Massì, mettiamola questa maglia rosa, scegliamo il giorno e scendiamo tutti per strada con i colori del Palermo. Mettiamola e facciamone motivo di orgoglio, perché ai palermitani possono avere distrutto il fegato e frantumato gli zebedei, ma il cuore è protetto dal sacro scudo della fede. E se di questo giorno si vuole fare un evento mediatico, vestiamoci di rosa proprio il 14 notte. Rosalia, la Santuzza, capirà.

LA LIBERAZIONE

Al suo nome e alla sua grazia è attribuita la liberazione dalla peste, da qualsiasi tipo di peste. Un momento di liberazione che accomuna credenti e laici, specie adesso che la sfilata dietro al carro ha assunto i contorni di una grande festa pagana.

USCIRE DALL’ISOLAMENTO

E il merito, perché di merito bisogna parlare quando dietro ad un simbolo si pacifica la folla, è di Leoluca Orlando. Almeno della sua original version, quella che negli anni ’90 seppe garantire a Palermo lo spessore culturale per uscire dall’isolamento in cui la mafia stragista l’aveva confinata.

ORLANDO E I DISTINGUO

Orlando è come certi gruppi rock, quando si parla di lui bisogna fare dei distinguo. “Mi piace Battisti, ma quello dell’era Mogol, il seguito è un’altra panella…” “I Pink Floyd hanno rivoluzionato il rock, ma dopo Dark side che noia e che barba…”. E Orlando è lo stesso, tanto essenziale e necessario allora, quanto al limite del superfluo oggi.

UN’ONDA ROSA

Ma bisogna riconoscergli che fiuta l’evento come pochi della sua generazione politica e, potete giurarci, che poco avrebbe in contrario affinché a seguito del carro ci fosse un’onda rosa. Un rito collettivo, da un lato giocoso e dall’altro di estremo significato simbolico: Palermo non si sottomette. E in ogni caso non sarebbe necessario chiedergli il permesso, anche se la condivisione costituirebbe un segnale dirompente.

VIA I LANZICHENECCHI

Non si tratta di chiedere l’intercessione della Santuzza, sarebbe al limite della blasfemia, per quanto del suo nome se ne abusi quasi ogni giorno. Piuttosto si vuole testimoniare che Palermo implora la liberazione da tutti i lanzichenecchi che per l’ennesima volta hanno appestato l’acqua in cui si abbevera la passione di un popolo.

DEVOZIONE E REDENZIONE

L’iniziativa di indossare la maglia rosa al Festino è stato lanciata in rete da alcuni gruppi di tifosi. Ha trovato riscontro e opposizioni, specie tra chi ritiene irriguardoso mischiare sacro e profano. Ma è opportuno ricordare che il Festino è la festa di Palermo e che la parata ne rappresenta le varie anime. E nessun tema sociale rimane fuori, tanto che il carro di quest’anno viene realizzato dai detenuti di Pagliarelli, in un momento che più che di devozione è ammantato di redenzione.

RIBELLARSI NON E’ PROFANO

No, non riteniamo di profanare alcunché se spingiamo con la nostra voce l’idea del Festino in rosa. E se proprio non vogliamo disturbare Rosalia, indossiamo le nostre maglie in onore della presa della Bastiglia. In fondo, Zamparini e i suoi tristi successori al posto del pane ci hanno davvero servito una brioche. Intinta nel veleno. E con tutto il rispetto per la Santuzza, ribellarsi non è mai profano.

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