Quella che vi propongo è una non intervista. Io non ho intervistato Mattia, il pro-pro nipote di Luigi Pirandello e di conseguenza Mattia non è un intervistato. Quelle che ho tentato di fargli sono delle non domande e quelle che mi ha dato sono delle non risposte. Una follia, un tribolare che non vi dico.

PIRANDELLO, CHI? QUELLO E’ JOHN MALKOVICH

Il mio errore è stato pensare che Mattia, viste le sue origini, fosse entusiasta di parlarne. E invece no, quando lo contatto è deluso: “Sono uno scenografo, sto cercando un nuovo spazio dove continuare a lavorare e Palermo è ostile nei confronti di chi pratica questo mestiere, nonostante la mia discendenza”. Appunto, il trisavolo, parlami di lui: “Non so cosa dirti – spiega – potrà sembrarti triste o inconsueto ma il fatto di discendere da Luigi Pirandello (lo chiama per nome e cognome, come me che l’ho studiato dai libri) non muove in me alcuna riflessione ulteriore oltre quelle mosse dalle mie passioni quotidiane”. E quindi alle ortiche le mie domande sulla lanterninosofia: “Però, aspetta, l’ho incontrato in sogno, mi trovavo in un set cinematografico e la sua parte era interpretata da John Malkovich, la mia parte consisteva nell’accendergli una sigaretta”, a posto siamo.

LA MIA AMMIRAZIONE, LA SUA SCOCCIATURA

La non intervista è durata un mese, tra messaggi sui social e risposte sdentate. Lo contatto, mi risponde che ha un cellulare (valore commerciale: 40€) che non va su internet e che si trova immerso totalmente nel suo percorso personale e che forse, solo più in là scoprirà di avere un legame con il suo passato: “Attualmente ritengo di non possedere questa maturità e neanche la consapevolezza dell’eredità culturale a me tramandata”. Andavamo a scuola insieme, conoscevo di vista lui e sua sorella. Per me era un mito e non poteva saperlo. E solo oggi scopro che il motivo della mia ammirazione per lui, per Mattia è stata una grande scocciatura.

IPNOSI REGRESSIVA

mattia pirandello 1
Foto di Fabrizio Milazzo

Come in seduta dallo psicologo mi racconta un episodio, ma partendoci davvero alla lontana: Sono uno scenografo. Da qualche tempo mi occupo di sviluppare soluzioni interattive rivolte alle pratiche dal vivo. Quando ero più giovane mi piaceva scrivere e lo facevo, talvolta riuscivo persino ad apprezzare ciò che stendevo sulla carta. A pensarci, la scrittura, è stata il primo mezzo espressivo da me esplorato, prima del disegno, prima della musica, prima di far uso dei mezzi che oggi rappresentano il mio lavoro.

Poi, in tarda adolescenza, ho cominciato a ridurre in maniera significativa il tempo che dedicavo a scrivere sino a estinguere quasi completamente questa passione che in me ardeva disinvolta e sentivo familiare, ma non a causa della parentela con Luigi, a lui neppure pensavo, piuttosto perché ritenevo di avere un rapporto esclusivo con questo linguaggio, lo consideravo parte della mia intimità. Qualche anno fa non avrei mai pensato che questo fuoco potesse spegnersi, eppure è accaduto.

Al liceo, il mio docente di lettere quando dichiarò gli esiti del primo compito a tema svolto dalla classe, mi disse: “mi aspettavo di meglio”. Si aspettava appunto qualcosa da me sebbene non avesse mai letto nulla di ciò che scrivevo prima di allora, non ci conoscevamo, non poteva comparare il lavoro da me prodotto in quell’occasione con uno scritto in precedenza per misurare così il mio miglioramento o peggioramento. Ma ero giovane e inibito, pertanto davo molto peso a ogni suo giudizio, non ero critico nei suoi confronti.

 IL COLORE VERDE

Fu quest’episodio a porre Mattia, per la prima volta, davanti al serio dubbio che la sua parentela con il celebre Luigi potesse condizionare insanamente il suo percorso di crescita individuale. Non aveva mai considerato questa spiacevole eventualità. Ma fece bene perché fu l’inizio.

La votazione dei temi che scrivevo era quasi sempre contraddistinta dal numero quattro. La media dei compiti scritti era disastrosa, potevo dunque sperare di ammorbidirla solo sostenendo molti orali. Ricordo bene un’altra affermazione del prof, sempre in occasione della consegna dei compiti dopo l’attesissima correzione, che con i suoi tempi piacevolmente teatrali mi guardò e disse: “ho l’impressione che tu scriva così perché intendi stupirmi”.

Credeva che il mio modo di scrivere fosse subordinato allo scopo di fare colpo su di lui, era diventata una sfida. Io sempre giovane e inibito questa volta cominciai a provare terrore, non capivo lontanamente cosa mi volesse comunicare, lungi da me pensare di sedurre una persona adulta avendo note le difficoltà nel relazionarmi con questa. Specialmente perché sapevo bene che non sarei stato in grado di scrivere diversamente, ne riuscivo a convertire le sue riflessioni in insegnamenti che potessero guarire questa mia incapacità di scrivere correttamente.

Per correggermi quindi introdusse un nuovo colore, il verde, per sottolineare le parole che a suo parere non avrei potuto conoscere e che pertanto non sarebbero potute essere altro che il frutto di qualcun altro. Sorrido pensando che il verde sia uno dei colori che più mi connota nella vita di ogni giorno. La parola indagata era “patia”, così certo di mettermi in difficoltà mi chiese di spiegarne il significato alla classe, lo feci, lui rise sotto i baffi. Ammetto di conservare ancora una certa dose di rabbia rammentando quest’episodio.

LA SODDISFAZIONE

mattia pirandello
Foto di Fabrizio Milazzo

Mentre ci scriviamo, ma è come se fossimo seduti l’uno accanto all’altro in quel banco, sono energia che vortica fra le parole di Mattia che ammette di provare una certa soddisfazione a raccontarmi questo fatto, poi continua:

Mi trovai esortato a escogitare un rimedio che doveva risolvere il problema alla radice. Non potevo più contare su me stesso e per logica, arrivai alla conclusione, che era meglio ingannare. Tuttavia, nonostante il mio profondo impegno, arriva a conquistare non più di cinque punti su dieci. Tale fenomeno mi consolò, perché per quanto fossi disposto a sporcarmi le mani, i progressi risultavano non sufficienti e poco importanti.

Ho appreso l’opera di Luigi Pirandello a scuola non a casa. Ho affrontato lo studio del suo lavoro come ho fatto con qualsiasi altro autore del novecento inserito all’interno del programma didattico. Nel corso delle lezioni dedicate al drammaturgo e delle conseguenti verifiche mirate al consolidamento delle rispettive nozioni, non ho memoria di un mio coinvolgimento da parte del prof di lettere che pareva quasi non considerarmi uno studente in quel periodo.

Dalle molteplici iniziative che manifestava nel sondare la mia preparazione in qualsiasi altro argomento, quando la classe arrivò a studiare Pirandello, io non ne facevo parte. Evidentemente si pensava sapessi tutto di lui quando invece il mio grado di preparazione in materia era equiparabile a quello di qualsiasi altro studente della classe. Ascoltavo con orecchie imparziali e non mi persi nulla.

 Ciononostante era difficile non perdersi anche le occhiate e le smorfie che i miei compagni di classe esibivano esplicitamente ogni qual volta veniva pronunciato il nome “Pirandello” o quello di “Mattia” de “Il fu Mattia Pascal”, in quest’ultimo caso riconosco la colpevolezza dei miei genitori.

PIRANDELLO CONTRO PIRANDELLOmattia grafono

Furono le lezioni incentrate sulla lettura e analisi delle novelle a piacermi di più. Una novella in particolare, “Ciàula scopre la luna”, divenne soggetto di uno spettacolo andato in scena a Friburgo negli ultimi mesi del 2017 per il quale ho contribuito come scenografo. Realizzai una macchina scenica che mediante l’uso del segno, tracciato da un pastello in grafite all’interno di un supporto a forma di valigia, emetteva dei suoni aventi lo scopo di evocare le ambientazioni narrate dall’attore durante il susseguirsi delle azioni drammatiche. La chiamai “Grafono”, ed ha avviato un percorso di ricerca, al quale lavoro ancora oggi, dedicato allo studio di soluzioni interattive attraverso l’atto del disegnare.

L’interazione avviene tra il fruitore e il supporto cartaceo contenente il disegno, quando il fruitore entra in contatto con il segno grafico innesca la produzione di un suono. Il contatto può avvenire a mani nude o attraverso l’uso di un attrezzo purché sia composto da un materiale conduttore, come lo stesso pastello in grafite usato per tracciare il disegno. Il fruitore può altresì decidere se sollecitare la macchina rimarcando il disegno pre-tracciato oppure crearne uno nuovo.

Mattia si è acceso. L’arte è dentro di lui. È dentro la sua famiglia, ogni membro con una sua impronta personale. Fece bene quel professore a utilizzare un nuovo colore per evidenziare le parole nei temi. Per Mattia e per quelli come lui serve sempre un colore diverso, bisogna distinguerli.

Playlist: Argento Vivo – Daniele Silvestri