Per i più giovani è Nonno Libero di un Medico in Famiglia, per cui una parola è troppo e due sono poche. Per la maggioranza delle persone è uno dei volti più iconici della commedia all’italiana.  All’anagrafe si chiama Pasquale Zagaria. Per tutti è semplicemente Lino Banfi. Anzi Benfi. Perché non si può scindere l’attore e la persona da quell’anima pugliese portata in scena con spontaneo orgoglio. Dopo i festeggiamenti per i suoi 83 anni, ripercorriamo assieme a lui alcune tappe della lunghissima carriera. Una carriera legata anche alla Sicilia.

LINO, FRANCO E CICCIO

Il giovane Banfi compie i primi passi nel mondo del cinema  assieme a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Con entrambi sarà legato da una profonda amicizia: “Intanto eravamo molto amici – racconta Banfi – già dai tempi dell’avanspettacolo quando loro diventarono famosi con Garinei e Giovannini e il Rinaldo In Campo. Ciccio  per altro abitava vicino a casa mia a Roma. Negli anni abbiamo continuato la nostra amicizia. Loro mi hanno aiutato molto ad entrare piano piano nel cinema, facendomi fare delle parti nei loro film. Poi loro hanno seguito i miei successi. Ho anche accompagnato Franco in America quando Ciccio stava male. Con Orlando ho insistito affinché si dedicasse una via alla loro memoria. Alla fine ha mantenuto la promessa. Due maschere così difficilmente si rivedranno nel cinema italiano.

IL COMMISSARIO LO GATTO

Natale Lo Gatto non guarda in faccia a nessuno. Non fa eccezione il papa. La richiesta oltraggiosa di un alibi a sua santità gli costa un trasferimento punitivo a Favignana. Ritrovandosi, tra  sordidi intrighi di sesso e carnazza a indagare su un omicidio…che non c’è! Il film di Dino Risi, divenuto cult, è uno di quelli che Lino Banfi ricorda con maggior affetto. “Intanto la grande esperienza di aver lavorato con Risi. Sentirmi dire perché non ti ho conosciuto prima ai tempi di Tognazzi e Gassman, mi ha riempito di gioia. E’ stato come un piccolo Oscar”. Più che sui ricordi di scena, Banfi dedica un pensiero ad un gruppo particolare di persone, incontrato durante le riprese: “Ci tengo – spiega Banfi – a mandare un saluto alle persone del carcere di Favignana, dal direttore, gli agenti di custodia ai detenuti. Mio fratello maggiore era un brigadiere di agenti di custodia ed è stato 5-6 anni a Favignana. Quando giravo il film si creò un particolare legame con alcuni detenuti che lavoravano fuori. Molti ricordavano con affetto mio fratello e mi hanno trattato sempre molto bene”.

UN LEGAME AL SAPORE DI RICCI

Quello che si è creato tra Banfi e Favignana è un legame speciale. Lo è a tal punto che il comico tornerà proprio oggi sull’isola a trentatré anni dalle peripezie del Commissario Lo Gatto. Un’occasione speciale che combacia col compleanno dell’attore. “Non vedo l’ora di tornare a Favignana per festeggiare il mio compleanno vero. Io in effetti sono nato il 9 luglio ma fui registrato al comune due giorni dopo. Su tutti i documenti spunta l’11. Mi festeggiano due volte e mi fa piacere. Ho una grande voglia di mangiare tonno e soprattutto i ricci”. Quella del comico per i ricci è una passione che nella principale delle isole Egadi ha trovato un grande appagamento: “Il primo giorno in cui arrivai mi chiesero se avessi bisogno di qualcosa. Io gli dissi, che mi sarebbe piaciuto che si tuffassero per prendermi dei ricci, perché io amo mangiarli a colazione. Non l’avessi mai detto. Da quel giorno ogni volta che arrivavo, sentivo il rumore dell’acqua e vedevo le persone risalire dal mare con i ricci”.

AFFINITÀ LINGUISTICHE

Nell’ultra-cinquantennale carriera di Lino Banfi la Sicilia tutto è stata fuorché un posto di passaggio. Nella trinacria l’attore pugliese ha vissuto delle tappe importanti, in un luogo che lo ha affascinato anche per i punti di contatto con la sua terra. “La Sicilia è una fetta della mia vita. Ho sempre avuto tanti amici e tra l’altro parlavo quasi il siciliano. Nel dialetto stretto palermitano sentivo la a che diventava quasi e, come nel mio pugliese. Ricordo Gregorio, amico e una sorta di assistente di Franco e Ciccio che diceva Lino pigghiae a chiavae della maecchina. Poi mi faceva impazzire il fatto che non si pronunziava la R. Ho un ricordo di una volta alla Vucciria, posto che io amo . Ricordo il prefetto di allora che conoscevo già a Roma, mi mandò due agenti di scorta, nonostante non fosse necessario. Quando scesi le scalette del mercato, il venditore di polpi mi riconobbe e disse “Talia cu c’è Linuzzo nostro! Linuzzo un c’è bisogno i scoitta!“.

UN PUNTO DI PARTENZA

Al di là delle affinità linguistiche per Lino Banfi la Sicilia è stata idealmente un punto di partenza: ” Ho vissuto i teatri di Palermo e anche di Catania. Quando facevamo avanspettacolo se eri bravo, potevi passare  pure tre mesi in Sicilia.  Amo tanto questa terra come la Campania, i primi posti dove sono stato, se così si può dire, un idolo“. Più che logico dunque che Banfi, esempio di longevità artistica a prescindere dai gusti, abbia scelto proprio la Sicilia per festeggiare il suo compleanno.

 

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