Ho conosciuto Emanuele Pantano circa quattro anni fa, nel periodo in cui lavoravo in ambiente televisivo. Da lì passavano personaggi sopra le righe e variopinti. Tra loro c’era Sasà Salvaggio, un mito, ne approfittai per scambiare quattro parole e magari per fargli replicare il tormentone “UAH”. Insieme al noto caratterista però scorgo un ragazzo che lo segue in silenzio con la barba un po’ incolta e gli occhi azzurro cielo. E’ Emanuele che, anche se in silenzio dietro la star, con il suo sorriso parlava tantissimo. In seguito a quell’incontro saremmo diventati amici. Emanuele è autore di testi non solo per Sasà Salvaggio, ma anche per Pancio, solo per citarne uno. Ora si dedica anche alla stand up comedy. Dal giorno del nostro primo incontro sono ormai passati quattro anni e posso dire di aver visto Emanuele crescere artisticamente. Ora invade i palchi d’Italia e fa ridere la gente. “I live sono il fulcro di questo mestiere. All’inizio devi battere tanto palco per capire i meccanismi della risata e per farti conoscere”. Dopo aver i testi, Emanuele si dedica quindi all’interpretazione. “Mi esibisco in quaranta spettacoli l’anno, soprattutto fuori dalla Sicilia. Ad esempio ero l’unico artista in piazza al Carnevale di Venezia“. Una delle giornate più importanti made in Italy. Ma Emanuele è stato anche al Parenti di Milano o al Vogaria in Veneto. Anche a Zelig Live o in tv su Comedy Central. “Palchi importanti e mi hanno contattato loro. Qui invece devo combattere per un po’ di spazio”.

UN PROBLEMA CULTURALE EMANUELE PANTANO - Stand up comedy ridere

In verità la Sicilia non è ancora pronta per confrontarsi con le frasi ingiuriose di Stanhope o le riflessioni satiriche di Carlin. “Ho recitato durante la giornata dell’intercultura. Durante un pezzo satirico affermavo che il problema dell’Italia non sono i migranti, ma gli anziani, costano di più. Ovviamente facevo commedia. Invece un signore si è alzato in piedi per avere un contraddittorio. E a volte hanno anche chiamato la polizia”. A Palermo non esiste proprio il meccanismo della risata libera da imposizioni mentali. Bisogna stare attenti a ciò che si dice, a passo di tango: un, due, tre, tanto ritmo, facendo molta attenzione alla figura. Ma non al nord. “A Torino ho visto uno spettacolo estremo con gara di bestemmie. Qui non potrebbe succedere mai, ed è un peccato perché per i siciliani quello di far ridere è un talento innato”.

LA PARENTESI DI EMILIOEmilio Stand up Comedy ridere

Come quello di Emilio. Un giovane che non ha mai fatto scuola, ma sale sul palco e conquista le persone. E’ bastato che pronunciasse un paio di frasi per farmi scompisciare. Non aveva mai recitato. Ma era atomico.”E’ l’archetipo del palermitano. D’altronde la commedia è stata inventata a Siracusa. Abbiamo un’attitudine intrinseca”.

SANCHO PANZA… ALTRO CHE DON CHISCOTTE!

Emanuele ha anche scritto due opere teatrali. “Sono molto legato a La versione di Sancho, commedia che racconta la notte prima della partenza dei due avventurieri per il viaggio narrato da Cervantes. Il punto di vista è quello della famiglia di Sancho che quasi gli chiede “Ma dove ca**o vai??”. Il comico, non lo nasconde, è innamorato del concetto dietro al suo scritto. “Al di la di quanto potesse essere pazzo Don Chisciotte, il suo lanciarsi contro i giganti ha fatto capire a Sancho che erano dei  semplici mulini a vento. E’ una metafora per dire che il problema non è mai il pazzo, ma chi sfrutta la follia per scopi personali”.

A SCUOLA DI RISATE

Esiste una tecnica dietro la stand up. Un profondo lavoro di ricerca con parametri da rispettare. “Devi conoscere i tempi comici. Nei monologhi deve esserci una risata ogni quindici secondi”. Regole che Emanuele conosce bene, le ripete da quando aveva otto anni e il suo mentore, il famoso Francesco Scimemi, gli passava i libi di Freud spiegandogli che nella commedia, oltre alla risata, c’è molto altro. “Scimemi, è riportato anche nei manuali americani. E’ l’inventore della magia comica in Italia. Mi regalava libri di teoria e mi diceva “leggili finché non li capisci””. Ma è in mezzo al divertimento che per un comico nascono veri e propri drammi. “Smetti di ridere, quando ascolti tante battute perché sai dove la gente vuole arrivare ed è difficile essere presi alla sprovvista. E’ come un ginecologo appassionato di porno. Non esiste. Vede centinaia di vagine giornalmente. Figuriamoci se deve essere anche un hobby”. Nella stand up comedy bisogna anche comunicare un pensiero. “Però se esageri fai satira. Devi far ridere”. In america, per la cronaca, non esiste una differenza tra monologo qualunquista e monologo satirico.

FUC*ED IN THE USA

La stand-up comedy è dirompente, a volte volgare, sempre provocatoria. In America i comedian usano continuamente la parola fuc*ed. “…Perché fino a pochi anni fa in america non si poteva dire. E’ un’enorme provocazione. Un elemento di trasgressione che in Italia non ha motivo di esistere. Qui si scimmiottano i grandi. Se veramente volessimo applicare lo stesso principio degli americani dovremmo bestemmiare. Perché, appunto, è una cosa che non si può fare”. E’ un po’ come il punk italiano che ascoltavo da giovane. A parte pochi gruppi musicali, tanti altri copiavano gli inglesi anche nei contenuti. Ma noi non avevamo la regina o un paese contro cui ribellarci. E la provocazione appariva sterile.

MICROFONI APERTI A TUTTI

“In alcuni miei spettacoli il palco è di tutti”. Chiunque può salire e raccontare una storia, come il citato già citato Emilio ad esempio. “Quindi l’improvvisazione diventa fondamentale, devi abbattere la quarta parete, riconoscere il pubblico che hai davanti e cogliere i vari umori. Noi comici quando siamo insieme, approfondiamo le tecniche nei workshop dando consigli ai più giovani”. Uno di questi è: non perdere mai il contatto con il pubblico e fare in modo che la tua vita entri in sintonia con la loro. “L’ho imparato da Sasà, è una sua caratteristica. Diventa il tuo compare virtuale, fa parte del personaggio. Così lo vedi crescere, arrivare a Striscia, condurre … e ti fa ridere rimanendoti nel cuore”.

playlist: Giorgio Gaber – La Masturbazione