Ora, a pensare alla frase di Brunello Cucinelli, l’ormai celeberrima “ricominciamo ad essere gentili”, c’è quasi da ridere se rapportata alla innata vocazione della componente renziana di farsi beffe dei compagnucci del Pd siciliano. Anche se stavolta,  altro che beffe, siamo in realtà al limite della sodomia. Davide Faraone e i suoi gentili lancieri a Palermo hanno, infatti, tagliato non solo i viveri ma anche i rifornimenti a quello che sino a ieri poteva considerarsi il partito egemone della sinistra riformista. Considerando Leoluca Orlando fuori dalle logiche del partito, nonostante l’adesione formale che sappiamo significare poco o nulla, il Pd è stato proprio svuotato.

L’ASSALTO AL PALAZZO

E sempre con la dovuta gentilezza, ci mancherebbe. Al Comune di Palermo hanno già effettuato il trasloco verso il condominio di Italia Viva 3 consiglieri del Pd e 3 presidenti di Circoscrizione, oltre all’intera formazione di Sicilia Futura e a Sandro Terrani, capogruppo del Movimento 139 che fa riferimento al sindaco Orlando. Con 8 consiglieri i gentili di Matteo Renzi diventano l’aggregazione più cospicua a Palazzo delle Aquile.

TRICOLORE AMMAINATO

E se ne è andata anche Luisa La Colla, già consigliere provinciale e comunale, che per la causa del Pd aveva sacrificato il suo pregresso rapporto personale con Orlando e gli orlandiani. Come lei, in silenzio ma con il sorriso liberatorio sulle labbra, sono in tanti della cosiddetta società civile (quella dei circoli e dell’associazionismo) ad avere ammainato il tricolore di Zingaretti.

CATANIA E SAMMARTINO

Ma non è solo il caso Palermo che dovrebbe preoccupare il Pd siciliano. Luca Sammartino, per esempio, a Catania non ci ha pensato che una frazione di secondo a riposizionarsi accanto a Renzi. E nelle altre province i discorsi non sono poi diversi.

IN RIVOLTA CONTRO I BIG

In Sicilia, più che in altre regioni d’Italia, l’onda lunga della Leopolda sembra montare ogni giorno di più. In parte perché il Matteo ex premier viene ritenuto più idoneo a fronteggiare il Matteo aspirante premier. Ma anche perché il livello intermedio dei militanti e dei vertici locali si è stancato di portare acqua alla coppia Cracolici – Lupo. La stagione del gregariato non può durare all’infinito. Gentili sì, ma mai fessi.

L’ERRORE DELLE REGIONALI

Alle ultime Regionali, dimenticando la regola delle legislature consecutive consentite ai candidati, il Pd ha preferito puntare sul sicuro inchinandosi riverente al consenso dei due big. Ma già allora montava uno gne gne neanche tanto sotterraneo, una vera e propria fronda verso chi ha piegato alle proprie esigenze la logica di convivenza sotto la stessa bandiera. In molti hanno sperato in Zingaretti, ma la musica non è cambiata. E adesso la rottamazione corre il rischio di essere ancora più traumatica di quella consumata poco più di un decennio fa da Faraone.

LE SABBIE MOBILI

Allora i movimenti furono tutti interni, favoriti anche da appartenenze generazionali. Oggi il rischio è che Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo restino con il cerino acceso in mano. O peggio risucchiati dalle sabbie mobili di un partito che hanno contribuito a far ristagnare oltre ogni limite di sopportazione.

Playlist: Ho visto un re – Enzo Jannacci