E’ stato un simbolo di Palermo, di una Palermo che provava a mettersi il vestitino all’ultima moda lasciando nell’armadio il pantalone di vigogna e riempiendo le grucce di quei jeans che sino a pochi anni prima li trovavi solo ai Lattarini o in via Sant’Agostino. Viene prima Franco Nulli o Bla Bla, l’uovo o la gallina? Perché il nome di Nulli non può essere scisso da quello della sua creatura modaiola che ha accolto generazioni di giovani e meno giovani nel nome di un guardaroba più informale. Ma non per questo meno pregiato e meno caro.

SIMBOLO DI UN’EPOCA

Bla Bla con le sue 4 vetrine di via Parisi, a 30 metri da Ellepì, ha segnato un’epoca. Schierandosi, sì schierandosi nell’ennesima sfida a cui l’Italia ci ha abituato, che se non c’è nemico non c’è gusto. Bartali contro Coppi, Rivera contro Mazzola, Morandi contro Villa. E Levi’s contro Wrangler, la guerra dei jeans, sinistra contro destra, jeans operai versus jeans fighetti. E Bla Bla, non sappiamo quanto consapevolmente, scelse di stare dalla parte dei Levi’s. Forse anche in virtù di una comunicazione più efficace, perché su Nulli la cultura dell’apparire ha sempre esercitato un certo effetto. E lo vedremo nel racconto della sua seconda vita.

I LEVI’S A PALERMO

E Palermo era Levi’s, da cima a fondo, salvo alcune eccezioni che preferivano la vita bassa dei Wrangler e per i quali dovevi avere un fisicaccio della madonna. Ma i jeans dovevi venderli a ogni tipo di panza e a qualsiasi culetto, quindi lunga vita ai Levi’s meno fascianti e più democratici, se ci è consentito il termine. E non è stato casuale che da Nulli portavano la pila, gli sghei, i dollaroni picciotti di ogni pensiero, lasciando l’ideologia dietro a quella porta a vetri che il patron controllava con sguardo attento da dietro il bancone. Quasi a dare il consenso prima dell’ingresso.

L’AMBITO ADESIVO

L’adesivo di Bla Bla era tra i più ambiti dai ragazzini, perché merce rara visto che Nulli non è che eccedesse nei gadget, abile uomo di un marketing che obbliga a creare il desiderio negando il prodotto. E molti ricorderanno che quei famosi jeans a volte bisognava addirittura prenotarli, perché il tutto esaurito era roba di ogni stagione. I simboli non si discutono e della fine di Bla Bla – che non è stato solo jeans, per intenderci – non scriveremo una parola.

IL TRAMONTO

Già l’abbandono della sede storica fu vista quale prologo di un tramonto che ha rappresentato davvero la fine di un’epoca. Si chiudevano gli ’80 e si apriva l’ultimo decennio del ‘900. Ma Franco Nulli rimase in prima linea, fiutando l’aria che sempre più indicava la Tv quale sponda eletta dall’effimero. In Italia, sui canali Rai, trionfava la trasmissione Non solo moda, a Palermo nasceva il suo clone meno settoriale e più dedicato alle tendenze in generale.

OPINION LEADER

Si chiamava Opinion Leader, un format che mischiava immagini accattivanti, jingle da repertorio sexy all’italiana, rubriche di bon ton, insomma una bella shakerata di quel vorrei ma non posso sempre gradito dalle masse di ogni latitudine. Successo che non può immaginare chi non ha vissuto quella stagione. Anche perché accanto a Franco Nulli c’era uno dei pochi geni della tv locale siciliana, cioè Beppe D’Amico. D’Amico fu quello che inventò Io vedo Cts e la coppia formata da Ferruccio Barbera (figlio del presidentissimo) e Marcello Mordino che sino ad allora la tv l’avevano vista dal tinello di casa.

IL POSTINO DI MARIA

Mordino, futuro postino di Maria De Filippi, completava il trio originario che partorì Opinion Leader, vetrina fatta di leggerezza e parvenza di eleganza e l’occhiolino schiacciato ai cosiddetti vip delle nostre città. La trasmissione girava sui palinsesti di tutte le televisioni siciliane. E non bisogna esitare dall’ammettere che si trattava del migliore format prodotto da emittenti private italiane. Almeno sino ad un certo punto.

LA VALANGA DELLA PUBBLICITA’

Poi diventò quasi esclusivamente contenitore pubblicitario. Ma nei tempi d’oro bisognava farsi raccomandare per avere uno spot. Nulli, dopo qualche stagione, rimase solo e continuò a dirigere la sua creatura ignorando che il tempo che passa lascia tracce che ignorare non si può. E anche il tentativo di fare tendenza passò di moda.

I GUAI GIUDIZIARI

Opinion leader fu sfiorata anche da guai giudiziari. Un giorno i carabinieri bussarono alla porta di Prima srl, la società di produzione, per notificare il sequestro di una parte delle quote societarie. Si supponeva che quella società fosse di Bernardo Provenzano. Nulli, Mordino e Beppe D’Amico non c’entravano nulla, il sequestro riguardò le quote di Enzo D’Amico.

I PERSONAGGI

Di Opinion Leader dei tempi belli è doveroso ricordare l’apporto tecnico e creativo di Danilo Mocera, uno che da ragazzino studiava televisione rubando segreti negli studi di Cts. Fra le conduttrici, le giornaliste Giulia Noera, Chiara Lizio e anche Gabriella Giammanco, prima giornalista e poi parlamentare con Forza Italia. Cult sono state per anni  immagini di Anastasia Asia Trovato, modella di origine catanese ed attrice, diventata poi modella di punta della prestigiosa agenzia Elite di Parigi ed arrivata anche ad Hollywood, con alcune parti in film. Ma il piatto gourmet erano le lezioni di bon ton di Renata Pucci Zanca, figura austera, obbligatoriamente snob, ma autrice dell’unico tocco davvero controcorrente di tutta la trasmissione. Tanto fuori moda da diventare di moda. Miracolo di Nulli e della sua corte.

 

Playlist: Come together – Beatles