La più bella regione d’Italia: un’ orgia inaudita di colori, di profumi, di luci, una grande goduria. Lo scriveva Sigmund Freud. E chi in Sicilia ci ha vissuto non può che concordare. I sentimentalismi riaffiorano intensi negli autoctoni che, per opportunità o necessità, sono costretti a lasciare la propria terra natale. Invece l’idea di Valeria, imprenditrice palermitana che ha girato mezzo mondo, è diametralmente opposta: lei vuole tornare al sud Italia per valorizzare una terra bistrattata, abbandonata dai giovani a causa di scarse opportunità di crescita e lavoro. I ragazzi fuggono. Se ne vanno. Ma a volte, fortunatamente, ritornano. Perché se esistesse un giardino dell’Eden, probabilmente, sarebbe molto simile alla regione del sole e delle arance. Anche qui frutti proibiti e paesaggi paradisiaci. Purtroppo si nasconde tra le piante il serpente malvagio, pronto a metterci lo zampino. Spesso riesce. E la Sicilia ne risente.

IRLANDA E SICILIA

La regola di chi rimpiange le proprie origini è sempre la stessa: abbandoni la tua vecchia vita per capire che era tutto ciò che stavi cercando. “Ho studiato turismo e viaggiato per anni grazie a progetti in collaborazione con l’Europa: Ungheria, Spagna, Turchia, Inghilterra e New York. Poi grazie ad una borsa di studio vinta all’Università mi sono trasferita a Dublino. Una città fantastica. Lavoravo come tour operator, ma a livello mondiale. L’attaccamento all’Irlanda era profondo ed è rimasto nonostante sia tornata. E’ pur sempre un’isola e mi sentivo a casa”. Paradossalmente, le similitudini ci sono veramente e riguardano calore umano e l’orgoglio similare delle due popolazioni. “Noi succubi del settentrione, loro dell’Inghilterra”.

IRLANDA DOCETValeria Vitrano

Valeria gira il mondo e intanto impara segreti da riportare in patria. Un piccolo tesoretto che utilizzerà nel suo lavoro. “L’idea di fare qualcosa per me e la Sicilia nasce da bambina, ma sono state le esperienze all’estero a darmi una formazione all’avanguardia. Qui siamo abituati ad un concetto di impresa vecchia, fatta di dipendenti schiavi sottomessi al padrone. A Dublino c’era parità nel team. Il main director ti abbracciava la mattina, portava la colazione, donava bonus. Una volta a settimana socializzavamo tra colleghi grazie al team building”. Che sia Halloween o un barbecue estivo, all’estero si crede molto nel gruppo. Si organizzavano feste, pagate dall’azienda stessa, per unirsi in una squadra solida. “Ci regalavano birre e cene per coccolarci. E’ un modo futuristico di agire. Ti aiuta ad andare in ufficio tranquillo e produttivo”. Mi racconta anche che gli irlandesi hanno un approccio all’americana. Stabiliscono una mission comune e obbiettivi da raggiungere. Fondamentale la familiarità con i clienti in un mondo troppo ingessato dalle cravatte. “…E ho voluto portare questa forma mentis anche in Sicilia. D’altronde, chi è più caloroso di noi?”

VA DOVE TI PORTA IL CUORE

“In Irlanda mi hanno anche fatto un contratto, sono rimasta un anno … però dopo quel periodo mi sono licenziata! A ventitré anni ero già una dipendentuccia stipendiata”. Sembra un sogno. “Invece un giorno ho pensato, guardando un foglio bianco sulla scrivania: “Questo sarà il resto della mia vita?”. Dovevo dire basta. Ho seguito un corso al DIT, Dublin Institute of Technology, ma è stata durissima. Non riuscivo a bilanciare studio e lavoro”. Un sacrificio estremo. Da tutto, Valeria si ritrova ad avere niente. “Sono finita a fare la cameriera. Una vita di mer*a per tre anni. Ma con cognizione. Ho lasciato un’esistenza tranquilla per inventarne una nuova. Volevo azzardare un futuro nel turismo palermitano. Preso l’attestato sono quindi tornata in Sicilia, studiando ogni foglia, mare o roccia. Un’analisi sulle mie radici”. Valeria sembra la solita meridionale con un attaccamento inspiegabile alla propria regione. E invece c’è di più. La giovane viaggiatrice ha un obiettivo morale più alto. “In Irlanda lavoravo e spendevo energie per un posto che non era il mio. Le persone lì stavano bene, stavo utilizzando tutte le forze per una metropoli colma di ricchezza, mentre le opportunità qui lentamente muoiono”.

LANCIARE I DADI DELLA VITA

Ne ho conosciuti tanti bravi con le parole e meno con i fatti. Valeria non fa parte della categoria. Lei ci sta provando. “Nel momento di agire tiriamo indietro la mano. Pensano tutti ai soldi. Personalmente, lavorare con i turisti è un modo per dare un contributo”. Abbassare le carte e andare all-in, rischiare. Cercare di coinvolgere. “Voglio regalare esperienze uniche, mettere in contatto i turisti con la cultura locale. Far conoscere mercati ed eroi siciliani. Anche le birre migliori. Devo rompere quella barriera di formalità all’interno delle aziende. Stravolgiamo un po’ le cose e manteniamo un rapporto friendly per una nuova sintonia tra le persone”.

LUCI ED OMBRE

Purtroppo Valeria deve anche scontrarsi con la realtà dei fatti: per un cambiamento culturale serve tempo. “Ero partita con entusiasmo, ma la situazione è scoraggiante. Una giovane donna in Sicilia viene screditata. Non mi hanno presa sul serio quando in banca ho chiesto i primi finanziamenti. Mi hanno letteralmente presa in giro. Probabilmente non mi ritenevano una persona degna delle loro attenzioni”. Fuori dall’Italia a trent’anni sei già vecchio. Qui, invece, quasi troppo giovane per inserirti nel mercato del lavoro. Come vi permettete a chiedere un finanziamento senza avere giacca, cravatta e almeno 60 anni?! “Io però ci credo, voglio creare una Sicilia che ancora non esiste, fuori dagli schemi. Ho chiesto e ottenuto il finanziamento resto al sud e presentato il progetto ad aprile, ora ho una mia attività, ma ancora non ho ricevuto tutti i soldi promessi”. E’ limitante. “Hanno perso pure le pratiche!”. A volte frustrante. “Mi scoraggio, ma quest’isola mi darà risposte, ne sono sicura. E io proporrò un turismo esperienziale eliminando ogni tipo di stereotipo riguardante mafia e padrini”.

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