Gentilmente perseguitato da sempre fui dal termine “gentile”,in tutte le sue varianti (l’incipit  di queste righe non si esime….): sostantivo, aggettivo, avverbio e quant’altro in tutte le sue declinazioni, me lo sono sempre ritrovato a scandire il mio crescere,una sorta di ruota di fantozziana memoria, sempre in mezzo inesorabilmente.

DA RAGAZZINI

Ben 3 gentile segnavano i miei giorni di ragazzini:

Il portiere Nino Gentile detto u tignuso che non faceva altro, in barba al suo nome, che rimproverarci (eufemismo: nni’ iccava vuci e cati d’acqua) e  rapportare ai miei le marachelle a iosa di quel tempo meraviglioso, fatto di scoperte e pitruliate, con conseguenti punizioni corporali: mia madre e’ tuttora una virtuosa della cucchiara.

Emilia Gentile, una nostra coetanea,un po’ più grandetta a dire il vero 13 anni o giù di lì, che agitava i nostri primi pensieri pruriginosi nei confronti del gentil sesso. Oggi la dipingi gradevolmente formosa, per via del suo seno già allora prosperoso che ne preannunciava l’apparizione: sorvolo e vi evito le descrizioni minuziose del tempo e i giudizi non proprio da educandato.

E poi arrivo lui, nell’estate del 1982: lo conoscevamo già da qualche anno grazie a tv e figurine;ma in quei due mesi, giugno e luglio, Claudio Gentile un Dioscuro in maglia azzurra, divenne una sorta di mito, specie per i brandelli delle maglie di Maradona e Zico che si  porto’ dal Mundial spagnolo: la sua faccia temprata ad ebano in periferia tirava quasi quanto Pablito.

 

IL TEMPO DELLA SCUOLA

La scolarizzazione non sfuggì alla regola: all’asilo dalle suore, alle elementari e medie, gli inviti alla gentilezza si sprecarono in tutte le forme e maniere. Spesso addirittura con scritti di varie dimensioni su appositi registri, rapporti li chiamavano gli autori, e in alcuni casi con lettere a casa. Si partiva con “gentile” sin dall’intestazione.

Non vi dico poi al Liceo,ahimè classico. Dalla gens romana in latino, passando per quasi tutti i poeti e scrittori in italiano. E persino in arte e filosofia, una overdose di gentile, ovunque a buttare, per dirla alla palermitana.

CRESCENDO, MI RICORDO…

Durante il servizio militare a Taranto, un tizio Adriano, leccese e mutanghero, che vedendo le mie guardie da settimane in sostituzione agli altri che andavano il sabato a casa (io con 24 ore di licenza manco arrivavo che dovevo ritornare….) e sopratutto la mia faccia, mi invito una domenica a pranzo a casa sua. Orecchiette  con cime di rapa e cotoletta, un bagno, il calore di una famiglia. Tutt’oggi quel gesto come di sublime gentilezza.

AMORE IN GELATERIA

Recupero, gelateria famosa a Palermo negli anni 90, il mio arrivo con la 126 black ogni sabato alla fine delle partite di tennis con una ragazza che frequentava l’Isef e per la quale avevo in debole. Lì, spesso, le brioche scolavano fra sguardi in solluchero persi nel vuoto. Gli insegnamenti e i precetti di Mamma Angela, dura ma benedetta e provvida palestra alla gentilezza, stavano contribuendo a regalarmi Mela, la meravigliosa donna della mia vita.

UN FIGLIO CHE NASCE

In una sala d’attesa dell’ospedale Cervello, dopo quasi 12 ore di travaglio, io con un camice in mano, aspettando Lucio già in ritardo da settimane. Cambio dei medici a mezzogiorno, arriva un signore di mezza età’, corpulento, mi si avvicina. ”Che faccia che ha…..” mi dice con voce ferma e un sorriso composto. Pur non conoscendolo gli racconto la mia esperienza di aspirante papà dietro una porta e la notte insonne. “Non si preoccupi, fra un po’ se tutto ok la chiamo….:” Alle 13.35 del 23 ottobre di quindici anni fa, assistetti al parto  e alla nascita di mio figlio, un accadimento che mi ha arricchito e fatto vedere il mondo femminile da un’ottica unica. Non finirò mai di ringraziare quel signore gentile nei modi e nell’agire, oggi ginecologo di mia moglie.

LE LUCCIOLE GENTILI

E infine nella notte più buia della mia vita, perdendo un affetto caro, nella mutilazione e nella solitudine, tante inaspettate lucciole intrise di luminosa gentilezza, hanno aiutato me e la mia famiglia a fare luce sul sentiero perduto, che il nero più pesto non ci faceva più vedere. E a ritrovare la forza per alzarci e riprendere il cammino. In questa giornata mondiale della gentilezza e’ a loro che va il mio più sentito ringraziamento e a tutti coloro che saranno arrivati a leggere sin qui.

Gentilmente vostro, Vito

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