Era il 15 agosto 1961. Conrad Shumann, agente della Bereitschaftspolizei, le squadre speciali e antisommossa della polizia della Germania Est, allora aveva 19 anni e sorvegliava i lavori di costruzione del Muro di Berlino. Ma non gli piaceva quel che vedeva. In realtà sospettava che quella “barriera di protezione antifascista” fosse in realtà qualcosa di diverso. E lui era così affamato di libertà, di vita, di normalità…
BERLINO DIVISA
Quella mattina vide, come sempre, i soldati che dall’altra parte osservavano lui che osservava loro.E successe una cosa che non era mai successa. I soldati dall’altra parte – come avessero percepito il suo turbamento – si rivolgevano proprio a lui, gli gridavano “Komm ‘rüber!”, “Vieni!”. Fu così che Conrad, profittando di un attimo di distrazione dei commilitoni, prese la rincorsa e saltò oltre quel confine allora appena accennato, nell’altra metà di Berlino, quella controllata dagli Alleati.
LA FOTOGRAFIA
Il fotografo Peter Leibing riuscì fortuitamente ad immortalare l’imprevedibile, fermato in una immagine di rara potenza: gli stivali che schiacciano il filo spinato, il fucile in spalla, le braccia aperte a spiccare il volo, il volto teso, in apnea, quasi a vedere come andrà a finire, se riprenderà a respirare o se verrà invece colpito alle spalle dai suoi compagni…
LA FUGA
I soldati di Berlino Ovest si erano accorti di tutto e lo richiusero immediatamente in un loro furgone, al sicuro. Shumann andò a vivere in Baviera, lontano dalla propria famiglia e dalla fortuna che tanto desiderava, lavorando presso l’Audi di Ingolstadt. Per tutta la vita ricevette lettere dai suoi familiari: lo pregavano di ritornare e dichiaravano di essere disperati senza di lui. Ma quelle lettere – si scoprirà dopo il 1989 – erano opera della Stasi…
UNA VITA INFELICE
Nel 1990 Shumann tornò in Sassonia, nella ex DDR, dai suoi familiari e dagli amici di un tempo. Ma fu accolto con freddezza, e alcuni addirittura non gli rivolsero neanche la parola. Non erano riusciti a perdonargli le persecuzioni e le angherie che erano stati costretti a subire a causa della sua fuga in Occidente, il regno del Satana capitalista. Amareggiato e preda dei sensi di colpa, Shumann appese il suo ultimo respiro ad un cappio il 20 giugno 1998. Aveva 56 anni.
Playlist: Another brick in the wall – Pink Floyd
Be the first to write a comment.