Mari di plastica intorno a noi e neanche lo sappiamo. Plastica che produciamo e plastica che arriva da lontano uccidono l’ambiente marino. Colpa dell’uomo, del turismo e del tempo. In una sola settimana si sono registrati due ritrovamenti di tartarughe marine morte spiaggiate lungo la costa nord occidentale della Sicilia.

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COLPA DELL’UOMO

La Caretta Caretta è il più comune tipo di tartaruga del Mediterraneo e oggi l’uomo la sta uccidendo. Secondo il WWF ogni anno circa 150mila tartarughe marine finiscono catturate negli attrezzi da pesca nel Mediterraneo e oltre 40.000 muoiono. Negli ultimi  giorni il WWF Sicilia Nord Occidentale ha segnalato ben due casi. A raccontarmi dei ritrovamenti è Francesco Paolo Palazzo del progetto Euro Turle: “Sono arrivate segnalazioni dalla provincia palermitana, da Isola delle Femmine a Finale di Pollina. Gli ultimi due da Trappeto e da Alcamo Marina, nel trapanese. Purtroppo accade sempre più spesso”.

COME LA BARRIERA CORALLINA

Una montagna di rifiuti fluttua tra onde della turistica e Sicilia. Proprio come la barriera corallina australiana, che giorno dopo giorno perde colore perché sta lentamente morendo. I nostri mari stanno soffocando, come le tartarughe. “Abbiamo rinvenuto esemplari che avevano ingerito lenze o addirittura plastica” mi racconta il referente del progetto. Le tartarughe infatti scambiano i sacchetti per il loro cibo, le meduse. Una su due muore così. In altri casi invece le eliche delle imbarcazioni colpiscono gli esemplari al largo che poi arrivano sulla riva con le pinne tranciate.

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IL LUNGO VIAGGIO

Oggi il WWF si trova sull’Isola di Ustica per un progetto plastic-free. “Raccogliamo spazzatura e plastica dalle calette e spieghiamo ai bambini come differenziare i rifiuti”. Strano pensare come una riserva naturale possa contenere così tanta spazzatura. “L’Isola emerge in mezzo al Tirreno – prosegue Francesco – è un aspirapolvere. Abbiamo trovato etichette plastificate con i prezzi segnati in lire. Alcune non erano scritte nemmeno in italiano”. La plastica non si decompone mai completamente, ma, frammentandosi in pezzi sempre più piccoli, viaggia per centinaia di chilometri per poi morire sulle spiagge e, al tempo stesso ucciderle.

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