“Mi sveglio in rianimazione, ho ancora la sirena dell’ambulanza nella testa e da sportiva la prima cosa che faccio è cercare di muovere le mani e ci riesco, ma sembrano senza forze, poi provo con le gambe e quelle non le sento proprio”. In quel periodo Linda Troiano, curriculum di tutto rispetto nella Serie B di pallavolo, il sogno di raggiungere l’A2 e il sudore del campionato di beach volley sulla fronte, era in forma: gambe lunghe, ventre piatto, chioma e la bellezza di una sportiva vera.

LA SEGRETERIA DI DIO Linda Troiano Sitting

“Ero sulla mia Ducati, un ragazzo in auto non si è fermato allo stop tagliandomi la strada e l’impatto è stato violentissimo, fratturandomi costole, vertebre e ferendomi il viso, soprattutto il naso”. Sarebbe potuta tornare in campo? Il pensiero era assillante per una che aveva dato la sua vita allo sport e alla vita adesso chiedeva il riscatto degli anni investiti, come all’università, come davanti a una segreteria. Quella di Dio o chi per lui.

L’IMPREVISTO CHE DIVENTA OCCASIONE

“Ero grave, chi mi veniva a trovare in ospedale si impressionava. Ero intubata, circondata da malati terminali. Mi trasferirono in neurochirurgia, poi in chirurgia plastica per ricostruire il setto nasale, parte delle labbra e del volto. Ma ero allegra, infondevo coraggio, perché tanto il mio pensiero era che in campo ci sarei tornata”. E in un certo senso aveva ragione, perché quando compreso che a quei livelli non sarebbe tornata, Linda ha studiato seriamente per diventare allenatore (terzo grado, quello nazionale).

Linda Troiano Sitting 1LO SPORT NELLA TESTA

Ha spostato dagli arti alla testa la concezione di sport e vita che non sono più mossi dalla forza e dai muscoli, ma dalla mente: “Dai miei giocatori pretendo il massimo, sono severa ed esigente e chiedo loro di affidarsi al cervello per affrontare i problemi dello sport, che poi sono anche problemi della vita. Chi impara a superare le difficoltà nello sport, sarà forte anche nella vita. Così è stato per il mio incidente”.

LA RINASCITA COL NUOVO CORPO

E in effetti, l’incidente poteva piegare chiunque. Fisicamente lo ha fatto con Linda, ma la testa è tutta un’altra cosa, soprattutto quando è gagliarda e vincente: “L’ho reputato come una rinascita – racconta – mi ha insegnato cose nuove, per esempio, camminare e adattarmi al mio nuovo corpo, trovare soluzioni diverse per fare cose che prima realizzavo con naturalezza. Certo, se prima ero più istintiva e non avevo paura di niente, oggi sono molto fragile, ma questo mi serve per essere più riflessiva, ponderare le cose e pensare alle conseguenze”.

E POI SPUNTA IL SITTING

E una sportiva con questi attributi non può stare ferma a casa, in un letto, così quando per la frustrazione non riesce a vedere neanche una partita di pallavolo, scopre il sitting: l’occasione che aspettava da sempre, da tutta la sua nuova esistenza. Il Sitting volley è pallavolo, ma da seduti. E a praticarlo sono sportivi che hanno difficoltà motorie: “Non è semplice – spiega – ho avuto momenti di sconforto, ho dovuto reimparare tutto, sono serviti allenamento e pratica. Mi sentivo di nuovo piccola”. E forse il bello è anche questo.

(L’intervista video di Luca Tutone per TRM)

L’IDEA E PADRE MASSIMO

Allenava le ragazze della Volley Palermo, poi l’idea di creare la prima squadra di Sitting volley in Sicilia e il benestare di Padre Massimo che a Sferracavallo, borgata marinara poco fuori Palermo, plasma un vero e proprio centro di aggregazione: “Si respira aria serena, Padre Massimo ci ha accolto a braccia aperte, ha compreso la nostra genuinità e i nostri valori”. E oggi c’è una squadra di tutto rispetto: “Abbiamo creato un bel gruppo e ho visto i miei compagni con disabilità appassionarsi – dice – uno di loro, senza una gamba, lì per terra si sente a suo agio, si sente importante perché lento cardine della squadra”.

LA NAZIONALE

Quando ci sono queste emozioni, la vita poi va da sé e per Linda arriva anche la convocazione in nazionale: “Formidabile, mi sono inserita in un gruppo già formato e consolidato, c’è un Europeo a luglio e spero di riuscire per le Olimpiadi di Tokio 2020 che rimangono il sogno”. Tornata a Sferracavallo, la trafila continua: un anno di lavoro, il reclutamento degli atleti per il sitting, la ricerca di risorse economiche per partecipare al campionato italiano a Napoli, poi la difficoltà che spiazza: “Il 4 maggio non mi sono presentata perché l’U14 (campionesse territoriali e interterritoriali) nella stessa data si è giocata l’accesso alla fase nazionale. Chiesi di spostare la data, ma gli organi competenti risposero di no”. La storia quindi non è come quei film americani sempre col lieto fine, ma Linda Troiano lo sa bene, quando tutto sembra avere un epilogo negativo, rieccola, la rinascita.

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