Il Palermo neonato ha il volto di un palermitano.  Mirri finalmente ce l’abbiamo, l’incenso anche, a profusione, che neanche a San Domenico nella notte di Pasqua, l’oro è da verificare che ci sia. Almeno nella quantità tale da soddisfare le brame di una città che, per mano del suo sindaco, ha consegnato le chiavi del Palermo all’imprenditore con il cuore in curva nord. La sua vittoria non sarebbe una notizia, perché come insegnano ancora nelle scuole di giornalismo, manca di originalità. Da quando si parla del bando comunale governato dalla troika Orlando, Vizzini, Guarnotta, il nome di Mirri non veniva più bancato dai bookmakers. Una vittoria annunciata e fortemente voluta dalla maggioranza di quel tifo palermitano che oggi, segno dei tempi, si fa sentire prevalentemente sui social.

LA TAC A SAGRAMOLA

Anche se, è giusto sottolinearlo, a diverse frange di tifosi non è che andasse tanto a genio l’operazione del patron del Mercato San Lorenzo, di una delle più accreditate agenzie di affissione pubblicitaria di Palermo e azionista di maggioranza relativa del sito Livesicilia. La palermitanità che torna in sella, sì d’accordo. Ma c’è chi non ha dimenticato,per esempio, il ruolo di Rinaldo Sagramola, partner tecnico di Mirri, durante la gestione Zamparini. Senza tralasciare il fatto che, dopo la parentesi Lucchesi, il curriculum dei dirigenti calcistici, a Palermo, è controllato con la tac.

EVVIVA MIRRI

E molti si chiedono come mai i primi 40/50 club italiani non abbiano ritenuto fondamentale dotarsi dei suoi servigi. Anche perché, prima e dopo Palermo, non è che Sagramola abbia conquistato le prime pagine. Ma tant’è, ha vinto Mirri, evviva Mirri. Uomo che ama il calcio, che ha utilizzato quale biglietto da visita la parentela con l’amatissimo Renzo Barbera ed è stato assai generoso – al limite della minchionaggine, per sua stessa ammissione – con la precedente gestione del Palermo.

L’AZZARDO

E’ nota a tutti la storia dei quasi 3 milioni di euro dati in cambio della gestione pluriennale della pubblicità dello stadio per evitare la penalizzazione che avrebbe con un mese d’anticipo tagliato le gambe al Palermo. Un vero e proprio azzardo. Molti sostengono che sono fatti suoi di come impiega il suo danaro, ma i comuni mortali, immuni dal virus del tifo, qualche domanda se la fanno già da allora. Un bella mossa imprenditoriale di certo non è stata. E ciò preoccupa quelli che oggi chiedono garanzie per il futuro, oltre che certezze per il presente.

ARRIVA DI PIAZZA

Mirri, nei giorni scorsi e con disarmante sincerità, ha sempre ammesso che oltre un certo limite – cioè la serie B – non avrebbe potuto spingersi per limiti finanziari. In suo soccorso è quindi arrivato Tony Di Piazza, l’italo americano che, si dice, abbia un solido conto in banca. Chi lo certifica? Al momento il signor Internet. Cioè il coro di voci popolari che si è ingrossato di giorno in giorno. Perché il timore dell’assenza di pallone per un anno ha abbassato le difese immunitarie di chiunque.

SANTI PER QUALCHE GIORNO

E allora santifichiamo Mirri, Sagramola e Di Piazza. Almeno per qualche giorno, perché completato l’iter dell’iscrizione, s’inizierà a chiedere loro di costruire una squadra che dia la certezza della vittoria a mani basse. Che lo sappiano, i giorni di gloria sono contati, la cambiale che hanno firmato con Palermo ha una scadenza immediata. Gli esempi, del resto sono recenti. Quando Zamparini ha deciso di prendersi la serie A ha portato a Palermo gente come Toni, Corini, Grosso, i Filippini e compagnia cantando.

VINCERE LA D A MANI BASSE

E lo scorso anno il Bari, per vincere la D, ha costruito una squadra che sarebbe stata competitiva anche in serie C. E’ opportuno battere le mani a chi ha dimostrato di volere il Palermo, ma senza dimenticare gli obblighi che ciò comporta. Perché questa nuova società dal curioso ed evocativo nome, (Herahora, ma era ora di che?) non dimentichiamo che ha acquisito la possibilità di prendere il titolo sportivo della quinta città d’Italia a una cifra irrisoria.

UNA PARACULATA

Il primo passo è da assoluto genio (a Roma direbbero paraculo) della comunicazione. Ed ecco che spunta pure la firma di un Barbera che di nome fa sempre Lorenzo ed è il figlio di Ferruccio, indimenticato protagonista anche della storia calcistica di Palermo. Ci sarebbe il suo zampino creativo nella realizzazione del nuovo logo. Un marchio bellino. Didascalico. E ci fermiamo qui.

LE BABBIONATE

Per natura e per esperienza non sono predisposto al facile entusiasmo. E dopo anni di babbionate made in Vergiate il livello di sospetto è ai massimi. Peraltro, nella vicenda recente del Palermo, mi spiace sottolinearlo, troppe volte ho avuto ragione e si è dimostrato ampiamente giustificato lo scetticismo manifestato per quelle che poi si sono rivelate finte cessioni o bufale inenarrabili. Da Baccaglini ai Tuttolomondo, passando per la pantomima inglese, ha avuto ragione non tanto il sottoscritto ma la logica applicata ai comportamenti più che equivoci di questi killer delle speranze rosanero.

UN ALTRO CAPITOLO

Oggi si apre un altro capitolo, ma non riesco ad essere del tutto sereno. Inutile girarci attorno, alle condizioni del bando ci si poteva attendere di più per pianificare il futuro. Siamo nel campo delle opinioni, ci mancherebbe, opinioni che, peraltro, un’altra buona regola del mestiere ci insegna a separare dai fatti.

IL CONCLAVE

I fatti raccontano di una vittoria di Mirri che il conclave di Palazzo delle Aquile mai chiarirà nei suoi dettagli. Ed è un peccato, perché sarebbe stato il valore aggiunto di chi ha vinto. In ogni caso ha vinto Mirri. E allora che il popolo rosanero si stringa attorno a lui e cominci con lui un cammino di riscatto. Sportivo e morale.

Playlist:
The chicken – Jaco Pastorius