Il Palermo è ad un passo dal fallimento. Nonostante le parole di Tuttolomondo, la salvezza è sotto la soglia dei sogni.  La mancata affiliazione al campionato di B e i debiti della società non lasciano spazio a tante speranze. Palermo affonda dopo tanti bluff. Nel silenzio generale, Palermo, ancor prima che il Palermo, veniva umiliata e mortificata da avventurieri pronti a tutto. Momenti di splendore che Zamparini ha fatto pagare a caro prezzo, con quello che potrebbe apparire come uno spirito di vendetta per una città che non si è prostrata e l’ha ripudiato. Oggi, ai piedi del cadavere si presentano tutti, dettando regole e condizioni.

POTENZIALITÀ

Il club di viale del Fante ha potenzialità enormi. La categoria ha la sua importanza, ma il bacino d’utenza non cambia. Se si parla di centro sportivo o del marketing, per esempio, partire dal basso potrebbe essere l’ideale rodaggio. Chi si tuffa oggi sul Palermo, pensa questo ma anche ai tanti segmenti che la gestione Zamparini ha lasciato immacolati persino ai tempi d’oro. Anche perché, diciamolo chiaramente, al di là del calcio giocato il Palermo è sempre stato una miniera poco sfruttata.

OPZIONE MIRRI

Oggi l’attenzione è puntata sul bando. C’è chi sostiene che in pole position ci sia Dario Mirri, imprenditore nel campo della pubblicità esterna. Il proprietario della Damir sta lavorando a braccetto con Rinaldo Sagramola, vecchia conoscenza di viale del Fante. Mirri ha una parentela illustre – è nipote di Renzo Barbera – e circa 3 milioni di euro da recuperare, frutto dell’investimento più strano della storia dell’umanità. Se si è trattato di un regalo, applausi.

GLI ALTRI PAPABILI

Da Genova arriva il forte interesse di Massimo Ferrero, attualmente presidente della Sampdoria, che ha annunciato di essere in procinto di vendere il club blucerchiato e di voler investire sul Palermo calcio. Sembrerebbe che l’istrionico Ferrero avrebbe già contattato Beppe Iachini per allestire una dozzina terribile e per stravincere immediatamente il temibile campionato di D, in cui non servono classe e talento, ma rudezza e coltello fra i denti. Non fa segreto del suo interesse per i rosanero anche il costruttore italo-americano Tony Di Piazza, imprenditore nel settore immobiliare con proprietà in Florida e a Manhattan.  Altri nomi che si fanno sono quelli di Tommaso Dragotto, proprietario di Sicily By Car e della Follieri Capital di Raffaello Follieri, che in passato è stata vicinissima all’acquisto del club.

LA MULTIPROPRIETÀ

Escludendo la possibilità che la famiglia Tuttolomondo possa vincere il ricorso per la riammissione in serie B, il bando a cui sta pensando il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, prende sempre più forma. Il primo cittadino ha già dettato delle condizioni, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale. La più discussa e discutibile è quella che il Palermo debba essere acquistato solo ed esclusivamente da un imprenditore che non sia proprietario di altri club di calcio. Non sarebbe dunque possibile ciò che è successo a Bari e a Salerno, dove rispettivamente De Laurentis, presidente del Napoli, e Lotito, patron della Lazio, hanno acquisito il doppio club nelle serie minori, evitando il conflitto di interesse.

OTTIMISMO E IPOCRISIA

Le norme non consentono, ovviamente, di possedere due società calcistiche che disputano lo stesso campionato. E oggi, nel rispetto di questa regola, si ipotizza un bando che vieti a monte l’accesso a chi già possiede squadre. Ottimismo e ipocrisia sono le regole imperanti di questo ragionamento. Ricordiamo, per cominciare, quanti anni ci sono voluto per uscire dalla melma dopo la radiazione dell’86. E poi, così facendo, apriamo le porte ai prestanome o peggio limitiamo la scelta a chi potrebbe essere utile nel presente ma non più nel futuro. Porre certi limiti e non dare il Palermo al migliore offerente è una stupidaggine, riflesso di un populismo che fa breccia anche nel mondo del calcio.

LA STRADA SPIANATA

La clausola anti multiproprietari sarebbe giustificabile se il Palermo fosse già in B, ma ripartendo dalla D appare almeno pregiudizievole. Impedisce, infatti, a chi ha risorse ed esperienza di partecipare ad un bando senza violare i regolamenti federali. E stimola cattivi pensieri: che ci sia la strada spianata per qualcuno? L’unica certezza è che, per un motivo o per un altro, anche quest’estate, calcisticamente parlando, sarà scottante.

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