“Una persona determinata a tratti ingombrante”. Ecco Christian “Paterniti” alias Picciotto raccontato in una sua frase. Un artista estroverso e dalla forte personalità che dietro orecchini e tatuaggi nasconde una fragilità profonda che trasforma in forza e consapevolezza. A 35 anni il picciotto di Palermo è ormai cresciuto conscio delle sue possibilità e dei suoi limiti. È una storia che si pone a metà tra due termini: degrado e riscatto. “Non a caso la frase più importante che ho scritto è Equilibrista tra le stelle e l’oblio, rima tatuata anche sulla mia pelle. È proprio dove mi vado a collocare: alla ricerca di un equilibrio che forse non troverò mai. Per chi poi come me deve andare avanti senza un titolo di studio alle spalle, inventandosi il lavoro di giorno in giorno e coltivando ancora il sogno di diventare musicista, è difficile pagare le bollette. Almeno in Sicilia, una regione che ha limiti musicali evidenti rispetto al resto d’ Italia”.

LA TERRA DEI CACHI

Picciotto Live

Dalla terra delle arance però possono nascere tantissime opportunità e Christian Picciotto dal niente ha conquistato tutto: premi nazionali come quello per la Musica Contro le Mafie (primo palermitano a riceverlo) che gli ha anche donato un ruolo di primo piano all’interno della manifestazione Palermo Capitale della Cultura; una marea di album e singoli pubblicati; quasi 300 concerti all’attivo e collaborazioni con artisti affermati della scena musicale italiana e non come 99 Posse, Zion Train, Keny Arkana e Daniele Silvestri. “Fare il cantante è una diretta conseguenza del mio impegno sociale che porto avanti da 20 anni. Operare in questo campo mi da sia linfa vitale che stanchezza. Mi regala sorrisi e mi stressa. La mia giornata tipo si divide tra allenamenti di bambini meno fortunati in vari quartieri della città, laboratori di scrittura creativa e progetti musicali. Devo stare attento a non dimenticare che ho anche una casa e una famiglia. A volte ho addirittura i sensi di colpa. È vero, sono cresciuto, ma dentro di me c’è sempre quel bambino che coltiva il sogno di tour infiniti e palchi importanti. Forse è questa la mia forza”.

UNO, NESSUNO, CENTOMILA … RIME

Altro che Picciotto, Christian è un uomo. O forse più. Tutti rinchiusi nello stesso corpo. Io ne ho contati 3: papà, operatore sociale e musicista. Ma probabilmente per la fretta ne ho tralasciato qualcuno. Per comprendere meglio la sua personalità ho quindi dovuto necessariamente ascoltare il suo ultimo lavoro in studio: TeRAPia. “Che è quello di cui avrei bisogno. Sono cambiato tanto rispetto ai primi album. Meno cupo musicalmente. Questo giochino della violenza in musica si fa da ragazzini, adesso ho bisogno di prendermi meno sul serio trattando temi importanti. E in questo Terapia è il più maturo dei miei lavori”.

QUESTA E’ LA STORIA DI UNO DI NOI

Ma la passione per la musica nasce ad appena tre anni quando Christian credeva di essere Adriano Celentano e il papà era costretto ad interpretava Pippo Baudo. “Facevo i movimenti del molleggiato durante Fantastico prima di andare a letto. Guai se papà non mi assecondava (ride). E ho voluto in regalo anche l’album Il Re Degli Ignoranti di Adriano, disco che ritengo grandioso tutt’ora”. Poi la svolta con l’acquisto del famoso “Canta tu” sponsorizzato da Fiorello e la sua leggendaria coda di cavallo rimasta negli annali come simbolo degli anni ’90 italiani. “Non amavo le canzoni presenti all’interno dell’apparecchio e così utilizzavo il solo microfono per fare le telecronache delle partite di calcio in tv. Quando poi raccontavo la partita cercavo di parlare sempre più velocemente. E così ho cominciato con le rime“.

RAPPER, MUSICISTA O CANTANTE?

“Mai amate le categorizzazioni. E io non nasco dal rap. Alle medie facevo lezioni di pianoforte e solfeggio, però per problemi economici ho smesso e la mia famiglia ha dovuto anche vendere lo strumento. Da quel momento ho avuto un rigetto verso i tasti di ogni tipo. Ora suona la tastiera mia figlia ed è molto più brava di me. Io invece mi sono riavvicinato alla musica attraverso l’hip hop anni ’90 di Articolo 31 e Sottotono. Ma ascoltavo anche altri generi: il grunge dei Nirvana o gli italiani Prozac + ad esempio. Registravo tutto ciò che passava alla radio con dei “mixtape” e amavo Matchmusic che ti dava la possibilità di vedere i video”. Un’emozione per i tempi.

IN TRAP… POLA

Tempi che sono cambiati e ora la musica ha nuovi orizzonti. Frastagliati, ma non sempre migliori. L’artista diventa quello di X-Factor studiato a tavolino e non c’è più spazio per le piazze e i live. Anche il modo di cantare cambia, si impreziosisce di tecnicismi a discapito delle sensazioni. “I giovani di oggi hanno perso il romanticismo. I Trapper italiani più famosi ad esempio non dicono nulla, mettono solamente più parole possibile in sequenza. Diventa una questione di numeri. La Trap vera nasce in America e Francia come musica di protesta. Ed è una grande invenzione perché rallentando la base permette a un cantante di cambiare “flow” in continuazione. Il problema italiano è purtroppo un problema di contenuti. Sono soltanto provocazioni sterili”.

DAL TEMPIETTO A FACEBOOK …

La paura del picciotto di Palermo non riguarda, però, soltanto i giovani; quello che descrive è un mondo fatto di internet in cui bisogna essere connessi per farsi avanti nella società. Un mondo in cui quello che viene a mancare è proprio il confronto diretto.  “Che ahimè era costruttivo. Fino a 20 anni fa si era tutti diversi: chi ascoltava metal, chi punk e chi rock, ma ci ritrovavamo sempre nelle stesse piazze, al famoso Tempietto di piazza Politeama ad esempio, per stare tutti insieme e discutere. Adesso la piazza è diventata il social network. Un’affollata solitudine”

… DAL BORGO DI PALERMO AL LIBANO

Per questo Christian insegna ai ragazzi meno fortunati dei quartieri, per tramandare ai più giovani quei valori ormai scomparsi e sostituiti da smartphone e selfie. “Sono stato in Libano grazie a un progetto che prevedeva un gemellaggio tra un rapper e alcuni adolescenti dei campi profughi palestinesi a 6 km dalla Siria. E ho coinvolto i bambini di Borgo Vecchio, zona in cui lavoro da 7 anni con il più alto tasso di dispersione scolastica, con laboratori di scrittura per creare dei testi che avrei poi letto in Libano. Non sapevano neanche dov’era il Libano sulla cartina geografica. Da quest’esperienza è venuta fuori la canzone “No Border” con tanto di video creato proprio dai ragazzini del Borgo”. Christian inizia a lavorare con i giovani quasi per coincidenza nel 2006, quando viene chiamato nel quartiere Zen per musicare alcune interviste e decide di non andarsene più. “Ho cominciato a inventare laboratori di scrittura creativa fino alla nascita della Zenit Posse Crew: un gruppo composto da piccoli abitanti del quartiere Zen che per alcuni anni ha anche lavorato con me in tour aprendo le serate di Bologna, Milano e Napoli. Immaginate il loro sguardo appena atterrati, loro che neanche avevano mai lasciato la città. Lì ho capito che la musica può salvare sia i bambini che me. Per me la vita e la musica vanno pari passo”.