Per colpa della musica, a Palermo è scoppiato un caso. Alcuni residenti che abitano nella zona del conservatorio hanno avviato una raccolta di firme perché disturbati dalla musica degli studenti e ora minacciano di adire vie legali.

LI SPERSI MASCOLI

Nel 1617 fu istituito l’Orfanotrofio del Buon Pastore, dedicato alla cura de li spersi mascoli, bambini senza genitori che venivano allevati  e a cui veniva insegnato un mestiere. L’edificio, una vecchia chiesa del trecento, la Santissima Annunziata, era ubicato in via Squarcialupo. Solo all’inizio dell’ottavo secolo all’interno dell’istituto si cominciò ad insegnare musica e nel 1747 fu legittimato come il Conservatorio di Palermo uno dei più antichi esistenti in Italia. Dalle finestre di Via Squarcialupo

conservatorioe di Via Buon Pastore, da quasi 300 anni, riecheggiano le melodie degli archi, le armonie dei pianoforti, il battere profondo e  ritmato delle percussioni, il virile soffio degli ottoni e il dolce fischiettio dei flauti, i vocalizzi dei cantanti…

ARMONIE DISSONANTI

Di fronte all’ingresso del Conservatorio di Palermo c’è la Chiesa di San Mamiliano. Seduti sulle scale della parrocchia si riesce a vedere l’interno delle stanze in cui i ragazzi suonano. Dalle finestre escono decine di suoni e di voci che formano un mix dissonante ma a tratti piacevole. Facendo uno sforzo di concentrazione si possono distinguere i singoli suoni: c’è la voce di un soprano che gorgheggia acuti da usignolo, mentre dalla finestra accanto un pianista danza sui tasti di un pianoforte. Sembra jazz, ma forse è il suono del sassofono che si diffonde dal terzo piano a confondere l’ascolto. C’è anche un violinista che accorda il suo strumento e, lungo la strada, si sentono anche i clacson stonati delle auto e le urla stridule dei bambini che giocano.

UNA PIAZZA CHE CHIAMANO VIA

via sant'alessandroGirando l’angolo c’è la Via Sant’Alessandro. In realtà è una piazza. Durante la seconda guerra mondiale due palazzine caddero sotto il peso delle bombe degli americani allargando la strada. Per decenni quello spazio rimase non asfaltato, oggi è stato sistemato e adibito a parcheggio. Ma per il comune resta una via. A guardare le auto c’è lo zio Totò che di solito sa tutto del quartiere perché non si limita a fare il parcheggiatore.

LO ZIO TOTO’

Lui è anche una sorta di portinaio: ritira i pacchi e le raccomandate del vicinato, evita ingorghi o doppie file nella piazza, addirittura spazza i marciapiedi al mattino. E’ stranito, quasi infastidito, che della petizione per far chiudere le finestre del Conservatorio, portata avanti dai residenti, non è stato informato. Però è d’accordo e avrebbe firmato anche lui. Sua suocera abitava in via Sant’Alessandro, al secondo piano, e il balcone dava proprio sul cortiletto dello Scarlatti: “Dopo 30 anni che stava là si era abituata – ci racconta – ma non è facile sopportare tutto quel rumore”.

I RESIDENTI

Lo zio Totò si avvicina all’orecchio e mi dice: “Lo vede quello? E’ l’amministratore di condominio, forse la può aiutare”. Giuseppe Civiletto, centralinista del 118, mi invita a salire a casa sua per farmi capire meglio la situazione. Per lui, sua moglie e i suoi tre figli, la musica del Conservatorio non è un problema perché la casa in cui stanno ha vetri camera spessi un dito, ma ha la responsabilità del condominio e non può disinteressarsi del problema. Apre la finestra della stanza del figlio: l’una del pomeriggio è passata da un po’ ma dal cortiletto del Conservatorio la musica degli strumenti prosegue senza sosta. La moglie di Giuseppe, Rosanna Adamo, non è d’accordo col marito. Lei ama la musica e tempo fa ad un tenore che intonava Vincerò, in una stanza dello Scarlatti, gli ha fatto l’applauso affacciandosi dalla finestra di casa sua. Per Rosanna, ma anche per Giuseppe, sono più seri il problema della movida notturna e l’inciviltà di alcuni residenti che scaricano l’immondizia sui marciapiedi della piazza.

IL DIRETTORE E’ IN RIUNIONE

Dare il diritto di replica è il dovere di ogni giornalista. La segretaria del direttore ci risponde al citofono. Vuole sapere chi siamo, cosa vogliamo e perché cerchiamo il suo capo. Ci invita ad aspettare, ma dopo pochi minuti richiama in portineria per dirci che il professore Bertolino è in riunione e che dobbiamo chiamare al telefono per prendere un appuntamento. Sono molto più disponibili a parlare del problema gli studenti. Si chiede loro di suonare con le finestre chiuse, senza aria condizionata, con l’estate che si è già fatta sentire. Non una bella situazione, che si va ad aggiungere alle molteplici difficoltà giornaliere, come per esempio quella di trovare aule vuote per studiare.

UNA NOTA STONATA

Gira voce – ma non avendo avuto una replica dalla direzione della scuola musicale non possiamo darla per certa – che a luglio tre aule dovrebbero essere insonorizzate. Intanto i residenti hanno raccolto una ventina di firme e minacciano di adire vie legali se il problema non verrà risolto in tempi brevi. Purtroppo non sempre quella che si ascolta è musica per le proprie orecchie e questa storia, che rischia di penalizzare giovani virtuosi stride, assumendo i connotati di una nota parecchio stonata. Ci si auspica una soluzione celere e definitiva che metta tutti d’accordo.