Diciottosettembremillenovecentonovantanove. Così tutto d’un fiato. Come la sera di venti anni fa, quando a perdifiato correvo a prendere la macchina per soccorrere mio papà, improvvisamente stramazzato per terra.

MIO PADRE NON C’ERA PIU’

Tutto d’un fiato, come quando l’ambulanza si è fermata mentre eravamo sulla via dell’ospedale, per comunicarmi che mio padre non c’era più. E tutto d’un fiato ho avuto la sensazione di avere tolto dalle spalle il mantello di protezione che un genitore, anzi due ma in maniera diversa, rappresenta per i propri figli.

MI SONO RITROVATO SOLO

E non conta l’età, l’affermazione, la ricchezza, un genitore è la garanzia per il figlio, anche se spesso i fumi della gioventù non ne fanno accorgere con chiarezza. Ed a trentaquattro anni mi sono ritrovato da solo. Mia mamma se ne era andata quando ne avevo diciotto e mi stavo affacciando al mondo, a sbracciarmi nel tempestoso mare della vita.

L’ULTIMA PASSEGGIATA

Era un caldo sabato sera, con mio papà eravamo stati alla partita di calcetto della nostra squadra, l’Otium, quindi eravamo stati a casa di amici e passeggiavamo tra le giostre montate in occasione della festa di San Cosma e Damiano a Sferracavallo.

SEMBRAVAMO FRATELLI

Con il solito babbio che ci contraddistingueva e che quasi ci faceva ammirare, poiché mio papà era soltanto ventisette anni più grande di me. E adesso che anche io mi avvicinavo all’età adulta, sembravamo più fratelli che padre e figlio.

SENZA PREAVVISO

Un unione formatasi attraverso le difficoltà di avere dovuto affrontare assieme l’abbandono di mamma Giusy, ma c’eravamo riusciti e seppur tra mille scintille quotidiane eravamo diventati davvero inseparabili. Improvvisamente papà Marcello si è accasciato al suolo, senza un minimo di preavviso, se lo avesse potuto fare l’avrebbe fatto con il suo solito sarcasmo ed io non gli avrei creduto. 

SONO PASSATI VENTI ANNI

Invece ho dovuto prendere atto della drammaticità del momento e seppur prodigatomi al massimo, mio padre era andato via, probabilmente per un infarto o qualcosa di simile. A sessantanni. Da quel sabato sera sono passati venti anni ma non ‘c’è occasione lieta o triste della mia vita che non me lo risenta nelle orecchie. Purtroppo non più davanti agli occhi.

LO SENTIVO IN CASA

Eppure, e credo di non essere stato suggestionato, quando per circa quindici giorni dopo che Marcello u rummuliusu era andato via, sentivo per casa una sensazione di qualcuno che girovagava come se volesse controllare che tutto fosse in ordine, prima di andare via definitivamente. Ed una sera ho sentito una carezza dolce su una gamba e da allora questa sensazione è scomparsa. Come se mio papà volesse accertarsi che prima di volare in cielo o chissà dove, lasciasse tutto sistemato.

IL MANTELLO DI PROTEZIONE

Scadere nella retorica e diventare patetici è semplice quando si affronta un triste anniversario come questo, ma credetemi a distanza di una vita dalla perdita dei miei genitori, ancora il dolore è straziante e l’intera esistenza è costellata dai millanta se, riferiti a ciò che poteva essere e non è stato, se il mantello di protezione non fosse stato tolto.

RICOMINCIARE A BABBIARE

L’unica cosa che rimane è continuare a chiedere la sua protezione nel desiderio, o nella certezza cattolica, un giorno di rivederci e ricominciare a babbiare tra le scintille. Ciao papà. 

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