri di fila la UFC per una clausola del contratto può mandarti via. Dopo anni e anni di allenamento devi rifare tutto”. Ma io sono fiducioso. Walter ce la farà.

 

playlist: Rage Against The Machine – Killing in The Name Of