Stamattina leggevo un ricordo di un mio amico di Facebook su Fausto Papetti. Al mio amico il sassofonista, molto in voga negli anni 70/80, evocava ricordi diciamo “manuali” che mi hanno fatto ridere di cuore. A me, invece, è venuto in mente un pezzo della mia storia e di quella della mia famiglia.

 IL RETRO DI UNA CHIESA

Mio padre, negli anni 70, aveva uno studio fotografico vicino al Teatro Massimo di Palermo, l’aveva chiamato “FotoEuropacolor”. Il negozio si trovava in Piazza Giovanni Borgese, era il retro di una chiesa e i soldi dell’affitto qualche volta li portavo io al prete, l’entrata principale della chiesa si trovava in Via Maqueda. U parrinu mi faceva la ricevuta ed io la portavo a mio padre.

UN ODORE NAUSEABONDO

Nello studio lavorava tutta la famiglia, infatti mio padre aveva messo “nto firriu” me e i miei fratelli, Stefano e Ninni. Mia madre era l’addetta alle fototessere e alla stampa delle stesse che avveniva all’interno dello stesso locale. All’interno del bagno mio padre aveva ricavato una camera oscura e fra la puzza del cesso e quella degli acidi c’era da morire, mi ricordo che se avessi dovuto fare la pipì avrei dovuto usare una molletta per turare il naso dato che non sopportavo quell’odore nauseabondo.

LA MUSICA DEI FILMINI

Ognuno di noi aveva un suo compito. Per esempio, mio fratello Stefano, il genio della famiglia, si era appassionato alle riprese video, quindi cominciò a girare film con una cinepresa di una nota marca di allora: Agfa Move Chison 6, poi passò al modello 10 e poi l’evoluzione dell’elettronica lo portò a usare la Canon 1014. Lui girava film di matrimoni, battesimi, comunioni ma anche compleanni. Il mio ricordo di Fausto Papetti comincia da questi film che montava mio fratello.

COPERTINE A SENO NUDO

Stefano incollava una pista magnetica alla pellicola super 8, poi con lo stesso proiettore inseriva la musica collegata a un giradischi, oppure allo stereo sette, metteva sempre dischi trentatré giri di Fausto Papetti. Nelle copertine c’erano donne col seno nudo, spesso a mare con bei tramonti, diciamo che era la caratteristica di Fausto Papetti. Alla gente piaceva quella musica, la trovava romantica.

MATRIMONI IN TRASFERTA

L’altro mio fratello si occupava delle foto, infatti mi ricordo che molto spesso partivamo per andare ad immortalare matrimoni. Salivamo a bordo della mitica Renault 4 colore nocciola e andavamo verso paesi dell’agrigentino, in particolare Palma di Montechiaro, ma anche Castronovo di Sicilia e altri paesi. Ninni scattava le foto con la Rolleiflex, Stefano invece girava il film ed io facevo da aiutante tenendo il flash e portando le borse di pelle nera.

UNA PAGHETTA MISERA

La nostra era un’azienda familiare che funzionava bene, mio padre ci pagava a servizio. I miei fratelli erano quelli che prendevano più soldi, a me che facevo solo l’aiutante mi toccava una paghetta misera, poi cominciai anch’io a fare servizi fotografici, ma essendo timida di carattere mi vergognavo non poco ad andare sola. La gente era un poco diffidente perché, una donna che faceva un lavoro da uomo non era ben vista, poi magari si scioglievano vedendo che almeno le foto venivano bene. E che, malgrado fossi donna, ero pure simpatica. 

Playlist: Je t’aime moi non plus – Fausto Papetti