I suoi detrattori amano dire: “Ma certo, la filosofia, quella cosa con la quale e senza la quale, tutto resta tale e quale”. Come fosse un esercizio obsoleto, una disciplina ormai scaduta, un vecchio rudere da rispettare, ma così inutile da non farci neanche una fotografia. Funziona così almeno per la filosofia in Italia, nell’anno del signore 2019.

LA TRASGRESSIONE DEL SAPERE

Così molti giovani dalle attitudini decisamente umanistiche si trovano indecisi e qualcuno vuoi perché ha avuto genitori con una mentalità rivolta alle passioni e non al profitto, vuoi perché comprendono che il sapere oggi è trasgressivo, si ribellano alla società delle macchine e si iscrivono in polverosi atenei di Filosofia.

IL VIAGGIO E’ PIU’ IMPORTANTE DELLA DESTINAZIONE

Studiare filosofia è accettare che è più importante il viaggio della destinazione. Ma la domanda è opportuna: oggi il filosofo che ruolo ha nella società italiana e soprattutto, che professione potrà svolgere? Beh, la moltitudine verterà sull’insegnamento senza dubbio. E tutti gli altri? Complicato rispondere. Soprattutto quando sei di Palermo, quindi italiano, quindi con le ore scolastiche di filosofia ridotte al minimo, soprattutto quando è il collega del banco accanto a chiederti, ma insomma a cosa serve la filosofia? Noi abbiamo girato questa esatta domanda a quattro laureati in filosofia, tre di questi sono stati costretti a lasciare la Sicilia e soltanto due oggi hanno una dignità piena di giovani filosofi e guarda un po’, con l’Italia non hanno più nulla a che fare perché vivono, studiano e lavorano in Repubblica Ceca. Ve li presentiamo con una tabella:

Eliana M. Alessandro T. Valentina A. Emanuele L.
Esperienze dopo la laurea Commessa, addetta al rilevamento prezzi nei centri commerciali, volantinaggio, insegnante privata. Falegname, segretario per una palestra, impiegato in un’azienda vitivinicola, assistente sociale. Babysitter, promoter sky, operatrice di call center, insegnante privata. Giornalista per un giornale cartaceo.
Cosa fanno oggi? 35 anni, è professoressa di Storia e Filosofia, ma occupa la posizione di supplente di Sostegno a Palermo. Poi collabora con la Mondadori per i testi di settore. 35 anni, è professore di Storia e Filosofia, ma occupa la posizione di supplente di Sostegno a Cuneo, in Piemonte. 33 anni, è insegnante di italiano all’Università della Boemia del Sud, nel frattempo è dottore di ricerca in filosofia nella stessa università. 31 anni, è dottore di ricerca in teologia e ricercatore in filosofia per l’università della Boemia del Sud.

Salta subito all’occhio la precarietà della loro situazione e il continuo tribolare da un lavoro a un altro in attesa della sistemazione più corretta. Ma ora entriamo nel merito con due domande più precise.

Eliana M. Alessandro T. Valentina A. Emanuele L.
Quali competenze credi che la filosofia ti ha permesso di avere? “La filosofia ti aiuta a ragionare. Il pensiero è innato nell’uomo, ma il pensare competente si apprende e ha bisogno di esercizio. È la base per risolvere qualsiasi problema, quotidiano o scientifico”. “Ho acquisito capacità interpretative del reale, la filosofia mi ha permesso di comprendere meglio la storia recente e la quotidianità attraverso diverse prospettive”. “Le sue letture non lasciano indifferenti, le sue riflessioni sono ingombranti. Mi ha dato la consapevolezza del peso delle parole e del silenzio, rendendomi una privilegiata in questo mondo in cui si vomita ogni idea a scapito di chiunque. “Ha migliorato le mie capacità critiche permettendomi di non precipitare mai le situazioni. Inoltre, mi ha permesso di vedere le connessioni fra passato e presente e oggi applico quasi involontariamente tutte le competenze analitiche, filologiche, ermeneutiche, storiche acquisite”.
Quale percezione credi che la società abbia della filosofia? “Non positiva, si immagina il filosofo con la testa in aria che guarda il cielo, non vede il pozzo e ci cade dentro. Ma la colpa è anche il come si insegna la filosofia, il come viene trasmesso l’amore per la filosofia”. “Sbagliata, chi non la conosce crede di conoscerla. C’è un forte pregiudizio”. “Tanto tempo fa, il filosofo stava dietro le quinte, ma “reggeva” il mondo, osservava, dava consigli, si interrogava, oggi ci sono gli imprenditori, ci sono i manager e tante, troppe informazioni che sono più efficaci degli anestetizzanti”. “Ci sono quelli del laconico e anacronistico miii che bello e quelli dello scettico e questionante sì ma a che serve? In entrambi i casi, credo ci sia un’errata percezione di cosa sia la filosofia”.

 

Fra i ragazzi qualcuno mi dice che fuori dall’Italia c’è una considerazione maggiore del percorso universitario in filosofia. Ci sono banche che cercano filosofi per la valutazione delle risorse umane e appunto, per la gestione del personale. Ci sono tutte quelle aziende che puntano ai problem solving che cercano laureati a cui far spremere le meningi. Ma qui, da noi, c’è un forte pregiudizio. Che ne dite ragazzi?

Eliana M. Alessandro T. Valentina A. Emanuele L.
Credi che anche lavorativamente ci sia un pregiudizio nei confronti della filosofia? “Certo, lavoravo come commessa e il mio datore di lavoro mi rimproverava continuamente perché esporre le borse non era fare filosofia, io non ero d’accordo. Scegliere una borsa è seguire la propria personalità e per scoprire la propria personalità, bisogna analizzarsi con la lente d’ingrandimento”. “Sì, c’è a tutti i livelli. Si ignora quanto questo campo di studi possa dare a chi lo segue. Non esiste filosofia senza l’uomo, non esiste filosofia senza la società, ignorarla è ignorare l’uomo e la società”. “Cucini? Allore sei un cuoco.

Operi? Sei un dottore.

Scrivi? Sei uno scrittore.

Cosa fa il filosofo? O più correttamente, cosa fa chi ha studiato filosofia? Sembra una figura che non ha alcuna utilità, ma mi permetto di lanciare una provocazione, come è possibile conciliare questa presunta inutilità con il suo essere molesto?”.

 

“No, non proprio. Risorse umane, coaching/counseling filosofico, compiti di carattere manageriale, sono mestieri che spesso vengono fatti da persone che hanno avuto una formazione filosofica. Il pregiudizio, a mio avviso, nasce proprio quando si ha un’errata percezione di cosa sia la filosofia, quando aprioristicamente si decide di non avvicinarvisi, decretandone da subito la sua inutilità”.
Come immagini l’apprendimento della filosofia fra vent’anni?

 

“Io mi auguro che fra vent’anni la filosofia venga studiata già dalle elementari. Ma purtroppo questa è una società che tende a prendere le vie più brevi e privilegia la manualità. Si parla di nativi digitali, spero non si limitino a un uso meccanico e inconsapevole dei social network”. “Decisamente in crescita, non legato ai problemi canonici come l’aborto o l’eutanasia, ma per esempio cercare di capire come la robotica e la tecnologia possa entrare nella nostra quotidianità e come l’uomo possa relazionarsi con essi”. “Mi piace immaginare un ritorno dei valori e degli studi umanistici, una maggiore consapevolezza degli errori commessi. Vent’anni sono un tempo sufficiente per sperare in un risveglio delle coscienze. “Se il trend futuro seguirà quello odierno, fare filosofia come studio o professione sarà ancora dentro l’orizzonte delle cose umane. Dal lato pratico, invece, penso che apprendere la filosofia attraverso immagini e schemi, come alcune teorie contemporanee dimostrano positivamente come il futuro della didattica della filosofia, rischi in realtà di impoverirne il suo apprendimento”.

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Eliana, Alessandro, Valentina ed Emanuele sono vicini al loro obiettivo. Hanno studiato tanto, vinto concorsi, preso aerei e richiami, ma sono felici perché fanno quello che amano. Sono pericolosi perché pensano, sono fuori moda, non faranno i politici, ma sono quelli a cui chiediamo consigli quando le cose non vanno. Sono filosofi, come quelli del passato. E siamo noi ad avergli voltato le spalle. Il nostro passato è robusto, è la nostra memoria a battere la fiacca. Ed ha ragione Valentina: “Siamo nani sulle spalle dei giganti”. Ricordandomi che a dirlo è stato uno che oggi in Italia avrebbe difficoltà a trovare un lavoro.