Il 23 maggio 1992 è il giorno che ha sconvolto la coscienza di ogni siciliano. E non solo. Un istante di terrore entrato tristemente a far parte della storia. E di un paese, Capaci, segnato da una strage in maniera indelebile, dalla quale fatica, ancora oggi, a rialzarsi. Fatica, però, senza mai arrendersi. Pietro Puccio, sindaco di Capaci per ben due volte, quel giorno era a pochi chilometri di distanza dall’esplosione, piegato sul suo orticello, in una caldissima e soleggiata giornata di maggio. Sarebbe diventato sindaco da lì a poco. “Come dimenticare quell’evento maledetto! Campassi novecento anni non ci riuscirei. Non sentii neppure il botto, vidi una nuvola nera allargarsi in cielo. Strano, pensai, in quel pomeriggio splendido e luminoso. La guardai senza riflettere, con l’incoscienza di chi non poteva lontanamente immaginarsi quel che era successo. E quel che doveva ancora accadere”.

23 MAGGIO 1992

Era, invece, il fumo degli esplosivi, un presagio di sventura, il segnale della tragedia appena consumata sull’autostrada A29. Dove oggi sorge un monumento che appartiene a tutti, la mafia uccise Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. E anche la speranza di chi immaginava e vedeva in Capaci, con esagerato ottimismo, il baluardo della lotta alla criminalità. E che invece, di colpo, avvertiva la sensazione di colpevolezza. Ma, proprio nel momento della riflessione, ci si svegliava, o si tentava di farlo, da un sonno fin troppo profondo. In quel piccolo punto, prima mare e turismo, poi angoscia e distruzione, anche morale, toccava a Pietro Puccio raccogliere i cocci. “Sono stato sindaco, dal ’94 al ’96, il primo eletto direttamente dai cittadini. E da quel giorno si è iniziata una dolce rivoluzione”.

SE CERCHI SU GOOGLE CAPACI …

In quegli anni, prende piede un percorso amministrativo virtuoso, con legalità e coinvolgimento come tappe principali del cammino. Soprattutto coinvolgimento perché “la legalità senza partecipazione è monca”. Sarà. Ma sono passati quasi vent’anni e se si cerca Capaci su Google, il primo risultato che viene fuori è sempre lo stesso: strage. “In verità già nel ’94 ci costituimmo parte civile come primo comune d’Italia al processo Falcone. Dopo una lunga parentesi, abbiamo ripreso nel 2018″.

GLI UOMINI PASSANO …

Con vent’anni in più di riflessioni sulle spalle, il sindaco di Capaci ha capito da dove partire per riabilitare il giudizio sulla cittadina. “I giovani sono importanti. In giunta ho quattro assessori e il più anziano ha quarant’anni, la più giovane ventuno. Lavoriamo per la crescita complessiva di una classe dirigente nuova”. In verità i segnali positivi sono arrivati la notte stessa, un puntino di fiducia in mezzo al frastuono delle mille sirene che correvano tra le strade. “La piazza fu riempita di cartelli con messaggi di incoraggiamento. Adesso i cambiamenti più importanti sono nella testa delle persone, anche se c’è tantissimo da lavorare. Vent’anni fa era impossibile parlare di mafia. Oggi, sia pure con tutte le distanze possibili e immaginabili, se ne parla con coscienza. E senza paura“.

… LE IDEE RESTANO

Insomma c’è voglia di cambiamento. Che si tocca con mano. Il ricordo di quegli attimi è sempre forte e il senso di rivalsa non ancora appagato. Neppure nel primo cittadino. Al quale chiediamo: Pietro Puccio, ma lei come si è sentito dopo la strage “Quel giorno … mi sentii, mi perdoni … lei si è mai ubriacato … ? “.