Siamo in guerra. Molti non se ne rendono conto, ma siamo in guerra. Il campo di battaglia è la società intera e il conflitto è cominciato ben prima dei fascismi e delle rivoluzioni. È uno scontro senza pietà dove a morire è il più debole. L’arbitro è il mercato e chi non comprende le regole del gioco non ha futuro e in poco tempo sarà colpito da un proiettile vagante. I nemici sono nascosti in botole sotto di voi o in alberi: sembra il Vietnam, ma è solo il business, bellezza.

LA GUERRA DELLA FINANZA

Tanti giovani si arruolano ogni anno. Creano trincee per guadagnare metri, è una guerra di logoramento che neanche il primo grande conflitto. Le idee sono le munizioni, i bersagli sono le nicchie di mercato e ogni tanto inventano nuove armi automatiche come il trading o le criptovalute che sono efficaci, ma devi sapere come utilizzarle. Uno di questi giovani io lo conosco e si chiama Cristoforo Giordano, trader e imprenditore palermitano che affascinato dalla passione di papà per il settore ha deciso di lasciare l’università – “dove non sono riuscito a trovare chi potesse mostrarmi come fare trading o darmi consigli”, racconta – per immergersi in un percorso di formazione, fuori dalle linee italiane.

IL PRIMO INVESTIMENTO

La scelta è arrivata dopo un inizio da autodidatta e con un primo investimento di 500€ (persi) e un secondo di 700€ (persi anche questi). Allora molti, io stesso, avrebbero gettato la spugna, invece Cristoforo ne ha spesi altri 1500€ per specializzarsi, poi è tornato ed ha aperto l’unica scuola di formazione del Sud Italia, la Giordano Istruzione Trading. Gli chiedo allora quanto guadagna oggi con il trading e mi risponde: “Non parlo di cifre perché non voglio vendere il mio stile di vita a nessuno – spiega – Sono immediatamente chiaro con gli studenti che incontro ai nostri corsi, non si diventa ricchi” e questo ovviamente per scoraggiare subito gli intrepidi che puntano alla meta e non al viaggio in sé. Con la sua scuola, Cristoforo ha voluto “colmare un vuoto, rispondere alle difficoltà che io stesso ho dovuto affrontare durante la mia formazione”.

DI-VER-SI-FI-CA-RE

Il trading online è l’attività di chi investe in borsa con un account dal proprio computer. Semplice, e invece no. Perché non è un gioco e serve una forte preparazione per comprendere i mercati (non istinto, attenzione: pre-pa-ra-zio-ne): “Lo definiscono un gioco d’azzardo – dice Cristoforo – quando si parla di trading si fa spesso un collegamento involontario con il jackpot e con persone che cambiano la loro vita da un giorno all’altro, ma non è così, non sono un milionario. Ho solo compreso il concetto di diversificazione, ovvero la consapevolezza che il trading non è importante per quanto guadagni, ma per come guadagni. Ti lascia tempo libero di fare altro e nel frattempo capitalizzare”.

“OGGI MI SENTO EUFORICO…”

Dimenticatevi quindi la casalinga sull’amaca in riva al mare, dimenticatevi gli investimenti come le monete nelle macchinette al bar: “Il professionista prima di muoversi sul mercato, lo studia, ha una strategia di ingresso e di uscita, sa quanto guadagnerà o quanto perderà in caso di non riuscita del business – spiega – il giocatore d’azzardo tenta la fortuna, questo può anche guadagnare più del trader, ma la differenza si vede nel lungo periodo. Il professionista punta a profitti più umili, ma soddisfacenti nel lungo periodo. Lo stereotipo del diventi milionario è un mito, state alla larga da chi vi dice ho guadagnato un milione, ti spiego come fare”.

DAL TRADING AGLI INFLUENCERTrading - Cristoforo Giordano

Per cui trading, ma soprattutto marketing che è la base di sempre e che oggi si è fuso con il digitale offrendo nuove opportunità, ma sopprimendone altre: “Hai la qualità, devi comunque saper fare marketing – raccomanda – siamo passati dal passaparola, ai cartelloni pubblicitari, allo smartphone. Oggi ci sono gli influencer, molti li criticano ma sbagliano. Hanno traffico, offrono visibilità e giustamente si fanno pagare. Cristiano Ronaldo non è solo un giocatore di calcio che guadagna cento milioni di euro per calciare un pallone, è una S.p.a. che ha rapporti con altri marchi e che fa guadagnare il triplo alla sua squadra”.

SCOVA LA NICCHIA, DIVENTA IL PADRONE

Così abbiamo i primi ingredienti: idea, investimento, marketing. Ma ci saranno anche delle difficoltà immagino: “Certo, all’inizio un giovane dovrà conquistare credibilità, poi dovrà essere innovativo perché non ha senso chi dice c’è questa cosa, copiamola. No, le principali aziende al mondo sono quelle in condizione di monopolio, bisogna crearlo in una nicchia di mercato e non decentrarsi. Non si può far tutto, se fai nove sport su dieci non hai maggiori possibilità di diventare un campione, devi specializzarti, diventare il padrone della tua materia”.

L’APOCALISSE DEL LAVORO

E per questo bisogna studiare: “L’America è forte perché è aperta allo studio, si studia come fare soldi, qui invece c’è la mentalità del perché lui è bravo e deve venirmelo a dire? Bisogna conoscere le criptovalute che qualcuno definisce bolle di sapone, ma che potrebbero essere il futuro; bisogna studiare Blockchain, la più grande invenzione dopo internet, bisogna essere pronti al cambiamento ed è per questo che la crisi per me è una grandissima opportunità”. Rimescolare le carte, trovare un nuovo posto al tavolo, penso: “Fra dieci anni molti mestieri non esisteranno più. Dimenticatevi lo sportellista in banca, un mutuo ti verrà concesso o rifiutato automaticamente. È la legge del più forte. Se non stai al passo del mercato, muori. Alla società non importa se sei una brava persona o un professionista, se non c’è la domanda o non puoi soddisfarla, sei fuori”. E io che ho scelto di fare il giornalista e che sono (e probabilmente sarò) uno dei tanti precari della società, mi sento un po’ in bilico. Per sì e per no tocco ferro, metto l’elmetto e come finisce si racconta.

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